Quali sono le vere minacce alla libertà di stampa?
Lucidità. Spesso manca in questi casi. Cerchiamo di riacquistarla. Come dopo un gancio ben assestato dall’avversario, il pugile incassa, riprende fiato e si sciacqua la faccia appoggiato alle corde all’angolo del ring, così oggi l’Europa, livida e sfinita, ha bisogno di un momento di riflessione per leccarsi le ferite.
Pare però che non ce ne sia tempo, sembra che qualcuno o qualcosa ci spinga a catapultarci in piazza a manifestare per non si sa bene cosa, ad urlare contro non si sa bene chi. Siamo tutti nelle nostre agorà virtuali a combattere battaglie a colpi di hashtag: #jesuischarlie.
Come se un simbolo davanti ad una frase sia sintomo di cambiamento.
Siamo tutti Charlie? Siete tutti Charlie? Non penso. Se fossimo tutti Charlie ci indigneremmo molto di più, molto più spesso. La libertà di stampa non è stata violata solo ieri, quando, citando il nostro direttore Daniele Dell’Orco, è crollato il mondo al centro di Parigi, quando 12 uomini hanno perso la vita. La libertà di stampa e l’indipendenza dei media sono messe a repentaglio tutti i giorni, tutti i minuti, in tutte le edizioni di tutti i giornali.
Normalmente la libera stampa è minacciata in modo diverso da quello che ieri si è manifestato così apertamente a colpi di kalashnikov al numero 10 di rue Nicolas Appert, a Parigi.
La libera stampa è minacciata dal rapporto intimo, ravvicinato, a volte complice e malizioso, delle stesse organizzazioni mediali con le fonti ufficiali. E’ minacciata dagli uffici stampa, dagli addetti alle pubbliche relazioni, dagli spin doctor, che inondano le redazioni dei giornali di comunicati stampa, prodotti mediali già confezionati, pronti per essere pubblicati.
La libera stampa è minacciata dai finanziamenti che provengono dai partiti politici, è minacciata dalle ristrette visioni ideologiche che riducono la complessità del mondo a pochi scarni elementi con cui spiegare il reale, è minacciata dal business della pubblicità.
La libera stampa è minacciata dalla spasmodica ricerca del click e del like, è minacciata dal voyerismo della cronaca nera, dalle logiche dello star system che hanno ridotto la cronaca politica a gossip.
Poi, alla fine, quando tutti questi rulli compressori sono passati sopra la carta grigia di un quotidiano qualunque, alla fine, si, la libera stampa è minacciata anche dai colpi di fucile del fanatismo religioso.
Adesso che abbiamo incassato il colpo, dobbiamo riprendere fiato, dobbiamo rivedere la nostra tattica. Non è utile, non è proficuo, buttarsi a testa bassa contro l’avversario, se non conosciamo i nostri stessi punti deboli. Se non siamo consapevoli che questo gancio preso in pieno volto è accompagnato tutti i giorni da altri infimi colpi sotto la cintura, di cui non è facile accorgersi.
Che questi giorni di elaborazione del lutto siano, allora, per il libero Occidente, giorni di sincera riflessione su ciò che è accaduto, su cosa è stato messo in discussione ieri a Parigi e su cosa viene messo in discussione tutti i giorni. Il metus hostilis ci ha fatto stringere intorno alla redazione del Charlie Hebdo, ma è importante che non ci butti fuori strada: la libertà di stampa che oggi, sconvolti, tutti invochiamo a gran voce, deve essere sorvegliata sempre.
Francesco Frisone
Francesco Frisone, nato nel 1994 a Roma. Frequenta la facoltà di Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Pavia, è allievo IUSS e alunno dell’Almo Collegio Borromeo. Ha frequentato la London School of Journalism nell’estate 2014 e ha lavorato per l’Ufficio del Sindaco Depaoli a Pavia nel 2015. Si interessa di media, politica e campagne elettorali.