Lo scrittore del XXI secolo: da letterato a brand
Lo scrittore del ventunesimo secolo – e non solo il più classico dei romanzieri, ma anche il blogger o chiunque, più genericamente, aspiri a campare grazie agli introiti della propria presenza sulla scena editoriale – deve necessariamente fare i conti con attività del tutto slegate da carta, penna e tastiera. O meglio: li può e li deve usare, ma per motivi molto meno romantici di quelli che muovevano i suoi predecessori. Una buona storia, un buon pezzo, un buon contenuto proposto nella più corretta delle forme, non è oggi assolutamente sufficiente a permettere all’autore più o meno emergente – e neppure a quello già affermato – di mantenere un saldo circolo di follower – e quindi, si spera, di acquirenti –, a meno che non si riveli capace di offrire se stesso e il suo prodotto come un vero e proprio brand. E questo non solo sfruttando i canali più banali quali i social – banali, poi, per modo di dire –, ma anche attraverso tutta una serie di vie traverse che al contempo riescano a evitargli, comunque, di rendersi invasivo e fastidioso.
Non si dice niente di nuovo, se si evidenzia come oggi siano tanti i libri oggettivamente scadenti per stile, contenuto e struttura, e neppure se si sottolinea come questa marea di opere abbia comunque intasato un mercato ormai fastidiosamente saturo, causa delle generalizzata sfiducia ben diffusa soprattutto fra i lettori più esigenti. Si definisce anzi un paradosso: tanti di quegli autori che risultano meglio capaci di vendersi – e vendere – sono spesso gli stessi le cui creature risultano più scarsamente stimolanti già a una prima lettura. La causa è presto detta e forse perfino ovvia: l’enorme impegno profuso nelle attività di marketing è certamente proficuo e redditizio, ma non necessariamente proporzionale alle capacità letterarie.
Profili social curati e aggiornati, siti web dedicati, tour e conferenze non sono poi un obbligo soltanto per quegli autori auto pubblicatisi, i quali non possiedono il supporto di una casa editrice e devono ovviamente spendersi in attività di questo tipo – spesso con scarso successo, data la mancanza di conoscenze nel campo del marketing – bensì gravano quasi allo stesso modo su autori ben più blasonati, i quali neppure possono esimersi da compiti analoghi. E da qui la facilità di incappare nelle pagine social di Khaled Hosseini, Stephen King e tanti, tantissimi altri; che si potrebbe pensare non abbiano bisogno di tali attività collaterali e, invece, ne fanno un importante punto di forza.
Una domanda sorge spontanea: considerando la già grave crisi in cui versa l’editoria – si pensi pure a quella italiana, ma il nocciolo del discorso si applica anche ad altri contesti geografici – e ancora la desolazione che traspare dai dati sulla lettura degli ultimi anni, se non esistessero quegli autori capaci di tenersi stretti i propri seguaci semplicemente interagendovi – umanamente e commercialmente, nelle maniere più disparate – quale sarebbe il livello della lettura attuale? A tal proposito J. K. Rowling rappresenta certamente l’esempio più eclatante di scrittrice a capo non di una semplice saga, bensì di un marchio noto a livello mondiale. Ma la domanda, in questo caso, si capovolge: la diffusione enorme di “HP” e il fortissimo impatto socio-economico è causa o conseguenza dell’incoronazione a massima autrice per ragazzi dell’età moderna?
Per chi volesse quindi approcciarsi alla scrittura intendendola fin dal principio come un vero e proprio business esiste – oltre a un’infinità di siti web più o meno seri e utili – un vero e proprio manuale, pubblicato soltanto l’anno scorso e intitolato The 7-Step Guide to Authorpreneurship, che si propone d’insegnare a scrittori e aspiranti tali le migliori strategie del caso. Scrittore avvisato, mezzo salvato.
Veronica Secci
Veronica Secci, nata a Cagliari nel 1993. Frequenta la facoltà di Lettere presso l’Università di Cagliari. Ha vinto la finale regionale del MArteLive Festival per la sezione Letteratura e partecipato alla Biennale di Roma nella stessa sezione. Coltiva la passione per la scrittura creativa e il giornalismo di inchiesta.