Non solo record d’incassi: quando il cinema mette a nudo la politica
di Francesco Arena, in Cinema, del 24 Giu 2015, 11:00
Dopo la carrellata di alcuni film che trattavano il giornalismo nella recente storia del cinema, strettamente collegato alla stampa è un altro argomento molto trattato nelle sale: la politica. Sia essa legata alla denuncia del sistema, sia alla biografia di personaggi realmente esistiti, il legame che si è creato è molto forte, creando anche delle pellicole record di incassi.
Possiamo riscontrare diversi filoni di questo genere, solitamente individuati nel blocco USA President (dove di solito si parla del presidente degli Stati Uniti), film incentrati sui rapporti Usa di politica estera, biografie di personaggi storici e film sui personaggi politici dell’attualità.
Nella prima categoria inserirei sicuramente Tutti gli uomini del Presidente (film già citato nel mio articolo sul giornalismo), JFK-un caso ancora aperto di Oliver Stone, film del 1992 con Kevin Costner e Tommy Lee-Jones, che fece talmente rumore da indurre l’allora presidente Bush senior a costituire una nuova commissione d’inchiesta sull’omicidio di Kennedy, e Fahrenheit 9/11, documentario di Michael Moore del 2004 in aperta critica all’allora presidente Bush figlio, responsabile di non aver adeguatamente agito in seno agli attentati alle Torri Gemelle del 2001.
Per i film legati alla politica estera USA, citerei sicuramente Leoni per Agnelli, pellicola del 2007 diretta e interpretata da Robert Redford con Tom Cruise, dove lo scenario è la guerra in Afghanistan e la propaganda americana che, dietro persone che mirano solo al proprio tornaconto personale, mandano in questi teatri di guerra giovani ragazzi a combattere e a rischiare la vita. Altro film attinente è Syriana, del 2005 con George Clooney, che tratta degli interessi petroliferi nell’area Medio-orientale e nelle ex-Repubbliche sovietiche, controllati dal governo Usa grazie ad accordi segreti con politici e guerriglieri locali.
Per le biografie, storia a se fanno le molte pellicole incentrate su Che Guevara, che a torto o a ragione è diventata una sorta di icona del rivoluzionario, rappresentato in tante pellicole come I diari della motocicletta del 2004 che racconta il Che da giovane, prima di cominciare la sua vita di guerrigliero, oppure in Che-l’argentino e Che-Guerriglia del 2008 diretti da Steven Soderbergh, film in due parti con l’interpretazione di Benicio del Toro. Da ricordare anche il film Il caso Moro, del 1986, che racconta le vicende attorno al rapimento e alla morte di Aldo Moro perpetrato dalle Brigate Rosse.
Infine vi è la parte dedicata ai politici del momento, con film che spesso sono di denuncia o comunque di protesta nei confronti del personaggio rappresentato. Di questa categoria, l’Italia è specialista, visto che negli anni ha prodotto diverse pellicole sul tema, come Il Divo di Paolo Sorrentino, biografia di Giulio Andreotti, o gli innumerevoli film su Silvio Berlusconi (Il Caimano, Bye bye Berlusconi). Anche l’Inghilterra ha dato il suo contributo a questo genere con The Queen, film del 2006 che racconta le vicende della Regina Elisabetta, accadute nel periodo tra il primo governo Blair e la morte di Lady Diana.
Citazione a parte, perché fuori dalle categorie sopra citate, per due film che ho visto e che mi sono piaciuti per motivi diametralmente opposti. Il primo è Le idi di Marzo, film del 2011 sempre con George Clooney, che narra le vicende che accadono durante la corsa per le Primarie Democratiche per il candidato alla Presidenza degli Stati Uniti, tra colpi bassi e gioco sporco.
Il secondo è Benvenuto Presidente, commedia del 2013 interpretata da Claudio Bisio, dove per un incredibile caso del destino, un italiano qualunque si ritrova ad essere capo dello Stato, e a portare a galla tutti i segreti più inconfessabili della politica italiana, facendo emergere il marcio e gli accordi sottobanco delle varie fazioni.
Entrambi, uno in un modo crudo e realistico, l’altro comico e canzonatorio, vogliono comunque mettere in luce che la politica è spesso frutto di accordi segreti, che vanno al di là della volontà popolare e delle ideologie, che sono morte sull’altare del potere. Questo dovrebbe farci riflettere su cosa è la politica oggi, visto che al cinema ne viene sempre mostrato il lato peggiore o nostalgico. Che sia forse il caso che anche lo spettatore/elettore cominci veramente a dire la sua?
Francesco Arena
Francesco Arena nasce a Modena nel 1984, studia Ragioneria con specializzazione Informatica, attualmente impiegato bancario. Nel tempo libero frequenta cinema e tutto quello che riguarda il mondo della tecnologia. Si interessa anche di cucina e sta scrivendo un libro di ricette. Come genere ama molto i film comici (ma non demenziali), fantascienza e supereroi in generale.