Maggio dei libri, novembre delle librerie
Un altro record raggiunto grazie al lavoro e all’entusiasmo di tutti i partecipanti: si è conclusa con 3.461 iniziative la quinta edizione del Maggio dei Libri mostrando sul sito www.ilmaggiodeilibri.it una cartina d’Italia piena di numeri a testimoniare l’impegno e la passione per i libri in tutte le regioni del Paese. «Il successo del Maggio dei libri dimostra che l’opera di investimento nell’educazione alla lettura è apprezzata ed efficace», commenta Romano Montroni, Presidente del Centro per il Libro e la Lettura. «In Italia si legge poco ma in occasione di questa campagna avviene l’opposto, con migliaia di iniziative che coinvolgono lettori nuovi e abituali in una miriade di occasioni di lettura e apprendimento. Tutto ciò che serve è la semina, a partire dalle scuole: gettare le basi affinché l’amore per i libri possa sbocciare e accompagnare per tutta la vita». Questa è l’energia per la mente raccontata dal claim della campagna (Leggere. Energia per la mente, affiancato dagli altri tre Se lo assaggi non smetti più, Leggere ti porta dove vuoi e Leggere è un mondo meraviglioso e dal payoff Leggere fa crescere).
Questo è l’incipit del comunicato stampa emesso qualche giorno fa in conclusione del Maggio dei Libri, la campagna promossa dal Centro per il libro e la lettura del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – e patrocinata da numerosi altri enti istituzionali e non – per promuovere e diffondere la lettura attraverso eventi d’ogni genere e sorta. Comunicato dai toni parecchio trionfali, come anche a voi risulterà evidente e come non potrebbe essere altrimenti (s’è mai visto un testo del genere di senso opposto?) per una campagna certamente apprezzabile e sostenibile negli intenti fondamentali, e che personalmente nel principio non posso che sostenere.
Purtroppo poi, la situazione a dir poco difficile in cui versa la lettura nel nostro paese impone di andare al di là dei trionfalismi istituzionali e degli apprezzamenti pur sentiti, per constatare quali siano gli effetti pratici della campagna – effetti che, in primis, dovrebbero manifestarsi maggiormente nel periodo appena successivo alla sua conclusione. Bene: ho sentito alcuni amici librai sparsi per l’Italia, e devo ammettere che non uno si è dimostrato così trionfalista come verrebbe da supporre in base al tono del comunicato del Centro per il Libro e la Lettura. Intendo dire: quasi tutti apprezzano iniziative del genere e i loro potenziali effetti benefici, e di contro tutti (o quasi) si chiedono se cose come il Maggio dei Libri possano risultare davvero utili per ottenere i benefici effetti preposti. I quali sono, giusto per essere molto concreti, più acquirenti di libri in libreria, ecco.
Insomma, ho colto un certo diffuso disincanto, per quest’ultima come per precedenti iniziative di promozione della lettura. Vuoi che il pessimismo nel settore stia diventando congenito – così ben alimentato, poi, dalle periodiche statistiche sullo stato di esso – vuoi che eventi come il Maggio dei Libri, per i quali naturalmente bisogna anche immaginare un effetto benefico di lungo periodo, si gradirebbe avessero però ricadute soprattutto immediate, appunto perché il settore è già a dir poco malato e nessuno può dire quanto possa ancora tirare avanti nelle condizioni attuali, fatto sta che il sentimento comune è che queste iniziative non siano mai così efficaci come si vorrebbe e si proclama, ovvero che esse non riescano a intercettare il male profondo che intacca la lettura nel nostro paese per poterlo poi curare e guarire. Sarà stato anche il maggio dei libri, ma per molti librai è comunque parso un (ennesimo) novembre, mese non esattamente dei più lieti.
E’ inoltre evidente la sfiducia che i librai indipendenti nutrono ormai sempre di più per le istituzioni, viste – un po’ come quelle prettamente politico-partitiche – sovente distanti dai problemi reali del settore così come dalle cause primarie di essi, impegnati nell’organizzare iniziative virtualmente belle e apprezzabili ma che, alla fine portano prestigio solo a chi le organizza e nessun guadagno concreto a chi ne dovrebbe essere beneficiario.
Posto tutto ciò, e forse per gli stessi endemici disincanti sopra citati, bisogna però anche denotare che al momento non si vede ancora un fronte comune del settore editoriale e librario indipendente rispetto alle macro-questioni che caratterizzano il mercato nazionale post-vittoria sulla Legge Levi. Ovvero, manca ancora la definizione di una volontà comune da parte della filiera editoriale indipendente di diventare blocco solido, efficace, autonomo dalle istituzioni ordinarie ed emancipato dai meccanismi che regolano il mercato, dettati dalla grande editoria e dalle sue discutibili politiche oligopoliste le quali prima o poi (ma tempo più prima che poi) torneranno certamente a sferrare qualche attacco dei loro. E la vittoria ottenuta sul tentativo di sostanziale abrogazione della Legge Levi non garantisce un’altrettanta futura invincibilità, inutile rimarcarlo.
Ma tornerò su questo argomento in un prossimo articolo.