Il trailer di Nina: si riaccende la polemica per Zoe Saldana “mascherata” da nera
di Valeria Giuffrida, in Cinema, Film in uscita, del 5 Mar 2016, 09:38
“Il trailer di Nina è ciò che accade quando i bianchi raccontano storie di neri”: il titolo dell’articolo sull’Huffington Post è il punto focale della polemica scoppiata in questi giorni, quando le prime immagini del biopic su Nina Simone hanno scatenato l’ira di familiari e fan della “sacerdotessa del soul”.
In realtà le critiche hanno accompagnato la realizzazione del film sin dal 2012, quando Mary J. Blige ha rinunciato alla parte da protagonista e al suo posto è subentrata Zoe Saldana, attrice di origini domenicane e portoricane considerata troppo magra, minuta e in definitiva “non abbastanza nera”. La figlia di Nina Simone, la cantante Simone Kelly ha dichiarato: “Mia madre è cresciuta in tempi in cui il suo naso era considerato troppo largo e la pelle troppo scura. Dal punto di vista estetico, non è la scelta migliore. Avrei preferito Kimberly Elise, Viola Davis o chiunque somigli a mia madre, donne di colore con labbra belle e sensuali e un naso ampio”.
Per la comunità afro-americana, infatti, Nina Simone non è stata solo un simbolo della lotta per i diritti civili ma anche un’icona di bellezza. Ecco perché il trailer ha provocato un’ondata di rabbia sui social network: Zoe Saldana ha la pelle inscurita e indossa un naso posticcio, un “nauseante trucco blackface”. I post contro la pellicola si sono moltiplicati e alle parole della Simone in un tweet di Saldana (“Ti dirò cos’è per me la libertà. Nessuna paura… Dico sul serio, nessuna paura”), l’account ufficiale dell’artista ha risposto “Bella storia, ma per favore levati di bocca il nome di Nina. Per il resto della vita”.
Dal canto suo, l’attrice cerca di difendersi: “Non pensavo di essere adatta alla parte – ha detto – ma credo che neanche Elizabeth Taylor fosse adatta alla parte di Cleopatra. Un artista non ha colore né genere. Hanno scelto un’attrice disposta a sacrificarsi. Dovevamo raccontare la storia di Nina perché se lo merita”.
Anche su questo, però, Simone Kelly ha da ridire. La trama racconta il periodo francese della madre, la caduta, l’alcool, la diagnosi di disturbo bipolare. Quello che però le ha dato più fastidio è la presunta relazione con il manager Clifton Henderson che, secondo la Kelly, in realtà era gay. Per la cantante, l’unica vera storia è raccontata nel documentario What happened, Miss Simone?, diretto da Liz Garbus e nominato agli Oscar, che mostra gli effetti del razzismo sull’industria musicale.
Questa polemica versa benzina sul fuoco nel dibattito sulla diversità a Hollywood. A meno di una settimana dalla celebrazione di quegli #OscarsSoWhite, per cui tutti si sono sentiti in dovere (e in diritto) di dire la propria, risulta inammissibile un film “bianco” come la maggior parte del team di produzione e la regista Cynthia Mort, sceneggiatrice al suo debutto dietro la macchina da presa. Il solo nero resta David Oyelowo (Selma) nei panni di Henderson. “La diversità – si può leggere sull’Huffington Post – non è raccontare più storie di neri. È questione di chi le racconta”.
Valeria Giuffrida
Valeria Giuffrida, nata a Catania. Ha studiato Lingue e Comunicazione. Blogger, appassionata di narrazione e mescolanza tra linguaggi comunicativi, ha frequentato diversi corsi nel settore del teatro, del cinema, della radio, della scrittura creativa. Ha collaborato per due anni con Step1 magazine, occupandosi di cultura, cronaca, interviste, video inchieste. Insieme ad un gruppo di studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, ha fondato Smanews, progetto radiovisivo di informazione e satira.