Referendum, quando la Rai sa vincere con la buona (e tradizionale) televisione
di Gennaro Pesante, in Blog, Editoria, Media, New media, Recensioni, Televisione, del 25 Ott 2016, 13:01
È possibile che se ne siano accorti in pochi. Peccato. A maggior ragione è bene parlarne. Da qualche giorno il Tg2, diretto da alcune settimane da Ida Colucci, che ha preso il posto dell’ottimo Marcello Masi, in coda al telegiornale delle 20.30 propone un breve approfondimento dedicato al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Titolo: Il Confronto. Dura pochi minuti ed è un’intervista doppia tra due esponenti politici, uno a favore del Sì e l’altro a favore del No, ovviamente. Rispondono alle stesse domande che vengono poste da una voce fuori campo. Minutaggio contato e nessuna interlocuzione tra i due che pure appaiono insieme, ma in due finestre separate, in video.
Attenzione, non è un talk show. Si tratta di una finestra puramente informativa, solo in apparenza ingessata, che permette al telespettatore di confrontare – appunto – in modo simultaneo due opinioni opposte senza sovrapposizioni e con i tempi giusti, senza inutili sbrodolamenti e pubblicità. Niente fronzoli, solo pura informazione. Sì, insomma, pochi minuti di trionfante “normalità”. Che poi è esattamente ciò che manca spesso nei palinsesti Rai: programmi normali, altrimenti sobri, fatti e confezionati dai professionisti della tv – e in Rai ce ne sono eccome – con l’unico e dichiarato obiettivo di proporre al pubblico una “buona televisione”.
Vale la pena parlarne, e andrebbe ancor più la pena seguirla, perché di rubriche del genere se ne vedono sempre meno. E alla luce degli ultimi flop in tema di talk show politici, questa iniziativa del Tg2 è davvero una ventata di aria fresca. Se ci fosse il coraggio di spendere meno e occupare meno spazio con i talk, e lasciare semplicemente più libertà alle redazioni di fare bene il proprio mestiere, il servizio pubblico ne guadagnerebbe moltissimo. E ancora di più ne guadagnerebbe quel pubblico che ora paga, non tanto entusiasticamente, il canone tramite bolletta della luce.
Quanto al rapporto tra tv e politica le acque restano agitate. E spesso chi fa informazione resta invischiato nella rete di polemiche e paure che nella migliore delle ipotesi mortificano il lavoro di tanti professionisti, che anziché osare e proporre sfide nuove restano nell’ombra, per il timore di sbagliare.
Se mai la tv pubblica deciderà di affrontare seriamente la sfida alla politica al momento non è dato saperlo. Con la prova referendaria alle porte, poi, meglio cambiare argomento perché il rischio zuffa è dietro l’angolo. Ancora di più, infine, va salutata con ammirazione e soddisfazione la scelta del Tg2. È rassicurante poter vedere dimostrato, finalmente, che a volte basta il format più semplice per essere moderni. E questo al di là di tanti e vuoti proclami di “rivoluzione” e “innovazione”. Parole che in questo Paese diventano ogni volta che vengono utilizzate sempre meno intrise del loro vero significato.
Gennaro Pesante
Gennaro Pesante, nato a Manfredonia nel 1974. Giornalista professionista, vive a Roma dove lavora come responsabile dei canali satellitare e youtube, e come addetto stampa, presso la Camera dei deputati.