Siamo tutti in Pericolo, al Teatro Vascello va in scena l’Italia di Pasolini
Sembra quasi un’analisi dell’Italia di oggi quella fatta da Pasolini negli anni ’70 e che, dal 5 al 15 marzo, viene riproposta al Teatro Vascello di Roma nel vivo e profondo spettacolo “Siamo tutti in Pericolo– L’ultima intervista di Pier Paolo Pasolini”, con la regia di Daniele De Salvo. Un omaggio, nel giorno del suo compleanno, a quella che fu l’importante figura di Pier Paolo Pasolini, un uomo, un poeta e un pensatore che analizzò in tutte le sue parti la società del consumismo e denunciò i problemi che il governo italiano, ancora oggi, non è in grado di risolvere. Per godersi appieno lo spettacolo, sicuramente chi guarda e presta attenzione deve conoscere almeno un po’ la nostra storia, sia politica che culturale, ovvero ciò a cui Pasolini si riferiva negli articoli di denuncia che vengono narrati.
Lo spettacolo ha inizio non appena lo spettatore mette piede in sala, la scena è già pronta, gli attori al loro posto e nell’aria riecheggiano le parole intense e toccanti che Pasolini scrisse nelle sue “Lettere Luterane” che, rileggendole attentamente ai giorni nostri, sembra parlino di ciò che accade continuamente nella società contemporanea, come il divario tra consumismo e beni necessari come ospedali, strutture pubbliche, scuole ed un rapporto per niente lineare tra le avanzate tecnologie e i disastri ambientali ed ecologici che ancora oggi dilaniano il nostro Paese. Il tutto raccontato in due monologhi, con protagonista un partecipe e meravigliosamente bravo Gianluigi Fogacci nei panni di Pasolini. I monologhi consistono in due articoli scritti per “Il Mondo” e “Il Corriere della Sera”, tra cui un’attenta lettera all’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone, e scritti del 1975, anno della sua morte, accompagnati da immagini di repertorio, che rendono la scena ancora più coinvolgente.
Tutto fino ad arrivare all’ultima intervista che Pasolini rilasciò al giornalista Furio Colombo, interpretato da Raffaele Latagliata anch’egli pienamente in parte, una vera propria confessione dove il punto non è quello di trovare un colpevole ma è prendere atto della situazione, di rendersi consapevoli del baratro in cui si sta cadendo. E così, dopo un intensa discussione, è proprio Pasolini che dà il titolo a quest’intervista, poche ore prima di essere ucciso: “Siamo tutti in Pericolo”. E con le immagini del corpo ritrovato, di quel funerale tanto sentito, con le musiche tratte dal concerto numero 2 di Mikolaj Goreck, che accompagnano tutto il racconto, le luci si spengono e lasciano lo spettatore commosso e amareggiato dalle domande senza risposta che sono venute a galla.
Ilaria Scognamiglio
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