La nuova pagina di libri di Facebook è un’operazione commerciale
Il 2015 per Zuckerberg sarà l’anno dei libri. Per raggiungere questo obiettivo il fondatore di Facebook ha dato vita sul suo social network a una pagina “A year of books” dove ogni due settimane verrà proposto un libro e discusso dai lettori. Un circolo di lettura online, un’idea già diffusa da vari anni su blog, siti letterari e altre pagine Facebook senza che abbia mai avuto la visibilità che può assicurargli il placet del giovane miliardario americano.
Una notizia che è stata accolta da tutti gli amanti della lettura e dagli addetti ai lavori con grande entusiasmo giudicandola un’occasione per diffondere i libri a un pubblico più ampio.
In realtà, se ci soffermiamo un momento a riflettere su “A year of books”, i dubbi sono tanti. Innanzitutto chi sceglierà i libri? Con quali criteri? Perché verrà scelto un titolo piuttosto che un altro? Nonostante nella presentazione sulla pagina si dica che sono ben accette proposte di libri da trattare appare difficile che una pagina lanciata da poche ore, che conta già più di 126.000 mi piace in costante aumento, possa valutare tutte le richieste pervenute.
Nel primo status pubblicato si legge: “our books will emphasize learning about new cultures, beliefs, histories and technologies” nonostante la scelta di scrivere la pagina in inglese sia ovvia e obbligata, preoccupa che le scelte dei libri da trattare siano pubblicati solo in lingua inglese escludendo tutti gli altri mercati editoriali, lingue e culturale.
Inoltre quale ruolo avranno i piccoli e medi editori e l’editoria indipendente nella scelta dei testi?
Ragionando in modo cinico – ma realistico – la nuova iniziativa di Facebook appare più un’operazione commerciale rivolta ai grandi gruppi editoriali in lingua inglese (che saranno disposti a investire in pubblicità per ottenere la segnalazione di un proprio libro nella pagina e raggiungere un numero di lettori molto ampio e soprattutto targetizzato) che un progetto culturale.