La crisi del sapere umanistico: ha ancora senso studiare la storia e le lingue antiche?
di Luigi Caiafa, in Letteratura, del 1 Set 2016, 15:04
In un’epoca dominata dall’homo oeconomicus e in cui la tecnologia informatica e il mercato globale tentano di spartirsi le poche briciole rimaste di una cultura di massa priva di ogni senso critico ed etico, sembra inesorabile il declino delle cosiddette scienze umanistiche: lo studio dell’archeologia, della storia e delle lingue greca e romana tende ad essere sempre meno gradito e poco valorizzato o, nella migliore delle ipotesi, sulla falsariga di una tradizione romantica ottocentesca, appannaggio di pochi privilegiati. Una situazione drammatica e inquietante che sembra essersi diffusa in tutto il mondo, dalle accademie anglo-americane alle scuole italiane: negli Usa si assiste già da tempo alla scomparsa delle materie umanistiche dalle università; in Inghilterra la storia è stata esclusa da quasi tutti i corsi di studio; in Francia, Italia e Spagna gli studenti disertano ormai da anni i corsi di lettere, filosofia e storia. Trionfa solo economia.
In un brillante articolo di Nicola Gardini, pubblicato su Pagina99, si riscontra anche un’altra realtà: “Il liceo classico è sotto accusa, anzi, sotto assedio. […] Il liceo classico per alcuni non serve più. Questi alcuni sono persone che del liceo classico non hanno un’idea. E se l’hanno, pretendono che venga negato ai giovani in nome di un falso concetto di modernità, che dovrebbe promuovere esclusivamente le scienze.” Dunque, il latino e il greco, così come la storia e la filosofia, non sono scienze, mentre lo sono la matematica, la fisica e la biologia. Tuttavia, continua Gardini, “lo studio delle lingue classiche, invece, è una scienza tanto quanto lo studio delle leggi della materia e della gravitazione universale. Scienza, indipendentemente dall’oggetto esaminato, è tutto ciò che richiede osservazione, comparazione, sistematizzazione, speculazione là dove i dati mancano, proiezione in avanti. […] non esiste differenza tra lo studio di un frammento di papiro e quello di un neutrino.”
Nuccio Ordine, autore di uno splendido saggio intitolato L’utilità dell’inutile, edito da Bompiani, scrive: “Il sapere si pone di per sé come un ostacolo al delirio di onnipotenza del denaro e dell’utilitarismo. Tutto si può comprare, è vero. Dai parlamentari ai giudici, dal potere al successo: ogni cosa ha il suo prezzo. Ma non la conoscenza. […] Tra le tante incertezze, tuttavia, una cosa è certa: […] se rinunceremo alla forza generatrice dell’inutile, se ascolteremo unicamente questo mortifero canto delle sirene che ci spinge a rincorrere il guadagno, saremo solo in grado di produrre una collettività malata e smemorata che, smarrita, finirà per perdere il senso di se stessa e della vita. E allora quando la desertificazione dello spirito ci avrà ormai inariditi, sarà veramente difficile immaginare che l’insipiente homo sapiens potrà avere ancora un ruolo nel rendere più umana, l’umanità…”.
Ciononostante, nel corso degli ultimi anni siamo divenuti spettatori inconsapevoli – fatta eccezione per gli addetti ai lavori o chi per primo ha investito in questo settore – di un costante e violento smantellamento del sapere umanistico, inteso non come un cumulo di vuota retorica, bensì come capacità di pensare criticamente, di affrontare problemi quotidiani con cognizione di causa e di osservare la società contemporanea con maggiore comprensione.
La logica del profitto sembra aver minato alle basi istituzioni (scuole, università, musei ecc.) e discipline (in primis quelle umanistiche), il cui valore dovrebbe coincidere con il sapere in sé, indipendentemente dalla capacità di produrre guadagni immediati o benefici pratici. Tuttavia, continuiamo ad assistere inermi alla progressiva scomparsa dello studio del classico e delle discipline umanistiche, ormai ritenute inutili al fantomatico “progresso” di un’umanità sine humanitas.
Luigi Caiafa
Luigi Caiafa nasce in Puglia nel 1985. Dopo aver conseguito la laurea magistrale in Archeologia e Storia dell’arte antica presso la Sapienza, Università di Roma, inizia un percorso di formazione in ambito editoriale. Da gennaio 2016 collabora con la casa editrice Historica e la rivista online Cultora.