Syrian Journey: l’informative game che racconta il viaggio dei profughi siriani
Sono un siriano che vuole scappare dal conflitto armato che da quattro anni insanguina il mio paese e che ha prodotto centinai di migliaia di morti e milioni di persone costrette a lasciare le proprie case per trovare rifugio in qualche nazione confinante o in qualche posto più lontano. Sono un siriano e devo decidere se espatriare in Egitto o in Turchia. Se raggiungere le coste italiane, francesi o greche. Se viaggiare via mare o via terra. Sono un siriano e il viaggio in mare costa di meno, ma è sicuramente più pericoloso. Non si contano più i morti dei naufragi. Sono un siriano e viaggiare via terra ridurrebbe le mie finanze a zero, ma è più sicuro. Sono un siriano e non so a chi affidarmi. A qualche trafficante di uomini che specula sulla miseria altrui. Non c’è altra soluzione.
Sfortunatamente, tutte queste scelte, nella maggior parte dei casi conducono a un qualche tragico finale. Fortunatamente non sono un siriano, ma avrei potuto esserlo.
Immedesimazione e conoscenza attraverso la simulazione. È questo l’obiettivo di Syrian Journey, l’interactive game gratuito della BBC, basato su dozzine di interviste e storie raccolte nei territori coinvolti nel conflitto siriano dal reporter Mamdouh Akbiek e dalla ricercatrice Eloise Dicker.
Ci ho giocato, mi sono informato, ho perso, ma sono rimasto in vita. La mia famiglia è riuscita a fuggire in Grecia, io sono stato bloccato alla frontiera perché ho deciso di attardarmi a salvare una mamma caduta con la figlia in acqua. Il gioco diceva: “ora sei bloccato in un campo profughi in Turchia. Non hai soldi. La tua unica possibilità è che la tua famiglia riesca a guadagnare abbastanza per portarti via di là.”
L’iniziativa della BBC è stata duramente criticata sia dal Daily Mail che dal Sun che hanno reagito con sdegno, affermando che il broadcaster inglese ha trasformato una tragedia umana, la sofferenza di milioni di persone, in un gioco per bambini.
Molto dipende ovviamente su cosa si intende per gioco. Il Mail e il Sun si riferiscono all’iniziativa della BBC parlando di gioco, ma niente sull’home page di Syrian Journey lascia intendere che si tratti di qualcosa di divertente.
Si crede che tutti i giochi siano per bambini e che un medium del genere non sia in grado di parlare di problemi seri e tematiche importanti. Non è così. Questa convinzione è paura dell’innovazione, che non tiene conto che è sempre la responsabilità e la professionalità dell’uomo a fare, in ultima istanza, la differenza.
L’ex giornalista della BBC Janet Jones è ora professoressa di giornalismo alla London South Bank University. Negli ultimi 15 anni ha studiato l’evoluzione del giornalismo, dalla stampa al broadcast fino all’era digitale. Non è sorpresa che i tabloid inglesi abbiano avuto questa reazione. La professoressa spiega ad un reporter del Guardian che l’idea che in futuro le news vengano giocate invece che lette è ancora difficile da accettare.
Se si guarda alla storia del giornalismo, lo sviluppo di una nuova piattaforma di diffusione delle notizie è sempre accompagnato dallo scettiscismo e dal moralismo di coloro che pensano che mai le news passeranno dai vecchi ai nuovi media.
Così è avvenuto per la televisione, quando esistevano solo radio e giornali, così è avvenuto, e avviene ancora, per Internet. Così sta accadendo per gli informative games.
Ad oggi molte delle principali organizzazioni mediali stanno esplorando le possibilità di raccontare storie interattive. Molte delle maggiori media companies europee prendono parte ai convegni di Colonia e Amsterdam, dove vengono prodotti news game sperimentali; mentre Buzzfeed ha giù avviato un progetto di sviluppo di news interattive.
I videogames sono maturati molto nell’ultimo decennio. Vengono utilizzati da anni nel campo militare e in quello sanitario, nell’educazione, nell’allenamento e nelle simulazioni. Quindi l’idea che i giochi debbano equivalere al divertimento e di conseguenza trivializzare un argomento è fuori luogo. I giochi, mettendo l’utente nei panni di un’altra persona, offrono modalità di trattare un argomento che le forme lineari non possono offrire.
Oltre 33 milioni di persone in UK giocano regolarmente: i numeri sono ugualmente alti nei paesi più sviluppati. I giochi sono diventati pervasivi e rappresentano la nostra era digitale. Attraverso tablets, smartphones e social media, i bambini ora si aspettano di poter interagire con quello che vedono sullo schermo. Capiscono che i giochi sono un mezzo di comunicazione, non solo intrattenimento. C’è una grande differenza nel tono e nella sfumatura tra un videogame come GTA e uno come Papers, Please, un gioco che esplora in maniera coinvolgente l’idea delle politiche di immigrazione. Come ogni altra forma d’arte, dalla poesia al cinema, i giochi sono capaci di sfumature e sottointesi.
Syrian Journey è un’esplorazione molto semplice e diretta della crisi dei rifugiati siriani, ma tratta l’argomento in modo avvincente e coinvolgente. È una introduzione digestibile al concetto del traffico di uomini e alla disperata incertezza dell’immigrazione.
Il rischio reale è quello di ogni altro medium esistente: quello di trasformare i cittadini in spettatori. Ma è un rischio che corriamo tutti i giorni e che dobbiamo correre tutti i giorni se vogliamo essere informati.
Secondo Jones, lo sviluppo degli informative games non è qualcosa che può essere fermato. È inevitabile dal momento che ci muoviamo da forme lineari verso media interattivi. Non è dunque possibile tagliare fuori i media interattivi dalla diffusione delle news ed è sbagliato pensare che tutti i giochi sono frivoli e che è tutto quello che possono essere.
Bisogna fare i conti con la realtà: l’interattività è oggi la forma di conoscenza del mondo.
Francesco Frisone
Francesco Frisone, nato nel 1994 a Roma. Frequenta la facoltà di Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Pavia, è allievo IUSS e alunno dell’Almo Collegio Borromeo. Ha frequentato la London School of Journalism nell’estate 2014 e ha lavorato per l’Ufficio del Sindaco Depaoli a Pavia nel 2015. Si interessa di media, politica e campagne elettorali.