Non c’è pace per Charlie Hebdo: la redazione in disaccordo sulla gestione delle donazioni
A poco più di due mesi dall’attentato terroristico che ha scosso l’Europa intera, le tensioni continuano a destabilizzare l’ambiente che circonda la redazione del settimanale satirico. I problemi vengono stavolta dall’interno, causati da quei 30 milioni di euro che il giornale ha ricevuto in seguito all’attacco. Undici dipendenti di Charlie, fra cui il giornalista Laurent Leger e l’editorialista Patrick Pelloux, hanno infatti chiesto che tutti i dipendenti vengano elevati ad azionisti del giornale, sottolineando come “tanto più ampio il controllo, tante più decisioni verranno prese collettivamente e questo è meglio per ciascuno”.
Questi introiti straordinari, prima del 7 gennaio sconosciuti al giornale, derivano in parte dalla solidarietà di lettori e non, ma soprattutto dall’incredibile picco di vendite dei numeri pubblicati in seguito all’attentato. Come spiega il rappresentante legale della dirigenza le donazioni sono “tassate al 60%” e vanno interamente alle famiglie delle vittime, mentre gli utili delle vendite passano nelle casse del magazine e “serviranno per creare una fondazione, in particolare per insegnare la libertà di espressione nelle scuole”, affermando che “tutti questi soldi stanno facendo più male che bene”.
Attualmente il 40% del giornale è nelle mani dei familiari di Charb (ex direttore, rimasto ucciso nel corso dell’attentato), un altro 40% è di proprietà del vignettista Riss e l’ultima fetta appartiene al manager Eric Portheault.
Veronica Secci
Veronica Secci, nata a Cagliari nel 1993. Frequenta la facoltà di Lettere presso l’Università di Cagliari. Ha vinto la finale regionale del MArteLive Festival per la sezione Letteratura e partecipato alla Biennale di Roma nella stessa sezione. Coltiva la passione per la scrittura creativa e il giornalismo di inchiesta.