Trinità dei Monti, l’ordinanza della Raggi fa diventare vandalo chi mangia un panino
Doveva essere una buona notizia. Tra un addio alle Olimpiadi, la giunta capitolina nell’occhio di un perenne ciclone e le squadre romane che fingono di potercela fare – e non ce la fanno mai – la riapertura della Scalinata di Trinità dei Monti doveva essere una buona notizia, piccola magari, ma buona, per i romani e per chiunque abbia la fortuna di passare per la nostra Capitale.
Invece dal 22 settembre, giorno in cui è stata ”riconsegnata” alla città in grande stile, con tanto di estrazione di trenta comuni mortali che hanno potuto assistere in prima fila alla cerimonia, è iniziato il consueto teatrino di polemiche.
Riassumiamo il copione: il capolavoro di Francesco De Sanctis ha bisogno di un restauro, ché dopo aver ripulito la Barcaccia di fronte, i sette toni di grigio di differenza cominciano a farsi notare. Si fa carico degli oneri la maison Bulgari, che per festeggiare i suoi 130 anni a Roma stanzia un milione e mezzo di euro per tirare a lucido i gradini di Piazza di Spagna. Più di un anno di lavori e finalmente ci siamo: atmosfera da gran gala, l’orchestra del Santa Cecilia suona la Carmen, sono tutti onestamente felici di poter rivedere Trinità dei Monti ”straordinariamente bianca”, per usare il commento del sindaco Raggi.
Ed è vero. È straordinariamente bianca. E bellissima. Un bel lieto fine, una buona notizia.
Ma il sindaco non si ferma e, dopo aver commentato i livelli di ”bianchezza”, aggiunge che la scalinata rimarrà aperta al pubblico, anche di notte. Abbiamo ancora tutti in mente i tifosi olandesi che nel febbraio 2015 distrussero proprio la Barcaccia appena restaurata: lo ricorda anche il Campidoglio, ha ben chiaro che dovrà esserci massima attenzione perché il lavoro del mecenate Bulgari non venga distrutto e si appella a tutti i cittadini perché custodiscano il valore della loro città.
”Abbiamo già predisposto ed emanato un’ordinanza attraverso cui i vigili dovranno aiutarci a monitorare l’uso della scalinata per evitare bivacchi e forme di degrado, senza impedirne l’utilizzo e il godimento” – specifica Raggi. A questo punto, quando sembrava di essersela cavata bene – escludendo lo scivolone del sovrintendente ai Beni Culturali che scambia Bulgari con Fendi durante il discorso inaugurale, ma vabbé, siamo romani e oggi siamo felici – è partita la polemica.
Nessun lieto fine, almeno per ora: non si possono prevenire bivacchi e degrado lasciando che si ‘utilizzi’ la scalinata. Questa l’opinione della presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi, che ad oggi sta preparando una mozione per multare i bivaccanti con sanzioni non inferiori ai 100 euro e vietare di sedersi sui gradini.
Sedersi. Vietato sedersi.
Che non sia un’esagerazione lo si capisce dalle foto e relativi titoli che da allora stanno rimbalzando sul web: turisti, occhiali da sole e stick dei selfie al braccio, mangiano panini e accompagnano il pasto con una bevanda. Sette di loro esagerano, consumando cibo in orari non permessi, e si beccano 900 euro di ammenda complessivi. Passeranno alla storia come i primi ad essere stati trasformati in vandali dalla nuova circolare per aver mangiato un panino. C’è anche una signora di mezza età sta evidentemente consumando la sua pausa dall’ufficio, ma la passa liscia. Altri non fanno niente, sono solo seduti a chiacchierare. Probabilmente stanno riposando, visto che chiunque arrivi lì dopo i marciapiedi di Via del Corso, o sia sopravvissuto indenne all’uscita della fermata Spagna, meriterebbe un attestato al valore.
Sono sobri e anonimi come chiunque altro, all’aperto in una giornata assolata, ma sulla nuova scalinata, no. Sono vandali.
Il sindaco Raggi si illude se pensa che qualche vigile li fermerà, una volta che avranno guadagnato la seduta sul marmo settecentesco. Non devono salirci proprio, su quel marmo. Vietato sedersi.
La mozione municipale non si ferma qui: chiede di aggiungere ai 9 (nove!) vigili urbani a lavoro dalle 9 alle 18 e ai 4 che controllano Piazza di Spagna sino alle 01.00 altri uomini in divisa e, melius abundare quam bivaccare, anche ”figure di volontariato che siano di ausilio e sostegno all’attività della Polizia”.
Un piccolo presidio, insomma. Tutti uniti per controllare Trinità dei Monti. La presidente Alfonsi pensa d’aver preso un’onda buona – non si sa se stia cavalcando quella creativa di Bulgari o quella del rovinare a tutti i costi la festa al Sindaco – ma non si limita alla necessità del custodire e rilancia con un progetto di valorizzazione.
“Immagino una cornice rappresentata da fiori, piante, non solo nella stagione primaverile ma durante tutto l’anno – scrive – tale da costituire una barriera ‘naturale’ all’accesso disordinato dei pedoni”.
In che modo una cornice di fiori su una scalinata sia in grado di bloccare anche dei passanti, oltre al fiato di chiunque abbia il ricordo del magnifico scorcio che si ha da via Condotti, la presidente non l’ha chiarito. La mozione dovrebbe arrivare in Campidoglio domani: fino ad allora siete ancora sicuri di essere in tempo per sedervi, scattarvi selfie, chiacchierare o stare da soli a guardare Roma.
Magari questo vi aiuterà, in mezzo a tanto chiacchiericcio, a ricordare che i monumenti, la bellezza, fanno parte delle nostre fortune, anche se in Italia – come sentiamo ripetere da decenni – ne abbiamo così tante da darle banalmente per scontate. Sono fortune anche quando ce ne dimentichiamo, quando ci sediamo vicino a (o su) uno dei nostri monumenti e non pensiamo affatto alla sua storia in quel momento. Per ricordarcelo non serve (e non basta) impedirci di sederci e rendere la sua ”fruizione” solo passiva: serve ri-educarci a quella bellezza e al modo di convivere con essa. Serve non disattendere la fiducia che si ripone in noi – perché è di fiducia che si tratta. Lo ha ricordato anche Jean Cristophe Babin, ad di Bulgari, interpellato a proposito della necessità di chiudere la Scalinata dopo il restauro: “Io mi sono sempre fidato degli esseri umani – ha risposto – pensando che, quando un essere umano sta in mezzo all’arte, tende a rispettarla. Sogno che tutti i monumenti al mondo siano sempre aperti al pubblico perché l’arte è popolare”. E se lo dice lui.
Tyar Ciangola
A metà tra i venti e i trenta anni, è nata in provincia ma ama solo la città. Laureata in lettere classiche all’Università La Sapienza, ha tradito Roma, il latino e il greco per studiare editoria multimediale a Milano. Ha collaborato con uffici stampa e testate del mondo cinematografico. I suoi 15 minuti di notorietà li ha avuti lavorando in tv quando era ancora giovane. Ora, lontano dalle telecamere, scrive sempre per sé e per gli altri ogni volta che può.