Il testamento biologico non è eutanasia: dalle parole alla paura delle leggi
Per quanto incredibile possa apparire, ogni volta che una legge cerca di risolvere grandi questioni di diritti inviolabili scatta una controffensiva che, prima o poi, smette di dibattere sul tema reale e prende di mira le parole. Sappiamo come funziona: giocare con le parole è ingannare, mistificare, oscurare il senso vero di ciò che si sta facendo.
Accade oggi con la legge sul testamento biologico: è una legge che consentirà di scegliere liberamente il tipo di assistenza in caso malaugurato di perdita della coscienza e incapacità di esprimersi cooperando con i medici e i familiari. Il testamento biologico è un documento chiaro, sintetico e semplice che sancisce il diritto di decidere se farsi assistere a oltranza quando le speranze di guarigione e ripresa sono minime o lasciare che a un certo punto siano interrotti i supporti vitali per permettere alla morte di arrivare e porre fine a un’esistenza non più desiderabile. Nel testamento biologico ognuno di noi può fare due cose:
- dire sì o no all’assistenza, al supporto medico (nutrizione, idratazione, ventilazione, alcune altre cure) a oltranza
- delegare una persona di fiducia che, custodendo copia del testamento stesso, avrà titolo a parlare e prendere decisioni nel caso di nostra perdita di conoscenza e della capacità di comunicare
Il testamento biologico rispetta comunque, di solito, le regole del Paese che lo approva in materia di fine vita: in nessun punto riguarda l’eutanasia attiva.
Testamento biologico ed eutanasia sono argomenti delicati, cruciali, importantissimi che dovrebbero essere trattati separatamente. Che lo Stato ci riconosca il diritto di gestire il nostro corpo nel momento dell’estrema difficoltà della malattia senza più coscienza è doveroso, e questo farà la legge sul testamento biologico: siamo noi a decidere cosa vogliamo che si faccia o non si faccia quando più nulla può riportarci in una vita vera. Che il testamento biologico sia eutanasia non solo non è vero e non riguarda la legge in discussione, ma affermarlo equivale a boicottare un processo di approvazione di una legge che è segno di evoluzione e profonda civiltà.
Vogliamo smettere di permettere a chi gioca con le paure e le parole di prenderci in giro?