Meraviglie d’Italia: viaggio nel giardino di Ninfa
Arrivando al giardino di Ninfa dalla “Ninfina”, la strada provinciale che costeggia i vicini borghi di Norma e Sermoneta, sarete accolti da questo scenario: i resti di un castello medievale, turrito e con mille anni di storia alle spalle, che si specchia su un lago circondato da una rigogliosa vegetazione. Mozzafiato, davvero. E non sarà che la prima di una lunga serie di emozioni che questo posto da fiaba sarà in grado di regalarvi.
Situato nel territorio di Cisterna di Latina, vicinissimo allo straordinario borgo medievale di Sermoneta (in cui vi parrà di rivivere i fasti di un glorioso passato medievale), il giardino di Ninfa si presenta come felicissimo sposalizio tra storia e natura, tra archeologia e botanica, per cui lo scenario saprà soddisfare i palati degli appassionati dell’una e dell’altra.
Fino al secolo scorso Ninfa, oggi monumento naturale della Regione Lazio, apparteneva alla famiglia Caetani, la stirpe di quel satrapesco papa di dantesca memoria che fu Bonifacio VIII. E fu proprio costui a volerla, sborsando migliaia di fiorini per accaparrarsela insieme ai territori vicini (Sermoneta, Bassiano e San Donato) in favore di suo nipote Pietro II, il conte di Caserta. In sostanza egli ne fece, a partire dalla fine del secolo XIII, una sorta di base per i propri domini meridionali.
Ma entriamo in questi otto ettari di meraviglia.
Considerato il panorama iniziale, sarete particolarmente invogliati a iniziare la vostra visita, sempre che non vi facciate prendere dallo sconforto dalla prospettiva di una coda infinita (ma a quanto pare di recente è diventato possibile – finalmente! – acquistare il biglietto direttamente dal sito web). Una volta entrati sarete accompagnati da una guida che, tra un pioppo e un platano, non mancherà di ammonirvi: “Non buttate niente in terra! Né cicche di sigarette né altro: non lasciate nulla a Ninfa e non prendete nulla da Ninfa”. Le regole sono queste, severe da far impallidire un monaco, e bisogna rispettarle: Ninfa è così da secoli e per molti secoli ancora si spera rimanga intatta. Certo, della doppia cinta muraria medievale non è rimasto molto, né di molti edifici civili, delle abitazioni, così come delle ben quattordici chiese. Una di queste, Santa Maria Maggiore, fu testimone di un episodio di rilevanza storica, poiché vi cinse la tiara papale Alessandro III (1100-1181), unico caso al di fuori di Roma e Avignone. Sarà stato anche questo ad attrarre san Francesco e san Tommaso, che in seguito vi si recarono in pellegrinaggio.
Piccolo borgo di passaggio, durante il Medioevo Ninfa era benestante, con le sue 150 case a due piani, i suoi due ospedali e i circa 1.500 abitanti. La sua ricchezza dipendeva in gran parte dal fatto che per accedervi si doveva pagare un pedaggio: la cittadina assolveva infatti funzione di dogana (non a caso Doganella di Ninfa si chiama oggi una frazione vicina). Scenari archeologici, ma è soprattutto la botanica a caratterizzare questo luogo magico, dove un particolare microclima permette la convivenza di piante provenienti da tutti i continenti: un noce nero americano, un leccio del 1921, un gigantesco pioppo nero (pare sia il terzo d’Europa), simbolo questo di buon auspicio, persino un glicine giapponese fiorito e ancora dei giganteschi bambù che sfiorano i 15 metri di altezza. Da qui il fiume, popolato da trote e da altra fauna marina, è assai vicino, poco profondo ma navigabile con i cosiddetti sandali, imbarcazioni dalla chiglia piatta. Assecondando la direzione del fiume si giunge finalmente dinanzi al castello, che si trova proprio davanti al Municipio, restaurato durante il Fascismo. La vostra visita terminerà proprio qui.
Alcuni autorevoli quotidiani internazionali (tra cui il New York Times) hanno indicato Ninfa come uno dei giardini più belli e romantici al mondo. Ebbene, sarete voi a dire se merita o meno questa fama. Noi siamo pronti a scommettere che sarete d’accordo.
Per ulteriori info su Ninfa e dintorni: http://www.fondazionecaetani.org/
Marco Testa
Nato nel 1983 e cresciuto nell’isola di Sant’Antioco, ha compiuto studi storico-archivistici e musicali. Autore di saggi e numerosi articoli, scrive su “Cultora” e su “Il Corriere Musicale”. Lavora presso istituti storici e musicologici; recentemente è stato invitato dal direttivo dello Xenia Ensemble a moderare alcune conferenze nell’ambito del Festival di musica contemporanea “EstOvest”. Adora (quasi) tutto ciò che è Musica, il mare, la letteratura di viaggio, la letteratura e il cinema horror, gli antichi borghi, la storia e la cultura della sua Sardegna, il buon cibo e molto altro. Vive a Torino dal 2008.