Tradurre letteratura romena a casa di Eminescu
Nessuno penserebbe, forse, che la letteratura romena sia in grado di riunire, d’estate, in un luogo immerso in una natura incantata, diciannove traduttori, da quasi altrettanti paesi d’Europa e dagli Stati Uniti. Eppure è accaduto, dal 31 agosto al 10 settembre, a Ipotești, piccolo villaggio della regione della Moldavia, luogo letterario caro alla memoria dei romeni. Qui visse Mihai Eminescu, il Poeta Nazionale, al quale è dedicato un esteso complesso museale che sorge in una vera e propria oasi nel verde. Il Memoriale Ipotești – Centro Nazionale di Studi Mihai Eminescu, fondato nel 1992, comprende, tra i vari obiettivi, la Casa Museo della famiglia Eminovici, la Biblioteca Nazionale di Poesia e il Museo dedicato al Poeta.
L’iniziativa culturale “Atelier FILIT per traduttori”, giunta alla seconda edizione, si è svolta nell’ambito del Festival Internazionale di Letteratura e Traduzione (FILIT) organizzato dal Museo Nazionale della Letteratura di Iași, in partenariato con il Memoriale Eminescu. Ciò ha permesso a un nutrito gruppo di traduttori stranieri di letteratura romena di soggiornare presso la Pensione Floare Albastră del Memoriale, dando loro l’opportunità di lavorare a un progetto di traduzione (non necessariamente un’opera di Eminescu) parzialmente finanziato dal Museo di Iași, e di confrontarsi con i loro colleghi di altri paesi, promuovendo così la comunicazione interculturale per tutto quel che riguarda l’argomento “traduzione letteraria dal romeno”. Tutto si è poi coagulato in una conferenza di due giorni sul tema. Vari gli argomenti dibattuti, a cominciare da non facile percorso che accompagna una proposta editoriale romena agli editori stranieri (esperienza comune in quasi tutti i Paesi!), passando per le note a pié di pagina, la resa dei nomi di parentela e dei vezzeggiativi, le statistiche sulle traduzioni apparse, le traduzioni e il mercato editoriale, la traduzione dei testi teatrali, l’identità del traduttore e, infine, l’autotraduzione (!).
Chi scrive questo testo (lo avrete capito) ha vissuto in prima persona l’iniziativa di Ipotești, coraggiosa formula di residenza di traduzione che ha saputo coniugare i progetti personali dei partecipanti con incontri e visite presso obiettivi turistici e artistici della regione. Si sa, quando si traduce, qualsiasi momento di contatto con la cultura locale è una preziosa occasione di arricchimento, non solo terminologico. Tra questi, mi piace ricordare il Monastero di Probota nel distretto di Suceava, primo monastero moldavo che abbia mai visitato, di cui mi restano impressi nella memoria i mirabili affreschi, l’atmosfera incontaminata e il variopinto e odoroso roseto.
Mi preme ricordare, a questo punto, che il progetto di Ipotești è soltanto un tassello dell’ambizioso programma che il festival FILIT di Iași dedica da qualche anno ai traduttori. Insieme alle borse di traduzione e di creazione che il Museo della Letteratura propone annualmente, con le mini-borse di Ipotești il numero di residenze è salito nel 2016 a 32, configurando l’iniziativa come la più grande rete di residenze nell’Europa dell’Est. Tutto questo si deve all’impegno lungimirante del direttore del Museo, Dan Lungu, scrittore pluritradotto in molte lingue europee, che ben conosce la condizione dei traduttori e il sostegno di cui spesso necessitano, nonché al supporto prezioso e indispensabile di Monica Salvan, sapiente coordinatrice di tutti i programmi riguardanti i traduttori letterari.
FILIT ha ormai quattro anni ed è, anche a detta della stampa estera, tra gli eventi più importanti in Europa dedicati al binomio inscindibile letteratura-traduzione. Ha visto la partecipazione di nomi di spicco della letteratura romena e internazionale, ed è in un continuo processo di rinnovamento e di evoluzione.
Una (mia) giornata tipo a Ipotești? Sveglia alle 8, passeggiata mattutina per il parco del Memoriale, per respirare l’aria giovane del mattino e qualche scatto fotografico. Poi colazione con gli altri colleghi e mattinata/primo pomeriggio trascorsi a lavorare fervidamente nella Biblioteca del Centro Studi, ognuno alla sua postazione, ognuno al suo progetto, chi con scadenze più o meno urgenti. C’è chi lavora in polacco all’ultimo romanzo di Lucian Teodorovici, chi a una raccolta di poesie di Matei Vișniec in italiano, e chi all’ultimo sconfinato volume di Cărtărescu, in catalano. Altri traducono in tedesco la prosa di Gheorghe Crăciun, altri racconti di Ion Creangă, sempre in tedesco, o Claudiu M. Florian in ungherese. L’atmosfera è contagiosa e incoraggiante: in questo percorso non siamo soli. Il meglio della letteratura romena passa sotto i nostri occhi, gli occhi di un traduttore, spesso più profondi e analitici di quelli di un critico letterario. Il pomeriggio, chi vuole rimane a tradurre, chi vuole partecipa ad attività e incontri presso il Memoriale. Come quella con i ragazzi di un liceo di Botoșani, venuti ad intervistarci sul nostro mestiere di traduttori, grazie a un progetto della filiale locale di Europe Direct. O la conferenza di cui sopra, che ci tiene impegnati due giorni interi. La sera ci trova riuniti insieme al foișor, la terrazza all’aperto, a mangiare e a libare il buon vino locale. Qui, le conversazioni su letteratura, l’ultimo romanzo tradotto e quant’altro possono durare fino a notte fonda.
A testimoniare quanta letteratura romena si traduce oggi, e in quante lingue, ecco i miei colleghi degli atelier di traduzione, che spero di rivedere l’anno prossimo, o forse anche prima, nelle nostre innumerevoli peregrinazioni su sentieri romeni (romenofoni!), che ci “condannano” all’incontro-scontro perenne con la realtà linguistica e culturale che, per scelta o per destino, ci siamo scelti per lavoro: Florica Ciodaru-Courriol, Jean-Louis Courriol (Francia), Jan Cornelius (Germania), Andrew Kenneth Davidson (USA), Florin Bican (Romania, inglese), Antonia Escandell (Spagna, catalano), André Ferenc (Romania, ungherese), Radoslawa Janowska-Lascar (Polonia), Joanna Kornas-Warwas (Polonia), Gabriella Koszta (Romania/Ungheria), Tomasz Krupa (Polonia), Djura Miocinovic (Serbia), Roberto Merlo (Italia), Monica Moroşanu (Romania/Regno Unito), Edith Negulici (Romania, inglese), Lora Nenkovska (Bulgaria), Bartosz Radomski (Polonia), Ana Maria Surugiu (Austria), Anita Bernacchia (Italia).