Parità di diritti e salari: il femminismo a Hollywood
Da quando alla Notte degli Oscar Patricia Arquette ha lanciato un messaggio alle donne d’America dicendo che “È il momento di raggiungere una volta per tutte la parità di salario e diritti”, il tema del sessimo a Hollywood è tornato prepotente nei mass media, dando l’input a molte attrici di denunciare le discriminazioni viste e subite negli anni.
Alcune protagoniste della rete CBS hanno raccontato le proprie esperienze. Halle Berry ha ricordato i difficili esordi: “La televisione era diversa, c’erano cose che una donna non poteva fare”. Senza contare i pregiudizi razziali e il background da modella che “Non ha certo aiutato la mia credibilità”. Barbara Hall, creatrice ed executive producer di Madam Secretaryha detto: “Usano la parola limite per discriminare le sceneggiatrici, si pensa che non siano capaci di essere audaci”. Mentre Lucy Liu ha raccontato quanto ha dovuto insistere prima che le lasciassero dirigere un episodio di Elementary.
Rose McGowan ha pubblicato su Twitter un annuncio per un film con Adam Sandler, in cui si chiedeva alle attrici di leggere “attentamente” il copione e indossare abiti attillati e scollati, specificando che l’uso di reggiseni push-up era “incoraggiato”. E le testimonianze si moltiplicano. Il blog Shit People Say To Women Directors raccoglie in modo anonimo storie simili e dichiarazioni sessiste, come quella del produttore Darren Buster Howell: “Non assumo chi ha i suoi giorni ogni mese o può fare bambini. Tu vuoi una famiglia, io voglio fare soldi. I nostri obiettivi non coincidono”.
Da Charlize Theron che chiede la stessa paga del co-protagonista, a Reese Witherspoonche decide di produrre film come Wild e Gone Girl, il femminismo sta avvicinando le dive come non mai. Anna Faris racconta che il marito Chris Pratt ha molti amici tra i colleghi maschi, “Mentre noi non abbiamo il senso di comunità perché non lavoriamo insieme spesso. Se solo un ruolo su quattro è per donne, dobbiamo lottare fra di noi”.
Meryl Streep, da sempre attiva in questo campo, ha lanciato un laboratorio per sceneggiatrici over 40, tenuto da alcune professioniste di Hollywood ed è stata la prima firmataria di una lettera aperta inviata ad Angela Merkel per sensibilizzare le istituzioni, sostenendo che “la povertà è sessista”. Inoltre, porterà presto il femminismo sul grande schermo interpretando Emmeline Pankhurst in Suffragette.
C’è poco spazio per le donne nell’industria del cinema: dirigono solo il 23% dei film prodotti, cifra che scende fino a 1,9% se si parla di blockbuster. La Arquette, in una recente intervista, ha detto: “A Hollywood è sempre stato così. A Maggie Gyllenhaal è stato detto che a trentasette anni è troppo vecchia per lavorare con un uomo di cinquantacinque, mentre Zoe Saldana è stata quasi scaricata perché incinta”. Ma il suo discorso era allargato a tutti i campi del mondo del lavoro. “Gli uomini hanno salari più alti nel 98% dei casi. Gli unici campi dove le donne guadagnano di più sono pornografia, prostituzione e moda”. Secondo la Arquette bisogna superare il concetto obsoleto di femminista che odia gli uomini: “Vogliamo parità.Dobbiamo riprenderci la parola femminismo”.
Valeria Giuffrida
Valeria Giuffrida, nata a Catania. Ha studiato Lingue e Comunicazione. Blogger, appassionata di narrazione e mescolanza tra linguaggi comunicativi, ha frequentato diversi corsi nel settore del teatro, del cinema, della radio, della scrittura creativa. Ha collaborato per due anni con Step1 magazine, occupandosi di cultura, cronaca, interviste, video inchieste. Insieme ad un gruppo di studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, ha fondato Smanews, progetto radiovisivo di informazione e satira.