Iva Ebook dal 22 al 4%? Per l’Europa non si può
Con lo slogan #unlibroèunlibro, il Ministro per i Beni e le attività culturali e il Turismo Dario Franceschini aveva annunciato l’approvazione da parte della Commissione bilancio dell’emendamento per portare l’IVA sugli ebook al 4 per cento.
Questa sarebbe un’ottima notizia per i lettori e la cultura, in quanto permetterebbe una maggiore diffusione del libro elettronico, diffusione che finora era stata contenuta proprio a causa dei prezzi, ancora troppo alti rispetto al formato cartaceo.
Speriamo che questa novità possa dare una svolta al mercato degli ebook. La lettura apre la mente ed è la strada che porta a una società più giusta ed equa.
La modifica alla Legge di Stabilità fortemente voluta da Palazzo Chigi prevede anche la copertura del mancato gettito generato, calcolato in 7,2 milioni di euro l’anno: saranno recuperati dal fondo per gli interventi strutturali di politica economica.
Nonostante la soddisfazione espressa dall’Associazione Italiana Editori, la mossa del Governo italiano, in realtà, potrebbe essere solo simbolica se non addirittura dannosa: se non cambia l’impostazione europea l’Italia rischierà una procedura per infrazione ed una multa da parte di Bruxelles.
Della serie: tanto rumore per nulla?
Bruxelles sembra destinata a bocciare le mediazioni guidate da Italia e Francia che stanno cercando di portare avanti le istanze favorevoli all’abbassamento dell’IVA degli ebook fino a livello di quella prevista per i libri cartacei.
Il problema è che gli ebook sono equiparati ai dispositivi elettronici e agli altri beni digitali e per questo hanno una tassazione superiore (al momento in Italia 22 per cento, contro il 4 per cento di cui godranno quelli cartacei dal prossimo gennaio): una tassazione differente costituirebbe – secondo Bruxelles – un aiuto statale illecito al settore.
Il Presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Marco Polillo, in ogni caso, ha continuato a professare ottimismo nella battaglia per l’abbassamento dell’IVA sugli ebook al livello di quella sui libri cartacei: “Andiamo avanti, siamo certi e fiduciosi dell’impegno del ministro Franceschini e dell’Italia in sede europea per la battaglia contro la discriminazione dell’IVA degli ebook rispetto a quella dei libri di carta“. Polillo per far valere le sue ragioni ha lanciato la campagna #unlibroéunlibro confidando nel fatto che “ il Parlamento italiano possa trovare una soluzione per la cultura del nostro paese”: d’altronde, spiega ancora, si tratta di una “campagna di buonsenso contro gli egoismi nazionali e contro una visione dell’Europa assolutamente burocratica“.
La UE, già nel 2012 era intervenuta sulla tassazione dei libri digitali multando Francia e Lussemburgo che l’avevano abbassata rispettivamente al 7 e al 3 per cento ed obbligandole a riallinearla a quella degli altri paesi (15 per cento) e per il momento sembra aver bocciato tutti i tentativi di mediazione in materia portati avanti da Italia e Francia.
Per Bruxelles il problema rimane ideologico: gli ebook sono equiparati ai beni e servizi digitali e per questo hanno una tassazione superiore (al momento in Italia 22 per cento) ed una tassazione differente costituirebbe dunque un aiuto statale illecito al settore.
D’altra parte, come ha osservato Stefano Quintarelli, alla tassazione è legato anche un problema di interpretazione: quando acquistano un ebook gli utenti si ritrovano in realtà con una licenza d’uso (un servizio per definizione) e non un prodotto che possono liberamente gestire in piena autonomia. Quindi con l’Iva dovrebbe cambiare anche la gestione di questo tipo di beni. Ulteriore problema è poi quello della transnazionalità dei negozi digitali che li vendono: Amazon ha sede in Lussemburgo, Apple e Kobo ancora altrove, e mentre ora l’Iva è calcolata in base alla nazione dove il libro viene venduto dal 2015 sarà calcolata in base al Paese dell’acquirente.
D’altronde, per quanto al momento il Parlamento italiano sembri allineato sulla volontà di abbassare l’IVA sugli ebook, senza un cambio di rotta continentale ogni cambiamento è impossibile: la UE, d’altra parte, già nel 2012 è intervenuta sulla tassazione dei libri digitali multando Francia e Lussemburgo che l’avevano abbassata rispettivamente al 7% e al 3% ed obbligandole a riallinearla a quella degli altri paesi (15%).
Redazione
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