La mappa di Chagall
di Francesca Mazzucato, in Blog, del 22 Dic 2014, 09:45
Chagall ha tirato fuori, dai visceri, il paradisco che gli apparteneva. Possiamo persino odorarlo, sa di cuoio, sa di lucerna, sa di pane, sa di panni lungamente lavati. Non è un paradiso di angeli con trombe e spade, non è un Aldilà trionfante..è un Aldiqua che raccoglie i simulacri della vita, è un luogo fisico che diventa metafisico proprio perché noi tutti l’abbiamo ucciso durante la vita quotidiana. Una casa coi tetti di legno a Vitebsk e poi una soffitta a Parigi sono il mondo intero, sono il massimo paradiso posibile, la felicità e la malinconia immedicabile, il vero e il sognato, ciò che è e ciò che passato, e sempre senza rimedio
Queste parole appaiono nella quarta di copertina de “La mia vita” scritto da Marc Chagall in lingua russa tra il 1921 e il 1922, poco prima di lasciare definitivamente Mosca dopo l’esperienza della Rivoluzione. Nello stesso periodo compose i disegni che accompagnano il testo. L’opera, tradotta in francese dalla moglie, Bella Chagall, apparve a Parigi nel 1931 con il titolo “Ma vie” e venne ristampata nel 1957 con lievi modifiche e integrazioni dell’artista. Io ho la bella edizione italiana SE del 1998, un libro magico su luoghi fisici, della memoria, dell’anima e della fantasia, sul rimpianto e la memoria, sul gioco e la luce, il sacro e il profano. Un magico speciale, una mappa.
[stasera parto per Parigi e lo porto con me, le mappe sono fondamentali quando si viaggia, e ognuno ha mappe personalissime e diverse ]
Francesca Mazzucato
Scrittrice, traduttrice, consulente per case editrici italiane e straniere, dirige la collana dei Cahier di viaggio per Historica edizioni, è co-fondatrice della casa editrice digitale internazionale Errant Editions, tiene corsi di scrittura creativa, educazione alla lettura e di inglese per bambini. Ha collaborato a progetti con teatri e centri culturali italiani e stranieri sulla scrittura delle donne. Tradotta in Europa, USA e UK, collabora a magazine e riviste letterarie. Sulla sua opera sono state scritte alcune tesi di laurea. Ama Beckett, Marsiglia, Baremboim, tutti i romanzi di Harold Brodkey, la pioggia di Parigi, la Kunsthaus di Zurigo.