Samba, la danza dei sans papiers per Nakache&Toledano
“Ha sorvolato il deserto, attraversato il Mediterraneo, affrontato le tempeste, visto tanti altri cadere e mai più alzarsi in volo, ha seguito le rive, i fiumi, le montagne, ha sfiorato le nuvole e incrociato specie diverse di uccelli, su rotte diverse dalle sue”, così inizia il romanzo di Delphine Couline, Samba pour la France (in Italia edito da Rizzoli), da cui è tratto il nuovo film di Eric Toledano e Olivier Nakache, il duo di registi che con Quasi amici, nel 2011, ha sbancato i botteghini di tutto il mondo. Samba è da questa settimana nei cinema italiani, e a portare sullo schermo la storia di un sans papiers e una manager sull’orlo di una crisi di nervi, troviamo Omar Sy e Charlotte Gainsbourg.
Dopo un viaggio eroico, dal Senegal in Francia, Samba Cissé ha trascorso gli ultimi dieci anni della sua vita arrangiando lavoretti e sperando in un futuro più roseo. Però: “In Francia è in vigore la cosiddetta legge dei 10 anni, secondo cui se uno straniero è in grado provare che da tanto si trova nel Paese ha il diritto di restare. Durante la campagna elettorale che, poi, avrebbe visto la rielezione di Nicolas Sarkozy, sono stati molti i sans papiers che in quel periodo prepararono dossier da depositare in Prefettura, senza prevedere che la cosa si sarebbe ritorta contro di loro. Certe volte era solo un mese scoperto o un documento sbagliato: il dossier veniva bocciato e arrivava l’ordine di espulsione”, racconta la scrittrice Couline a Io Donna. Ed è quello che succede a Samba. In uno dei centri di smistamento clandestini, l’uomo incontra Alice, business woman in stand-by per un esaurimento nervoso. I due iniziano a frequentarsi anche fuori dal centro, la donna conosce gli amici di Samba, come il simpatico algerino di Tahar Rahim che si finge ora portoghese ora brasiliano per abbordare le chères mademoiselles. Rispetto al libro, il film ha un lieto fine: “Abbiamo dovuto fare due grossi cambiamenti. Il tono: dal dramma siamo passati alla commedia. E la narratrice. Nel libro era in secondo piano, come i narratori dei romanzi giapponesi. Perché volevo che i sans papier avessero la massima visibilità. I registi hanno voluto che diventasse un vero personaggio, interpretato da Charlotte Gainbourg, e che il protagonista si innamorasse di lei. Visto che è una commedia, il film è più ottimista del romanzo? No, la storia è la stessa, è solo questione di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma Samba passa attraverso le stesse prove, gli stessi lavori, incontra la stessa ipocrisia”, ha raccontato sempre ad Io Donna la scrittrice.
La danza di Samba è quella del cambio di lavoro e del cambio di identità, che si protrae per dieci anni, ed è questa la vita dei sans papiers in Francia: “Il cinema può fare domande, interrogare la società. Storici, sociologi, psicologi ognuno ha la sua funzione qualcuno ha il compito di portare risposte. Noi dobbiamo sollevare dei quesiti. Dobbiamo parlare di questi invisibili che non si sa se esistono veramente oppure no. Esistono se si scende in fondo alle cucine dei ristoranti, nei centri di smistamento dell’immondizia, nei cantieri edili, sulle impalcature. A svolgere mestieri difficili. Ciò che è importante è descrivere il loro mondo, possibilmente con un po’ di umorismo”, hanno affermato i registi Nakache e Toledano. E proseguono: “Sono tanti i paradossi dei sans papiers in Francia. Su Liberation, ad esempio, è uscito un articolo curioso che parla dell’esistenza di immigrati clandestini che lavorano nell’amministrazione francese. Un paradosso perché, da un certo punto di vista, non esistono, ma poi pagano le imposte e sono regolari a livello amministrativo”.
Sono commedie efficaci e accattivanti quelle del duo di registi, che sentono una particolare responsabilità nei confronti del pubblico. Oggi più che mai: “Dopo l’attacco al Charlie Hebdo eravamo tutti scioccati”, raccontano Nakache e Toledano a Vivi il cinema, “e ciò che è accaduto è un passo indietro verso l’integrazione dei popoli. Noi che abbiamo genitori nati fuori dalla Francia ma, soprattutto con il successo avuto nel mondo sentiamo una grande responsabilità in questo senso: vogliamo impegnarci a parlare ai giovani, mostrando i nostri film, spiegando loro l’importanza dello stare insieme. Abbiamo notato che tutti i cinque film da noi realizzati, persino i corti, parlano di fratellanza nella diversità: ci sembra un buon punto di partenza per avviare il dibattito. Preparando il film abbiamo incontrato molti Samba e sappiamo come vivono e cosa affrontano. Come disse George Wolinski, disegnatore ucciso durante l’attacco al Charlie Hebdo: il ridere è la distanza più breve tra un uomo e l’altro”.
Michela Conoscitore
Pugliese, classe 1985. Laureata in Lettere Moderne, con un master in giornalismo cartaceo e radiotelevisivo. Ha collaborato, nel settore Cultura e Società, in una redazione giornalistica della provincia di Foggia. Da sempre, esprime l’amore per la scrittura, raccontando storie e descrivendo avvenimenti. La semplicità è il suo principale obiettivo, che cerca di perseguire affinché, ciò che scrive, arrivi a tutti. Grande appassionata di cinema e serie TV, da due anni posta recensioni sul suo blog, Incursioni Cinemaniache. Ma non si ferma qui, perché il vero giornalista è un curioso a tutto tondo.