Se vieni cacciato da facebook perché scopri un problema di privacy
Oltre due mesi fa uno studente di Harvard raccontava con un post su Medium di come avesse creato una estensione di Chrome che permetteva di mappare tutti gli spostamenti di un utente facebook con cui si condivideva una chat su Messenger. Messenger, per quei due che non lo sapessero, è il popolare tool di facebook per chattare con i propri contatti sia da facebook stesso, via web o app, sia da messenger.com.
Ecco allora che il nostro studente, Aran Khanna il suo nome, a causa del suo giochino viene sospeso dall’internship a Facebook. Big F evidentemente non vede di buon occhio che qualcuno metta in luce l’uso facile e malevolo che si può fare coi dati condivisi dagli utenti.
I rischi della geolocalizzazione
Geotag di Aran tramite facebook
La notizia è stata ripresa da Gizmodo qualche giorno fa, la privacy del resto non va mai in vacanza come argomento. Come potete vedere dall’immagine, l’estensione progettata da Aran rendeva visibile ciò che per molti non lo era, il fatto che i dati sulla nostra geolocalizzazione sono, meglio possono essere, alla portata di tutti. Aran qui fa vedere come sia possibile mappare i posti da lui più frequentati. Lo stesso è possibile con tutte le persone con cui ha una chat su messenger.
Se volete provare subito qualcosa di simile vi basterà scaricare una app gratuita e legalissima come LocalScope (ne ho parlato QUI). Con LocalScope potrete vedere a che distanza si trovano utenti che twittano, postano, fotografano, e scoprire quanto ci mettereste a raggiungerle potendo scegliere pure se andare a piedi, coi mezzi o in macchina attraverso l’integrazione con Google Maps.
Aspetta un momento, ma è legale?
Quando ci iscriviamo a un social network autorizziamo un papiro di cose e non ne leggiamo altrettante. Non sappiamo ad esempio che tutti i social dispongono di API che sono quei codici che permettono agli utenti ad esempio di loggarsi tramite social. Insomma permettono a siti terzi di usare le caratteristiche dei social network per rendere tutto più facile e veloce. Tra i dati di queste API ci sono anche la nostra posizione e i nostri profili.
Quindi di fatto tutte quelle informazioni preziose siamo noi a fornirle.
Cosa fare?
Ciò che va evitato, se si vuol essere a riparo da occhi indiscreti, è la combinazione di geolocalizzazione attiva e profilo pubblico.
In tal caso infatti compariremo sui telefoni di perfetti sconosciuti con tanto di posizione precisa. Al di là dei possibili malintenzionati, perchè mai dovrei dire all’universo mondo dove mi trovo in ogni istante? Vogliamo mandare in pensione preventiva FBI, CIA e NSA?
Come si fa?
Per disattivare la geolocalizzazione su una determinata app da iPhone basta andare su
Impostazioni > Privacy > Localizzazione (QUI la guida completa)
Questo serve, al di là dei social, per evitare di registrare sul telefono tutti i miei spostamenti.
L’effetto default
Tutto ciò è possibile grazie all’attivazione di default della geolocalizzazione degli smartphone quando si installano la maggior parte dei social.
Come anche Aran osserva, il vero problema è che l’utente medio non si sposta dalle impostazioni che trova di default, e questo viene appunto chiamato in psicologia effetto default.
Quante volte in banca o in qualche negozio di telefonia ho dovuto fargli ristampare i contratti perchè erano già segnate le crocette per il consenso a fini di marketing.
Leggere e comprendere le conseguenze dei contratti che firmiamo ha un costo che evitiamo se possiamo, ma questo ha delle conseguenze che come nel caso in specie non vediamo subito.
La “colpa” di Aran è stata quella di aver reso note le conseguenze.
E dire che a facebook non sono nuovi ai problemi del default visto che qualche anno fa cambiarono, di default appunto, le impostazioni dei profili dei suoi utenti creando non pochi problemi a tutti quelli che si trovarono foto private su una vetrina mondiale.
Quindi di chi è la colpa?
Immaginando di essere in un mondo in cui siamo tutti responsabili, istruiti e attenti a ciò che ci succede, dovremmo dire che è colpa nostra e del fatto che non leggiamo quello che sottoscriviamo.
Calandosi nel mondo reale, veloce, ipertecnologico, sarebbe auspicabile che fossero le aziende private a mettere in luce certe conseguenze possibili. Ma l’etica si sa, non è prevista da contratto.
Ma poiché non ne hanno il minimo interesse (pensate se ci rendessimo conto davvero delle conseguenze di questa massiva condivisione sui social cosa ne resterebbe di queste aziende miliardarie) spetta a noi alzare la testa e porci qualche domanda in più prima di cliccare.
Com’è andata a finire per Aran?
Facebook ha tolto la geolocalizzazione da desktop, ma questa è rimasta di default per il settore mobile. Aran (lo trovate su twitter QUI) dal canto suo ha dovuto cancellare la versione ufficiale del suo plugin su richiesta di facebook perchè violava i termini e condizioni dell’azienda di Menlo Park.
Fossimo stati in Italia l’avrebbero liquidato con un “amico mio, fatti li fatti tuoi”, di Razziana memoria. Alla fine tutto il mondo è Paese.
@VincenzoTiani
da VincenzoTiani.com
Vincenzo Tiani
Diviso tra copyright e copywrite, seguo le tematiche del diritto di internet e della comunicazione online. Ora a Bruxelles per un Master Avanzato in Proprietà Intellettuale e Diritto dell’ICT. A Whead.it mi occupo di Digital Communication, l’altra mia grande passione.