La nascita del citizen journalism che manda in pensione i redattori
Littera Report, OpenGlobe, VisionOntv, OhmyNews. Se non conoscete questi siti web presto o tardi ne sentirete parlare. Quindi meglio non arrivare impreparati: sono siti di informazione interamente costruiti su contenuti generati dagli utenti (UGC).
Per avere la giusta percezione di quanto questo tipo di informazione si stia sviluppando e di quanto lo stia facendo velocemente basti pensare che il sud coreano OhmyNews, fondato nel 2000, è visitato oggi da oltre un milione di utenti al giorno, ed è gestito da una redazione di sole 47 persone che può contare su 26.000 cittadini-reporter.
Non è affatto un caso che OhmyNews abbia aperto i cancelli alla cittadinanza attiva proprio nel 2000. Stando ad uno studio di Crowdup e Ipsos, la Millennium generation, o Net generation (coloro che sono nati tra gli anni ’80 e i primi del nuovo millennio), spende circa 18 ore al giorno in consumo mediatico. Più di 5 ore di tale consumo sono dedicate ai social media, casa natale dei contenuti generati dagli utenti, contenuti che vengono considerati più attendibili rispetto a quelli dei media tradizionali.
Questi dati sembrano consacrare la pratica di un tipo in informazione che la teoria giornalistica ha definito citizen journalism, ovvero la partecipazione attiva dei cittadini al processo di raccolta, produzione e distribuzione delle news. Ma andiamo con ordine.
Ricostruendo brevemente il panorama del campo giornalistico internazionale è possibile affermare che questo ha subito negli ultimi decenni delle mutazioni profonde dovute al progresso tecnologico e quindi alla nascita del Web journalism.
Il citizen journalism si può pensare come un evoluzione genetica del Web journalism. Se infatti il giornalismo online consente una maggiore interazione tra redazione e utente, il citizen journalism è lo stadio successivo di questa interazione, il fenomeno per il quale coloro che prima erano considerati pubblico, ora producono contenuti fruibili online spesso ad alto valore informativo.
L’informazione come lezione sta lasciando spazio all’informazione come conversazione, grazie al Web 2.0 e alla possibilità di condividere e commentare qualsiasi contenuto, sia esso un video, una foto o semplicemente del testo.
C’è chi afferma che dal citizen journalism la figura del giornalista professionista esca modificata, ma non svuotata del suo valore, altri sostengono al contrario che la professione del giornalista scomparirà nel prossimo secolo.
Non tanto sul futuro del giornalista, ma quanto su quello dell’informazione bisogna riflettere. È necessario domandarsi se davvero tutti possano fare informazione, se la democrazia della rete che troppo spesso si invoca, non violi lo stesso diritto ad essere informati correttamente da professionisti, se la folla sia sempre saggia.
Quali che siano le risposte a queste domande, è innegabile che monitorare le mutazioni delle posizioni, degli interessi e delle poste in gioco all’interno del campo giornalistico, è indispensabile per determinare che fine faranno i vecchi media e in quale direzione si muovo i nuovi.