Operazione vintage riuscita: in Star Wars VII J.J. Abrams azzecca (quasi) tutto
Sono passati dieci anni dall’ultimo film di Star Wars e l’attesa per l’episodio 7 si è trasformata in un vero e proprio fenomeno mediatico di altissimo e intensissimo livello. I giorni precedenti al 16 dicembre, data italiana per l’uscita nelle sale cinematografiche hanno visto home di facebook, televisori, riviste, giornali e il web tutto riempirsi di Jedi, robot, spade laser. L’attesa, intensissima, è stata ripagata.
I fan della serie galattica possono ritenersi soddisfatti. Magari non al cento per cento, però.
Del nuovo film diretto da J.J. Abrams saranno felici i fan, sfegatati e non, della prima trilogia, infatti il settimo episodio, sia cronologicamente che dal punto di vista della regia e della sceneggiatura, segue e ricalca il filo lasciato interrotto da Il ritorno dello Jedi.
Il film inizia con il tradizionale incipit “Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana”, e con il testo in scorrimento che ci aggiorna sulla situazione: Luke Skywalker è scomparso, non ci sono più Jedi nell’universo, e una nuova forza oscura figlia dell’Impero e chiamata Primo Ordine terrorizza le galassie. L’ex principessa Leila (Carrie Fisher) invecchiata benissimo, divenuta generale della resistenza sostenuta dalla repubblica, ha inviato Poe Dameron su Jakku, pianeta desertico simile a Tatooine, a recuperare una mappa che indica l’attuale posizione di Luke Skywalker, ultimo Jedi. Ma proprio in quel momento le forze del Primo Ordine giungono sul pianeta per impossessarsi di questa informazione. A guidare i «cattivi» c’è Kylo Ren (Adam Driver), erede di Darth Vader che si nasconde sotto una maschera simile a quella del precedente antagonista.
Il film è un susseguirsi di azione, inseguimenti a bordo astronavi e tanti colpi di scena che rendono il settimo episodio un quasi-remake della vecchia trilogia. Il ritorno di Han Solo (Harrison Ford) e Chewbecca, la mitizzazione di Vader, il cameo della Cantina Band nella taverna di Mos Eisley, i pianeti, desertici e gli effetti di passaggio tra una scena e l’altra (stile moviemaker, o meglio anni ’80) sono piccole perle “vintage” che fanno sorridere i fan di vecchia data e che danno lustro e coerenza al film. Ma Star Wars 7 non è soltanto una ripresa fedele della prima trilogia di Lucas, o il tentativo di creare un finto remake col solo scopo di guadagnare milioni e milioni di dollari (tra l’altro già guadagnati prima ancora dell’uscita del settimo episodio). J.J. Abrams, in Star Wars 7, è stato capace anche di inserire elementi di novità non indifferenti che permetteranno lo sviluppo di una trama, che se all’inizio sembra ricalcare troppo il passato, in realtà si apre a nuove e interessanti possibilità. Tre sono i nuovi protagonisti schierati sul tavolo delle pedine accanto alle vecchie leggende: Finn, Stormtrooper rinnegato, Rey, commerciante di rottami, e poi Poe, pilota della resistenza.
Star Wars 7 Il risveglio della forza, divertente, adrenalinico, nostalgico, ma anche tanto innovativo, è un film da vedere ed è anche una possibilità per chi non ha mai seguito la saga, di incuriosirsi ed avvicinarsi ad uno dei fenomeni cinematografici più rivoluzionari della storia del cinema. Ottime sono le premesse lanciate dal settimo episodio, che si spera saranno confermate dai successivi film.