Jesse England: l’uomo che fotocopiava gli e-book

jesse england e-book

Dopo il successo de L’uomo che sussurrava ai cavalli di Nicholas Evans, la straordinaria avventura di un uomo che tenta di salvare i libri che potrebbero sparire dall’e-reader. La domanda nasce spontanea, come direbbe Biscardi, ed un punto interrogativo enorme troneggia sulla mia testa come nella migliore tradizione dei manga. Perché Jesse England, classe 1983 (come la sottoscritta), decide di fotocopiare gli e-book?
Non so se avete in mente l’azione: prendere in mano il lettore elettronico, posizionarlo su una fotocopiatrice, premere invio e ritrovarsi con ogni singola pagina stampata compresi i dettagli del dispotivo. Questa è l’opera e questa è la fonte di tutti i dubbi che affollano la mia mente.
Perché vuole preservare i libri cartacei dal malefico incedere del digitale? O più semplicemente è un’artista e, come tale, vuole lanciare un provocazione?
Direi, senza alcun dubbio, che la seconda ipotesi è quella più vicina alla realtà. Jesse England è un’artista multimediale e voleva farsi un po’ di pubblicità e cavalcare l’onda dei due mondi, il cartaceo e il digitale, in contrasto tra di loro.
Un duello arrivato al suo scontro finale (perché c’è ancora qualcuno che crede ci sia differenza tra i due formati e vuole solo inebriarsi del profumo della carta stampata) e che permette ad England di cavalcare l’onda e di farsi notare.
Ed infatti centra il bersaglio e a lui e alla sua storia quanto meno particolari vengono dedicati tantissimi post e articoli (come quello sulla Stampa) e poi c’è la trovata geniale che proviene direttamente dalle sue affermazioni in cui spiega che il tentativo viene in risposta alle esigenze di centinaia di lettori.
Sarà capitato anche a voi che, improvvisamente, un libro sia stato rimosso dalla vostra libreria senza che l’azienda erogatrice vi abbia avvisato. Una cosa che succede quando alcuni titoli vengono messi in vendita da un editore che non ha i diritti su quel titolo.
Per ovviare a questo che cosa cosa possiamo fare noi lettori? Per fronteggiare un’emergenza che si verifica così raramente ci armiamo di santa pazienza e consumiamo il toner della stampante dell’ufficio.
Mi sembra geniale! Soprattutto se pensiamo di riprodurre tutto “1984” di Orwell quando possiamo ricomprarlo sullo store a meno di un euro, trovarlo al mercatino dell’usato sotto casa o magari controllare bene e scoprire che già è in libreria dalle medie!
Il problema è sempre lì nell’interpretazione che certa stampa dà alle notizie per cui un gesto creativo o artistico, che dir si voglia, deve per forza essere spiegato adducendo motivazioni che nulla o poco c’entrano con le reali motivazioni che hanno spinto l’artista, in questo caso England, a realizzare questo tipo di opera.
Una provocazione non paragonabile ad opera come quella di Piero Manzoni ma che ha comunque una validità in quanto tale. Stop.

State attenti al vostro capo, perché se vi becca vi addebita i costi della stampa sullo stipendio.

Condividi:

Clara Raimondi

La mia vita: scrivere di libri e sui libri, parlare di libri, comprare libri e portarmi dietro quintali di libri. Ho fondato Reader’s Bench e Reader’s Bench Magazine per tediare il mondo con, con i . libri!