Un megafono per le formichine. Antonio Terzi, vicepresidente SIL, sui dolori dell’editoria indipendente e su alcune azioni da mettere in atto al riguardo
Qualche giorno fa, a seguito dei miei articoli sui “dolori” dell’editoria indipendente rispetto ai riassetti del comparto editoriale nazionale, tra fusioni, assembramenti, lobbysmi e quant’altro di assai poco “liberale”, ho avuto l’onore di essere contattato da Antonio Terzi, librario bergamasco e vicepresidente nazionale del sindacato SIL-Confesercenti, che riunisce e rappresenta 1200 librerie e cartolibrerie sparse su tutto il territorio nazionale.
Trovo quanto mi ha scritto assolutamente significativo e sotto molti aspetti illuminante, sulla sostanza delle questioni in corso, e non solo perché redatto da un operatore del settore nonché figura “istituzionale” dello stesso. E poco (nulla, anzi) cambia che lo scorso venerdì 20 il tentativo inserito nel DDL “Concorrenza” di azzoppare la Legge Levi liberalizzando totalmente il prezzo di vendita dei libri non abbia avuto successo. Una battaglia è vinta, per ora, ma quando avverrà il prossimo attacco?
Ve lo propongo di seguito, ciò che giusto qualche giorno prima di venerdì Terzi mi ha scritto. Una disamina tanto concisa quanto chiara e determinata sulla situazione in essere e su certe sue “insolite” peculiarità.
“Faccio riferimento al tuo articolo di ieri sulle formichine che dovrebbero incazzarsi e fare gruppo.
Ebbene, martedì (17 febbraio, n.d.s.) a Roma il mio sindacato ha tenuto un consiglio di presidenza allargato ad ODEI, nel quale è stato stretto un accordo per la presentazione di una proposta di legge organica sul libro, sullo stampo della Legge Lang francese. Verrà presentato a fine marzo a Bookpride Milano, e speriamo raccolga attorno a quel testo quante più adesioni possibili. Il gruppo si propone di catalizzare anche altri interlocutori. Ad esempio, le LIM di Milano e i Mulini a Vento sono già stati contattati.
In ogni caso anche i piccoli segnali che hai notato e riportato nei tuoi articoli (Ravenna, eccetera, ma ti garantisco ce ne sono altri, tutte le Confesercenti in Lombardia hanno allertato i parlamentari del territorio), partono dal SIL Confesercenti. Ti basti sapere – verificare per credere con Romano Montroni – (attuale presidente del CepeLL, Centro per il Libro e la Lettura, n.d.s.) che il MiBACT tramite proprio Montroni è stato da noi allertato circa l’iniziativa del Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi sulla Legge Levi ormai da ottobre, e neanche loro (paradossale, ma siamo in Italia!) ne erano al corrente. Nemmeno, ai primi di febbraio sapevano che il “D-day” sarebbe stato il 20 febbraio.
Quello che ci manca è la visibilità delle iniziative, questo sì. Tanto che ci si potrebbe magari anche imputare di arrivare fuori tempo massimo. In realtà già nel mese di giugno scorso una nostra audizione alla VII Commissione Cultura della Camera, alla quale è stato presentato un documento scritto, richiedeva con forza la revisione della Levi (revisione prevista per legge stessa dopo un anno dalla sua approvazione e mai realizzata), esigenza fortemente ribadita anche al Tavolo Interistituzionale per le Politiche della Lettura istituto presso il CepeLL, al quale partecipiamo.
In un Paese normale (e non in mano a burocrati e lobby, quelle vere), vigente quel percorso, nessuno si sarebbe immaginato l’intervento di un altro ministero, ma siamo in Italia e non in un Paese normale.
E’ di ieri poi la notizia che non si tratterebbe di un ddl ma addirittura di un decreto. Chiaro che nel brevissimo siamo assolutamente impegnati a tutti i livelli nel tentare di stoppare questa cieca furia liberalizzatrice!
Concludo: mentre dal fronte dei “grandi” soggetti del comparto editoriale tutto tace, la voce delle formichine continua ad urlare la sua incazzatura: probabilmente manca un grosso e bel megafono!
A presto! Sperando di essere ancora vivi…”
Osservazioni molto interessanti e significative quelle di Terzi, ve lo anticipavo, che peraltro rivelano lo stato della conduzione e della visione strategica di molti degli elementi istituzionali preposti al governo dell’ambito culturale nazionale, con tutti i suoi annessi e connessi: come può essere possibile che il MiBACT, il Ministero per i Beni, le Attività Culturali e il Turismo (. ) non sapesse nulla dell’iniziativa di un Ministero dirimpettaio avente interesse ed effetti diretti e pesanti su una delle attività fondamentali della cultura nazionale come l’editoria? Un po’ come se una nave stesse per essere colpita e affondata da un siluro e sulla nave accanto i marinai restassero sul ponte a prendere la tintarella e sorseggiare cocktails, fregandosene di quanto accade loro intorno…
In ogni caso, mi fa estremamente piacere che Antonio Terzi, figura istituzionale della filiera editoriale nazionale, riprenda e rimarchi quanto vado affermando con forza da tempo sulla necessità inderogabile che il comparto indipendente – tutto il comparto indipendente! – riesca finalmente a far sentire la propria voce e contrastare efficacemente le azioni messe in atto dalla lobby (dacché ormai tale è) della grande editoria a proprio mero vantaggio (e ad assoluto svantaggio, lo sottolineo nuovamente, della diffusione dei libri, della lettura e della cultura relativa). Per ora l’attacco alla Legge Levi – a sua volta la meno peggio che si sia riusciti a ottenere, altra cosa del tutto emblematica, ahinoi! – è stato respinto; è giusto rallegrarsene, ma fino a quando si potrà restare tranquilli? Fino a quando toccherà, alla filiera editoriale indipendente, doversi sempre e solo difendere e mai a sua volta attaccare, come ad esempio osserva Terzi riguardo l’iniziativa con ODEI per la proposta di una legge sul modello francese, considerato tra i migliori e più equi in Europa?
Insomma, come scrivevo ad Antonio Terzi durante il nostro scambio di vedute, una battaglia è vinta ma che i fucili restino carichi e puntati, continuando nello sforzo di costruire un vero e attivo fronte unito dell’editoria indipendente che abbia finalmente la forza e il carisma di dire la propria. E’ una questione di equità, e non solo commerciale, editoriale o che altro, ma è quell’equità nell’offrire al pubblico un elemento culturale fondamentale per la società civica quale è il libro e l’esercizio della lettura nel modo migliore, più aperto e più fruttuoso possibile.
Tornerò, ovviamente, sulla questione. Fino a che le cose non andranno meglio, ci vogliano un mese o 50 anni.