Le decisioni di Angelina
Sono senologa e scrittore, vi aspettate che discetti di prevenzione e mastectomie più o meno profilattiche, ovariectomie e rischio genetico (ma quanta gente non ha ancora capito la differenza tra utero e ovaie, a proposito? Nel Web ho letto ogni possibile variante anatomica attribuita ad Angelina Jolie e alla sua prevenzione oncologica). In questo post temo di deludervi perché non mi addentrerò nei soliti argomenti che ho comunque descritto a vario titolo qua e là nei siti con i quali collaboro.
Angelina Jolie ha deciso di sottoporsi, pure essendo sana, a interventi chirurgici per l’asportazione delle ghiandole mammarie (mastectomia) e delle ovaie (ovariectomia): l’ha fatto perché ha ereditato una mutazione del DNA in uno specifico gene e questa mutazione rende altissimo il rischio di tumore mammario e tumore ovarico; ha anche un rischio più alto rispetto ad altri tumori per i quali non esiste prevenzione efficace, se non un tot (poco quantificabile per chi è onesto nell’approccio comunicativo) di protezione grazie allo stile di vita e all’equilibrio energetico. Questa è la notizia. Personalmente non posso fare altro che applaudirla: ha considerato le opzioni, ha atteso di avere figli e valutato i pro e i contro dei diversi approcci che la medicina prospetta, e ha deciso. Ha esercitato in pieno il diritto di usare la propria mente e la propria libertà per proteggere se stessa: qualunque fosse stata la decisione, sarei stata con lei.
Peccato che ogni volta che Angelina decide di farsi asportare un pezzo di corpo a titolo precauzionale il mondo entri in uno stato di fermento inaudito. La domanda costante, la cui durata varia da sette giorni a due mesi, è “Cosa ne pensi?”. Se ci riflettiamo, non ha senso. Volendo, potremmo chiacchierare di seno e ovaie e salute e malattie tra amici davanti a un caffè, e potremmo anche commentare la bellezza fisica di Angelina e di suo marito Brad come si parla di qualunque altro argomento poco noto perché eccessivamente divulgato: senza esprimere opinioni particolari, quello sarebbe l’unico discorso lontanamente interessante e destinato a perdersi nei vapori del tempo. Altro genere di riflessione va bene per i media, quei media che proprio Angelina ogni volta desidera stuzzicare con piena consapevolezza e notevole maestria. Perché dovremmo riempire il Web e le pagine dei giornali con il nostro pensiero su una libera e consapevole decisione presa da una donna? Dove sta il beneficio presunto, a parte la pubblicità inevitabile per Angelina, per i suoi medici e per Brad che la ama lo stesso anche se non ha più i seni e le ovaie (e ci mancherebbe altro)?
Non cado nel facilissimo tranello di considerare l’interesse per gli interventi chirurgici di Angelina uno stimolo alla prevenzione: non è così, non può funzionare perché il genere di prevenzione di cui stiamo parlando riguarda solo le donne con una certa mutazione genetica, e nemmeno tutte. Oltretutto non ditemi che Angelina Jolie possa essere la rappresentante di ogni donna, di tutte le donne: rappresenta se stessa e lo fa con stile ed eleganza, ma niente a che vedere con le migliaia e migliaia di donne che ogni giorno incontriamo nel nostro quotidiano. La verità è che chiedersi se abbia fatto bene o male a decidere di seguire un percorso così complesso e traumatico è una violazione della sua libertà personale, un abuso che scatta spontaneo perché grazie ai media siamo convinti di avere titolo per discutere di lei e della sua salute, della sua sfera più intima.
E ho un altro piccolo sospetto. Il dibattito su “Cosa ne pensi?” non nasce solo da un’icona della bellezza che si fa smontare il corpo per ridurre il proprio rischio di cancro, ma dal fatto che si tratti di una donna che a un certo punto ha preso in mano la propria vita e ha deciso. Ha ascoltato proposte e pareri, ha esaminato la situazione personale a tutti i livelli e alla fine ha tratto una conclusione solo sua, nel pieno della libertà e della coscienza. E quando l’ha raccontato al mondo ha esposto la propria faccia, attribuendo a sé ogni responsabilità prima, durante e dopo.
Una donna ha deciso, una donna ha gestito il proprio corpo come ha ritenuto meglio per sé. Una donna ha raccontato al mondo ciò che le sta succedendo. Forse il problema sta proprio lì.
MariaGiovanna Luini
MariaGiovanna Luini (pseudonimo di Giovanna Gatti) è scrittrice di narrativa e saggistica, consulente di sceneggiatura e comunicatore scientifico; laureata in Medicina e specialista in Chirurgia Generale e Radioterapia con un Master in Senologia. Scrive romanzi (“Il male dentro”, Cairo publishing 2013, il più recente) e saggi divulgativi (molti dei quali insieme Umberto Veronesi), ha lavorato alla sceneggiatura di serie televisive e film (“Allacciate le cinture” di Ferzan Ozpetek – 2014). Ha un blog personale molto seguito sul sito www.mariagiovannaluini.it e rubriche fisse su testate divulgative nazionali cartacee e online e portali di cultura. Crede che l’unica medicina degna di questo nome si prenda cura della persona e non della malattia: se si parte da lì tutto è possibile.
Brava, la migliore lettura della scelta di una donna, un carissimo saluto