Il successo di Enrico Ianniello: quando la fiaba è maestra di vita
Ok lo Strega, ma gli altri premi sono per Enrico Ianniello: il Premio Campiello Opera Prima, ma non solo, La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin è anche tra i finalisti del Premio Bancarella, di cui verrà proclamato il vincitore il 29 luglio, come da tradizione in Piazza della Repubblica a Pontremoli (MS).
“Nella realtà si può entrare dalla porta principale o infilarvisi – è più divertente – da un finestrino” scrive Gianni Rodari nella sua Grammatica della Fantasia, ma è possibile addentrarsi nel dato storico e nelle profondità di un personaggio a partire da un elemento fantastico?
La letteratura italiana non vanta troppi frequentatori di finestrini (anche se tra questi pochi svetta un genio come Calvino): è il Sud America ad averne messi in circolazione un gran numero, da Borges a Márquez a Cortázar. Nel bel paese la strada del verosimile e del naturalistico resta la più battuta, il romanzo è sempre più spesso un semplice plot che, quando osa avventurarsi entro i confini della storia, rischia di incappare facilmente nel riepilogo e nella commemorazione.
Eppure nel suo ultimo libro, che è anche il suo primo, Enrico Ianniello racconta il terremoto dell’Irpinia, restituisce l’immagine umana di Sandro Pertini, riporta vicende di sindacato e descrive Napoli senza cadere nel pentolone della retorica.
“Entra dal finestrino” con le gambe agili del suo protagonista, Isidoro, un bambino con un dono particolare: il Fischio. Questa dote è ereditata dal padre, sindacalista e poeta, ma soprattutto “strabico”, capace di catturare con un occhio quel surplus di realtà che sfugge ai più.
Il maestro di Fischio di Isidoro è Alì, un merlo indiano, ma le posizioni labiali che compongono i suoni sono accuratamente associate dal bambino ai formati di pasta che la madre, Stella, prepara per tutto il paese di Mattinella, sulla caviglia dello Stivale.
Con al seguito stralunati personaggi, Isidoro inventa un Fischiabolario per diffondere un messaggio rivoluzionario e acquisisce il nome di Sifflotin (“fischiettante”) da un singolare antropologo francese. Un evento tragico sconvolgerà la sua vita, ma lo porterà ad altri incontri fantastici.
Una piccola storia in cui è impossibile non calarsi in prima persona, perché si innesca un meccanismo empatico identico a quello che si prova a teatro. Non a caso Ianniello, oltre che scrittore e traduttore dallo spagnolo, è soprattutto attore: ha lavorato al fianco di Servillo e De Berardinis, era nel cast di Habemus Papam di Moretti (che lo ha diretto anche nell’ultimo film Mia madre) ed è noto al grande pubblico per l’interpretazione del Commissario Nappi nella fiction A un passo dal cielo, con Terence Hill.
La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin è anche e soprattutto un’interessante operazione linguistica che, oltre all’uso ponderato del gergo del “guaglioncello” protagonista, riesce, con le parole, a intrecciare la varietà dei linguaggi non verbali, dal fischio allo sguardo strabico fino al silenzio dell’amore.
Redazione
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