Uno Strega per la piccola e media editoria
È di questi giorni la chiacchieratissima candidatura al premio Strega per Elena Ferrante, pseudonimo di una scrittrice (ma c’è chi dice che possa essere anche uno scrittore) napoletana, per il libro L’amica geniale-Storia della bambina perduta, edito dalla casa editrice E/O. Perché si sta dibattendo tanto su questa notizia? E perché il premio Strega è da parecchi anni definito pilotato? Andiamo con ordine.
Il Premio Strega è un premio per la narrativa italiana, istituito nel 1947 e nato da un’idea di uomini e donne di cultura che dopo gli orrori della Seconda Guerra Mondiale volevano solamente ripensare al bello del mondo e far rinascere la cultura. Il nome Strega deriva dal nome del liquore Strega prodotto dall’azienda di famiglia di Guido Alberti, sostenitore e finanziatore del premio. Dalla nobile idea degli Amici della Domenica (così sono chiamati i 400 uomini e donne di cultura che scelgono quale libro e autore candidare al premio) si è presto arrivati alla prevedibilità dei vincitori, tanto che il Premio Strega non suscita più ammirazione. Scorrendo, infatti, gli archivi dei vincitori al premio dai suoi inizi, vediamo come le case editrici che compaiono sono, a rotazione, le medesime nelle più recenti edizioni ed ovviamente sono quelle più grandi e potenti (Mondadori, Einaudi e Rizzoli hanno vinto 45 premi su 68).
Per cercare di risollevarsi dalle accuse, il Comitato direttivo del premio, riunito il 23 febbraio, ha deciso di introdurre delle nuove regole che vengono così riassunte: “pluralità, bibliodiversità e accoglienza”.
La regola della “pluralità” prevede che i giurati, nell’eleggere la cinquina, possano votare tre dei dodici libri in concorso e non più uno solo, per garantire una scelta maggiormente imparziale.
La regola della “bibliodiversità” prevede che, qualora nella cinquina non comparisse un libro pubblicato da una piccola o media casa editrice, il libro appartenente a questa categoria che ha ottenuto più voti venga aggiunto ai finalisti: in questo caso diventerebbero, quindi, sei o, in caso di uguale numero di voti, anche più numerosi. Questa regola dovrebbe permettere a tutte le case editrici, grandi, medie e piccole, di avere pari diritti nell’elezione del vincitore. Ma sarebbe davvero così? Mettendo il caso che nella cinquina ci fossero solo libri di grandi editori e ne venga aggiunto un sesto proveniente da un medio o piccolo editore, le percentuali di vittoria resterebbero, in ogni caso, basse e i numeri poco equi. Nonostante ciò, cerchiamo di apprezzare il gesto e aspettiamo di vedere in che modo sarà applicata la regola.
L’ultima regola, che viene definita “accoglienza”, apre le porte agli autori non italiani che scrivono nella nostra lingua e ad opere narrative non in prosa.
Ma ritorniamo al caso Elena Ferrante, la scrittrice resa conosciutissima nel mondo grazie al suo anonimato. Sembra un paradosso, una vincente mossa mediatica in questo mondo assetato di immagini e di narcisismo, ma è semplicemente il modo per diffondere la parola scritta e questa soltanto, slegata del tutto da chi l’ha ideata. Perché ci stupisce tanto che la scrittrice usi un nom de plume? Non è di certo la prima volta nella storia della letteratura che questo accade! Inoltre, non è necessario conoscere la vera identità di chi scrive per poter amare i suoi lavori. Questo è ciò che da sempre ha affermato la scrittrice, di cui sappiamo solo l’anno di nascita, il 1943, e la sua città natale, Napoli. Ed è infatti Napoli che compare nei suoi romanzi, in particolare nella tetralogia L’amica geniale che comprende, appunto, L’amica geniale, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta e, infine, Storia della bambina perduta, candidato al premio Strega 2015, editi tutti da Edizioni E/O. Sono quattro romanzi che percorrono la vita di Lina ed Elena dalla loro infanzia, trascorsa insieme nella periferia napoletana, passando per l’adolescenza fino all’età adulta. Sono delle storie straripanti di passioni, di emozioni, di dubbi, di difficoltà, di drammi, in cui ognuno di noi può trovare parte di se stesso: impossibile, dunque, non innamorarsene.
Dal suo esordio avvenuto nel 1992 con L’amore molesto, poi diventato l’omonimo film di Mario Martone, fino ai più recenti romanzi I giorni dell’abbandono e La figlia oscura, Elena Ferrante ha ottenuto un enorme successo negli Stati Uniti tanto da essere elogiata in testate come The New Yorker o Wall Street Journal, che definiscono i suoi romanzi “intensamente e violentemente personali” (“Her novels are intensely, violently personal”, James Wood, The New Yorker).
E ora, torniamo al principio: perché questa candidatura è stata così dibattuta? Già nel 1993 Elena Ferrante era stata candidata per il romanzo L’amore molesto, senza entrare nella cinquina. Quell’anno vinse Ninfa plebea di Domenico Rea.
Quali sono i motivi che hanno accompagnato questa nuova candidatura? L’amica geniale-Storia della bambina perduta è stato scelto dall’Amico della Domenica Roberto Saviano e annunciato attraverso una lettera alla Ferrante pubblicata su la Repubblica il 21 febbraio. Tra i motivi che l’hanno spinto a candidare il quarto volume di L’amica geniale troviamo la non appartenenza ad una grande casa editrice. Saviano la chiama in causa, oltre che per il suo indiscusso talento, per cercare di “rompere degli equilibri”, per far “entrare acqua fresca in un pozzo a lungo stagnante”. La candidatura al premio Strega, per essere ufficiale, deve essere sostenuta da almeno da due Amici della Domenica (Serena Dandini ha deciso di appoggiare Saviano), deve avvenire prima del 3 aprile e deve essere sostenuta e accettata dall’autrice del libro: il 24 febbraio, sempre su la Repubblica, Elena Ferrante ha accettato la candidatura del suo libro, appoggiando la “minuscola battaglia culturale” e affermando che i suoi romanzi “devono cercarsi da soli una loro strada. […] Vadano intanto a tutti i premi d’Italia […] sono candidati loro, io sicuramente no”. Infatti, nel caso vincesse, non sarebbe un problema se lei non si presentasse: è successo altre volte nella storia del premio Strega per svariati motivi.
Tra i vari sostenitori dell’anonima scrittrice troviamo Daria Bignardi che afferma con forza: “merita di vincere, e se anche non vincesse sono certa che sarebbe il libro più venduto tra quelli che parteciperanno al premio” (VanityFair.it, 24 febbraio).
Sarà così? Sarà L’amica geniale-Storia della bambina perduta a vincere il premio Strega 2015? Per saperlo dobbiamo attendere il 2 luglio, quando verrà eletto il vincitore al Ninfeo di Villa Giulia.
Redazione
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