“Ricardo y Carolina” il romanzo di Laura Costantini e Loredana Falcone
Ho letto il nuovo romanzo di Laura Costantini e Loredana Falcone per goWare, Ricardo y Carolina, in anteprima. Conosco queste due autrici da molto tempo e non perdo mai occasione per ricordare che la loro scrittura è affratellata alla nascita stessa di Historica. Fu un loro romanzo la prima pubblicazione della mia casa editrice.
Il nuovo romanzo, dicevamo.
Sfondo storico, curato come sempre da Costantini e Falcone che fanno della documentazione un loro punto di forza, l’impero messicano di Massimiliano d’Asburgo e la rivolta guidata da Benito Juarez, Stati Uniti sullo sfondo pronti a cogliere l’occasione per guadagnare nuove sfere d’influenza. Grande attenzione ai particolari, dalle armi al vestiario, alle abitudini dell’aristocrazia messicana dell’epoca. Una buona bibliografia tra saggi sul periodo e un diario personale tenuto da Sarah Yorke, americana accreditata alla corte asburgica e pronta a cogliere pettegolezzi, frivolezze e anticipazioni politiche.
Ma non vorrei dare la sensazione che la cornice storica finisca col soffocare la parte narrativa. Le autrici stanno lanciando questo e-book con l’hashtag #lauraetloryrevolution, annunciando una ripartenza più marcatamente sentimentale della loro scrittura. E qui siamo effettivamente davanti a una doppia storia d’amore, con tutte le caratteristiche tipiche del genere, accentuate da un’epoca storica, il 1865, che ben si presta a immaginare sentimenti forti e scene dalle forti tinte melò.
Non è un genere che amo, come editore e come lettore, ma non posso non segnalare i punti forti di Ricardo y Carolina, a partire da colei che si è meritata il cinquanta per cento del titolo. Carolina Crivelli è un personaggio di fantasia, ma potrebbe tranquillamente essere reale. Figlia di quella borghesia risorgimentale milanese che non ha potuto evitare le conseguenze delle aspirazioni libertarie, Carolina non accetta di essere una donna del suo tempo. Volta le spalle a un matrimonio combinato e insegue un sogno professionale estremo: giornalista per quello che sarà il più importante quotidiano dell’epoca, “Il secolo” di Edoardo Sonzogno. In realtà la testata andrà in edicola nel 1866, ma le autrici giocano sulle date e immaginano Carolina pronta a giocarsi il tutto per tutto per essere inserita in quella redazione. Un reportage dal Messico, un’intervista esclusiva a Carlotta d’Asburgo, la gloria che le eviti di finire a far la cronaca delle prime della Scala per “Il corriere delle dame”.
La narrazione assume così un duplice carattere: il narratore onnisciente ci illustra gli eventi, ma il taccuino di Carolina è un diario in prima persona che dona immediatezza, spiazza e coinvolge.
Non mi dilungo sulla trama tra atti di guerriglia, sanguinose rappresaglie, furti di casse d’oro e scrupoli di coscienza da parte dei guerrilleros che, mi scusino le autrici, ritengo poco verosimili in quel contesto.
Il mio personaggio preferito non è tra i principali. Il marchese Ludovico Nori Mantegazza, eroe mutilato della battaglia di Solferino ha una personalità forte che, credo, sia sfuggita (nel senso buono del termine) di mano alle autrici. Creato come comprimario, si ritaglia uno spazio che, a libro finito, lo rende difficile da dimenticare.
So che Costantini e Falcone apprezzeranno se concludo dicendo che siamo di fronte a una buona narrativa di intrattenimento. Queste pagine rapiscono il lettore, lo portano in un’epoca di grandi ideali e grandi delusioni, regalano atmosfere esotiche e, mi permetto di citare una riga, “la gioia di aver vissuto tutto questo”.