Indro Montanelli, il patriota disincantato

Indro

Il nostro carattere nazionale è una delle tematiche sul quale, già da prima dell’Unità d’Italia, sono stati scritti moltissimi articoli e decine di pubblicazioni. Con tutte le accezioni possibili, dall’esaltazione patriottica alla “porca rogna dell’auto-denigrazione” di gaddiana memoria passando per tutte le varie gradazioni interpretative. Nella visione di Indro Montanelli (nella foto di copertina), invece, questo cruciale nodo culturale si arricchiva di una sensibilità e di una profondità davvero notevole.

l’Italiano di Indro Montanelli

Agli inizi degli anni ’50, dalle colonne del Corriere della Sera, Indro Montanelli esaminava il carattere dei connazionali nella rubrica Specchio della società seguendo lo schema di un italiano-tipo considerato nel suo agire individuale e collettivo. Il grande giornalista toscano non nutriva soverchi dubbi sul reale carattere degli italiani a cui guardava con tutto il suo distaccato disincanto. I connazionali venivano descritti secondo una tipologia tipica e immutabile ponendo così Montanelli nel solco di quei patrioti disillusi da cui, tuttavia, si distingueva negli accenti di critica senza eccedere in uno sterile e noioso pessimismo. Sotto questo profilo, l’ex direttore de Il Giornale metteva in evidenza soprattutto l’emblematico rapporto tra i connazionali e il soccer scrivendo che la passione per lo sport calcistico “per gli Italiani non è l’arte di gioucare bene, è soltanto quella di vincere a qualsiasi costo, e con qualsiasi mezzo”. Che ci si trovi allo stadio o si discuta di politica, annotava Montanelli, gli italiani si comportano in modo tale da mimetizzare le proprie responsabilità personali con quelle della collettività spiegando la loro preferenza per i grandi partiti di massa in quanto “in politica, come al giuoco del calcio, non potranno che vincere coloro che rompono le gambe e spezzano gli stinchi dell’avversario tra gli applausi di un pubblico a cui non interessa meritare la vittoria, ma soltanto ottenerla”. Con lo stesso disincanto, IndroMontanelli affrontava poi il tema del patriottismo lamentando la mancanza di interesse degli italiani verso i valori della Patria. Da questo punto di vista, la “penna” di Fucecchio metteva in luce come questo concetto fosse ormai “un titolo scaduto nella borsa dei valori morali”. E questo poteva essere un atteggiamento comprensibile visto il discredito cui il fascismo aveva gettato la Nazione in quanto “in nome di essa il fascismo ha fatto la guerra e l’ha persa, generando in tutti stanchezza e sazietà”. Pur tuttavia, non poteva essere accettata, specie negli anni del secondo dopoguerra, una certa mentalità apolide, carente di quei valori nazionali ereditati dal Risorgimento in quanto tutto ciò portava al timore “di chiamarsi patrioti per la stessa ragione per cui si ha paura di dichiararsi borghesi”, essendo stata, la patria, in Italia “un’invenzione della borghesia, che sola l’ha fatta”. Le conclusioni a cui Indro Montanelli giungeva erano quindi di profonda critica verso l’esterofilia gratuita così come al nazionalismo esasperato, in quanto entrambe le interpretazioni deprivavano l’idea di Patria di una corretta prospettiva e di una adeguata visione della comunità nazionale.

Simone Morichini

Sono nato a Roma il 20 dicembre 1976 e mi sono laureato in Scienze politiche presso l’Università “La Sapienza” dove ho successivamente conseguito il Dottorato di ricerca in “Storia delle elite e classi dirigenti”. Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine del Lazio e Molise, lavoro in campo editoriale occupandomi di marketing, distribuzione e promozione libraria. Ho successivamente condensato la mia intera esperienza professionale in una pubblicazione ad hoc dal titolo “Per una manciata di libri. Aspetti commerciali nell’editoria”, uscito nel 2011. Ho collaborato con varie riviste tra cui “Elite e Storia”, “Olimpiaazzurra”, “Iniziativa” e la pagina culturale del webmagazine “DailyGreen”. Mi piace viaggiare e adoro la letteratura scandinava (Arto Paasilinna e Jan Brokken in particolare). Appassionato di lingue straniere (inglese e tedesco su tutte), sono uno sportivo onnivoro e amo la disciplina invernale del Biathlon.