La seconda serata del Festival di Sanremo: cronaca di una noia annunciata
Sono le 20:45 e Carlo Conti è appena apparso sullo schermo della televisione dando così il via alla seconda serata del Festival di Sanremo. Ma non c’è tempo per perdersi in chiacchere!
Ringraziato lo share della sera precedente, si inizia subito con la gara tra le Nuove Proposte, ma visto che il Festival è soprattutto la scena dei cantanti italiani navigati, i cosiddetti big, si esibiranno solo due coppie di gruppi e cantanti emergenti.
Prima sfida: i Kutso e il diciassettenne Kaligola. Si parte subito con il solito e stucchevole perbenismo della Rai. Carlo Conti pronuncia il nome della band romana in modo errato, ovvero così come è scritta, tralasciando di conseguenza la natura provocatoria del gruppo che si evince già dal nome. Ma che ci aspettavamo? Vuoi mettere pronunciare “Catzo” in prima serata sulla Rai? Se proprio vogliamo essere “irriverenti” meglio richiamare Siani.
Passiamo alle esibizioni.
I Kutso cantano Elisa, pezzo che, per chi li conosce da un po’, è esattamente nelle loro corde. La performance va anche bene, se non fosse che vederli lì costretti a trattenersi sul palco, ti fa rimpiangere i live in cui scatenano il finimondo.
Lo sfidante è Kaligola che canta Oltre il giardino. Ragazzo diciassettenne, che si fa dirigere dal nonno, faccia pulita, conosciuto soprattutto grazie al suo canale YouTube, ha tutte le carte in regola per essere il prossimo idolo delle ragazzine. Inizia a cantare e l’unica cosa che mi viene in mente è “Perché solo in Italia dobbiamo sorbirci questo rap per bene?” E con “per bene” non intendo riferirmi tanto al testo, ma mi pare che anche lì ci sia poca originalità, tutti sembra vogliano essere RoccoHunt. Manca l’esperienza, credo. Ma a diciassette anni c’è ancora tutto il tempo per poter migliorare.
La prima sfida la vincono i Kutso, che spero prima o poi vengano chiamati nel nome corretto (magari se la prossima volta si esibiranno dopo le 23…).
Seconda manche: EnricoNigiotti contro Chanty. Il primo, cantautore livornese che ha partecipato ad Amici qualche anno fa, canta Qualcosa da decidere. Il testo è melenso, poco originale e l’esibizione è anche peggio: sembra Gianluca Grigani giovane e stonato.
Chanty con Ritornerai. La voce non è niente male, il testo non è niente di che, ma finalmente un po’ di RNB a Sanremo. Ovviamente passa Nigiotti (e non me ne spiego il motivo), e Carlo Conti consola l’esclusa dicendole “Almeno hai cantato a Sanremo”. Di questi tempi davvero tutto fa curriculum.
Accantonati velocemente i giovani, arriviamo alle performance dei Big di casa nostra.
Si parte con Nina Zilli che canta Sola, brano che parla di un amore finito. Una buona esibizione, il sound blues e la voce della cantante regalano un po’ di sollievo, finora la cosa migliore della serata.
Non culliamoci troppo sulla Zilli perché ora arriva una terzina vincente (anche nel senso che due di loro Sanremo l’hanno vinto per davvero).
Il secondo Big in gara è Marco Masini che, vestito come un hipster un po’ attempato, canta Che giorno è? un pezzo che si dimentica dopo due secondi. Lo preferivo molto di più ai tempi di Bella stronza.
Arriva sul palco Anna Tatangelo con Libera. Per chi, come me, si aspettava una hit come quella di questa estate (Sono una muchacha troppo sexy), è rimasto certamente deluso. Cito “Libera come una nuvola che nel vento si dondola. Unica come la luce della luna quando illumina”. Viene voglia di creare una petizione per impedire a Francesco Silvestre (alias Kekko dei Modà) di scrivere testi.
È il momento dell’ospite: Joe Bastianich (che potete trovare in qualsiasi canale televisivo a qualsiasi ora del giorno) che improvvisa una performance canora, visto che si trova a Sanremo. Non escluderei l’idea di inserirlo nella gara.
L’ultimo elemento del terno è Raf, che torna dopo ben ventiquattro anni sul palco dell’Ariston con Come una favola. Cos’è successo a Raf? Perché alla sua età ci propina ancora queste canzoni che nemmeno la persona più melensa riuscirebbe ad ascoltare? Almeno da lui mi aspettavo qualcosa di più. Della sua esibizione la cosa più interessante era la giacca.
Diamo il benvenuto a Il Volo con Grande amore. Vuoi ottenere visibilità al Festival, allora vestiti come Danny Zuko e canta un pezzo sull’amore con voce da lirico. La nuova frontiera della boyband. Standing ovation alla fine dell’esibizione dei tre ragazzi.
Arriva Irene Grandi, che insieme a Nina Zilli ci regala la performance più piacevole della serata. Abbandonati i panni e gli atteggiamenti da rocker, la cantante toscana si esibisce in un pezzo, Un vento senza nome, che parla di morte e non è per niente banale. C’è chi l’ha definita moscia, in realtà ha dimostrato una grande evoluzione iniziata qualche anno fa con La cometa di Halley.
Lorenzo Fragola, vincitore di XFactor, pupillo di Fedez, canta Siamo uguali. Che dire? Un brano che probabilmente verrà ricordato sicuramente dal pubblico più giovane, che ha speranza di andare oltre Sanremo, ma che personalmente mi ricorda troppo Mangoni.
E se avete nostalgia di Cochi e Renato, ecco solo per voi, I Soliti Idioti, Biggio e Mandelli, vestiti alla Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, cantano Vita d’inferno, canzone sulla quotidianità insostenibile. Cochi e Renato potrebbero denunciarli per plagio.
Quasi alla fine (della gara non della serata) mancano soltanto due esibizioni. Bianca Atzei canta Il solo al mondo. Senza dubbio sentire delle voci “non pulite” è sempre una bella cosa, ma bisognerebbe saperle usare. Il testo è banale, scontato e di nuovo la penna è di Francesco Silvestre.
Moreno, Oggi ti parlo così. Un’altra canzone che vivrà oltre Sanremo, grazie allo stuolo dei fan che il rapper si porta dietro, ma non grazie al brano e all’esibizione (anche se il saluto a Vessicchio avremmo voluto farlo tutti).
La classifica finale è più o meno giusta (ricordiamo che il voto è deciso al 50% dalla sala stampa, al 50% dal televoto): tra i salvi Lorenzo Fragola, Raf, Irene Grandi, Marco Masini, IlVolo e NinaZilli. Tutti gli altri a rischio di eliminazione.
Si conclude così la seconda serata di Sanremo andata, probabilmente meglio della prima se si escludono le domande imbarazzanti di Carlo Conti a Charlize Theron e a Conchita Wurst, e se ci si accontenta di Biagio Antonacci come super ospite musicale. In definitiva quattro ore di trash Made in Italy.
Grazia Pacileo
Nata alla fine degli anni ’80 a Catanzaro, vive ora a Pisa dove studia Lettere moderne. Ha collaborato a una web radio, conducendo un programma e scrivendo recensioni musicali. Appassionata di libri e di film in bianco e nero, ma soprattutto divoratrice di musica in cuffia e dal vivo.