La rivolta dei book influencer: nessun contributo al dibattito culturale ma molto simpatici
di Francesco Giubilei, in Blog, del 14 Dic 2019, 11:41
Qualche giorno fa è uscito un mio articolo su “Il Giornale” molto critico sui book influencer. Ieri decine di book influencer hanno risposto con video e Instagram stories (belli i tempi in cui le polemiche letterarie si facevano scrivendo articoli o si risolvevano al Caffè Giubbe Rosse contrapponendo Marinetti, Boccioni e Carrà a Soffici, Prezzolini e Slataper). Nell’articolo ho sottolineato come il contributo dei book influencer al dibattito culturale rasenti lo zero ma devo ricredermi. I book influencer sono in realtà persone molto simpatiche e hanno il pregio di far ridere. Ieri mi sono gustato centinaia di Instagram stories davvero spassose. Provo a riassumere alcune delle risposte all’articolo degne del miglior Achille Campanile:
1) “Chi ha scritto l’articolo dimostra che l’editoria italiana è vecchia” dirlo a un ventisettenne che ha iniziato a fare l’editore a sedici anni fa già ridere così
2) “Una persona che non usa i social dovrebbe evitare di scrivere articoli sull’argomento” come non usa i social? Mi sono perso qualcosa? C’è qualcuno che pubblica su Facebook, Instagram, Twitter a nome mio a mia insaputa?
3)”L’articolo è il sintomo di un’editoria decrepita e morente” ma come, i book influencer non sono a favore e aiutano gli editori in particolare se indipendenti?
4)”un articolo del genere dovrebbe scriverlo una persona che lavora nel campo”, il commento in assoluto più bello di fronte a cui alzo le mani
5)”occorre contestualizzare e conoscere la persona che ha scritto l’articolo” sarebbe bello capire cosa intendono dire…
6)”I book influencer non chiedono i libri in omaggio agli editori”, dobbiamo pubblicare le email con le richieste di copie omaggio?
7)”La letteratura non significa stare chiusi in un torre d’avorio”, vero, vi aspettiamo in uno dei nostri eventi tra i lettori quando volete
8)”I book influencer non sono come i critici letterari, danno pareri emozionali sui libri” i pareri emozionali preferisco sentirli dai lettori verso cui noi editori siamo al servizio, non dai book influencer
9)”Non ci sono dati che i book influencer non spostino le vendite”, c’è l’esperienza sul campo di tanti editori che lo dimostra 10)”i giornalisti criticano i book influencer perché hanno paura rubino il loro lavoro”, in un mondo in cui tutti si definiscono giornalisti, non mi definisco tale perciò è una critica senza senso.
Le tante risposte ricevute confermano quanto detto nell’articolo, lo strumento utilizzato sono le Instagram stories che dopo 24 ore scompaiono senza lasciare nessuna traccia né contributo al dibattito culturale, segno sella totale vacuità del fenomeno.
Sentire certe accuse di “essere vecchio”, di “editoria decrepita”, è sintomatico del livello sempre più basso che ha raggiunto una certa cultura nel nostro paese. Se queste persone avessero frequentato il mondo letterario del web nel 2006/2007, saprebbero che cos’era il fenomeno dei blog letterari che animavamo con passione ma cercando di creare dibattito e vere discussioni sulla letteratura e sui libri con interviste, approfondimenti, analisi. Non si tratta di essere snob ma decidere che cosa vuole essere la cultura e la letteratura per chi lavora nel settore editoriale: studio, analisi, approfondimento, oppure video sugli alberi di Natale, le tazze colorate e le renne di Babbo Natale? Ognuno è libero di utilizzare gli strumenti digitali e i social come meglio crede, non fatevi però chiamare book influencer ma lettori, in quel caso da parte nostra ci sarà massima comprensione e ascolto, se però avete la pretesa di voler “influenzare” qualcuno, allora dovete anche mettere in conto di accettare critiche sul vostro operato.