Quattro chiacchiere con Cecco e Cipo: “Meno male che non ci hanno presi a X-Factor!”
Domenica sera Simone Ceccanti e Fabio Cipollini, in arte Cecco e Cipo, diventati famosi dopo essersi presentati alle audizioni di X-Factor, si sono esibiti al Lumière di Pisa. Hanno fatto il pienone e ho notato subito che la gente che c’era conosceva tutte le parole di tutte le canzoni. Questo la dice lunga sul successo che i due ragazzi toscani stanno ottenendo. Successo meritato? Io stessa sono molto scettica riguardo a quello che arriva dai talent, ma questo duo mi aveva già colpito in televisione con un pezzo così particolare come Vaccaboia e, devo dire, che hanno confermato la mia prima impressione.
Un concerto “colorato”, è questo il primo aggettivo che mi viene in mente per descriverlo, e non solo per la scenografia (azzeccatessima), ma soprattutto per il modo in cui si è svolto. Cecco e Cipo sicuramente non sono estranei al palco, suonano da un po’ di anni ormai e hanno effettivamente dimostrato un’ottima capacità di calcare la scena per due ore piene, non soltanto musicalmente ma anche scherzando e intrattenendo il pubblico, facendolo ridere tra un pezzo e l’altro e coinvolgendolo in ogni momento.
Dunque successo meritato? Sì. Cecco e Cipo è un “prodotto” che si inserisce pienamente nella scena indipendente italiana, genuino, con influenze cantautorali storiche e nuove (Rino Gaetano, De Gregori, Brunori Sas come affermano loro stessi).
Prima del concerto sono andata a infastidirli un po’ e il risultato è stata una piacevole chiacchierata che potete leggere qua sotto.
Ragazzi, ormai state cavalcando l’onda del successo, vi siete fatti conoscere partecipando alle audizioni di X-Factor, anche se non siete stati scelti per partecipare al programma. Sembra proprio che non aver partecipato alla trasmissione vi abbia fatto più bene che male, tra l’altro siete già nel campo musicale da un bel po’, avete due album all’attivo (Robe da Maiali e Lo gnomo e lo gnù) e avete fatto SOLD OUT più volte durante il tour.
Partiamo quindi dal punto di svolta della vostra carriera che è stato appunto l’audizione di X-Factor: cosa vi ha spinto a provare?
Cecco: In realtà da quest’anno X-Factor mandava dei talent scout in cerca di possibili nuove proposte da presentare all’interno del programma. Siamo stati contattati anche noi e abbiamo deciso di andarci.
Cipo: Non avremmo mai pensato di partecipare, ci è arrivata questa proposta e abbiamo deciso di provare, anche perché non avevamo niente da perdere. Abbiamo pensato o va bene, bene, o va male, male, comunque proviamo.
Come avete preso l’esclusione da parte di Morgan?
Cipo: Bene perché c’è stata una risposta immensa. Tanti ci dicono “Ma Morgan ha sbagliato a non prendervi” ma in realtà è andata molto meglio così.
Da spettatrice di X-Factor posso dirvi che forse è andata davvero meglio così, all’interno del programma avreste eseguito soltanto cover, e voi invece avete già una vostra linea musicale.
Cecco: Infatti saremmo stati in difficoltà ad eseguire solo cover.
Cipo: Noi non avremmo mai sperato di entrare a X-Factor. Ci siamo andati anche per ottenere più visibilità, per farci conoscere e poi si è scatenata questa rivolta sul web a nostro favore. Ci ha dato una spintona immensa e ci ha aperto un sacco di porte.
Una curiosità, perlopiù mia: ho visto la vostra audizione e non mi è sembrato che Vaccaboia, fosse il pezzo che avevate preparato, l’ho vista come un’improvvisata. Che pezzo avreste dovuto cantare?
Cipo: C’erano proprio altri pezzi che bisognava portare, non c’era Vaccaboia. Dovevamo portare Sunday Morning che ci era stata assegnata dalla commissione di X-Factor, ma ci veniva male. Sul palco alle audizioni, sparlando, è uscita fuori Vaccaboia. In tanti hanno pensato fosse stato tutto organizzato, invece noi eravamo davvero spaesati.
Cecco: E poi c’era da fare, tra i brani assegnati, anche un nostro pezzo, un inedito.
Cipo: Un pezzo provocatorio, da censura, molto volgare.
Non tutti gli artisti vedono di buon occhio i talent. C’è chi li guarda con indifferenza, chi invece li etichetta come l’anti-musica. Pensate che aver provato questa strada vi possa screditare agli occhi degli altri musicisti?
Cipo: Abbiamo sempre suonato tanto nella scena indipendente. Con X-Factor ci si è aperto un pubblico più vasto. È vero che a volte i talent pompano un po’ gli artisti, chi ne esce, magari, non ne esce come vorrebbe. Sono delle macchine un po’ particolari. È una vetrina immensa, dove ti vedono tutti. Per quanto ci riguarda, con due album già fuori, la gente ha ascoltato tutti i nostri brani. Poi magari tanti che si presentano ai talent, non hanno niente tra le mani ed è più difficile. Oppure sono solamente cantanti, mentre noi siamo cantautori.
Cecco: I talent danno possibilità, poi dipende anche dalle idee che ha in mente l’artista stesso.
Chiudiamo la parentesi sui talent. Come lavorate? C’è chi si occupa della musica, chi dei testi, fate tutto insieme o ognuno per conto proprio?
Cecco: Solitamente funziona così, uno fa il suo pezzo, poi lo fa sentire all’altro e se gli garba bene, se no via.
Cipo: Non scriviamo mai a quattro mani, ognuno scrive i suoi pezzi.
C’è qualche vostra canzone alla quale siete più legati?
Cipo: Penso le canzoni più vecchie.
Cecco: Io a Rosa, ci sono legato parecchio. Tutti me la paragonano a Gianna di Rino Gaetano, giustamente, perché lo ascoltavo tanto in quel periodo. È la nostra Gianna.
Andiamo sulla situazione della musica italiana. Ci sono secondo voi artisti validi che vale la pena seguire?
Cipo: Ti parlo della scena indipendente. Ci sono tanti gruppi simili fra loro. A entrambi piace Brunori Sas, poi abbiamo anche gusti molto diversi. Poi a me piace tanto Tricarico, che è molto sottovalutato in Italia. e Cremonini, che è il mio idolo.
Cecco: Ci piacciono I Cani, gli Zen Circus che sono i nostri padrini, i Gatti Mézzi. A me piacciono I Tre Allegri Ragazzi Morti, poi anche Caparezza.
Avete paura che dopo essere diventati così conosciuti, il vostro vecchio pubblico non vi segua più perché siete troppo mainstream? Nella musica indipendente capita spesso.
Cipo: La gente si affeziona a quella scena. In realtà se l’artista ha modo di farsi vedere a più persone è giusto che ne approfitti. Molti infatti snobbano Sanremo, ma non c’è niente di male a partecipare. Non è sbagliato seguire strade più rapide come la radio, la televisione per farsi conoscere. Bisogna stare attenti, essere capaci di gestire i mezzi.
Cecco: E’ innegabile che si ottenga più notorietà, ovviamente. Un artista che ti piace, se diventa famoso non è detto che cambi.
Avete collaborato con Lodo de Lo Stato Sociale. Avete già in mente altre collaborazioni o c’è un artista in particolare con cui vorreste lavorare? Mentre per il futuro avete in mente altri progetti? Ci sarà un nuovo album o continuerete con il tour?
Cecco: Probabilmente ce ne saranno altre, perché nei nostri album abbiamo messo tutto ciò che passava. Se non sarà un artista della scena indipendente, saranno le mamme, le sorelle, qualsiasi cosa.
Cipo: Nell’ultimo album (Lo gnomo e lo gnù) abbiamo collaborato con diversi artisti, collaborazioni nate soprattutto da un rapporto d’amicizia, avendo suonato più volte insieme e negli stessi posti. Al momento stiamo lavorando su dei pezzi nuovi. L’ultimo album è uscito a giugno, quindi per adesso ci concentriamo su questo tour che non ha data di scadenza per ora e dovrebbe continuare fino all’estate.
In qualche intervista avete detto di aver fatto i calciatori prima di iniziare a suonare.Èvero? Come vi è venuto in mente di passare alla musica?
Cipo: È stravero. Eravamo fissati. Abbiamo sempre giocato sin da piccoli, poi per scherzo abbiamo iniziato con la chitarra e a un certo punto, quando è diventato difficile fare entrambe le cose, abbiamo scelto la musica. Continuiamo comunque a giocare, ogni tanto.
Vi siete pentiti di aver preferito la musica al calcio?
Cecco: No, però un po’ ci dispiace.
Cipo: Giocavamo a livello amatoriale, però si era in gamba.
Un’ultima curiosità. Tutti abbiamo in testa per almeno una settimana un artista, una canzone, un album in particolare. Qual è la vostra “fissa” del momento?
Cipo: Io ora sto ascoltando Gazzè. Sono andato a un concerto del trio Fabi, Silvestri, Gazzè e mi è garbato un casino.
Cecco: Per ora, uno in particolare non c’è. C’è sempre il buon vecchio Rino Gaetano, De Gregori, Battisti, tutta quella scuola là.
Il duo di Empoli continua il suo tour in giro per l’Italia, quindi se capitano nei paraggi, andateli a vedere. Sembra che i due ragazzi siano nati per stare sul palco. Ringraziamoli per aver mollato il calcio!
Grazia Pacileo
Nata alla fine degli anni ’80 a Catanzaro, vive ora a Pisa dove studia Lettere moderne. Ha collaborato a una web radio, conducendo un programma e scrivendo recensioni musicali. Appassionata di libri e di film in bianco e nero, ma soprattutto divoratrice di musica in cuffia e dal vivo.