Il romanzo di Matilda, l’omaggio di Elisa Guidelli a una donna dimenticata
Il romanzo di Matilda, uscito lo scorso 10 luglio per Meridiano Zero, è l’ultimo libro di Elisa Guidelli (in arte Eliselle). In un perfetto equilibrio tra finzione e realtà si narrano la vita, gli amori, le passioni di Matilde di Canossa, personaggio che ha assunto una grande rilevanza politica nell’Europa medievale giocando un ruolo fondamentale nella lotta tra Papato e Impero.
Elisa ci racconta le origini della sua ispirazione, la sua predilezione per Matilde di Canossa e come si rapporta con il mondo magico della scrittura.
Matilde di Canossa fu una figura emblematica del ruolo femminile nelle dinamiche di potere. Perché proprio lei la protagonista del tuo romanzo?
Matilde è un personaggio di cui mi sono innamorata da ragazzina, avrò avuto cinque o sei anni quando per la prima volta ho visitato Canossa e ho sentito parlare della Grancontessa, e da allora sono passati anni in cui ho raccolto tutto quello che potevo su di lei e sulle sue vicende: dopo aver studiato tanto la sua figura, oggi la amo se possibile ancora di più, e spero di aver trasmesso questo amore in ciò che ho scritto.
Il romanzo di Matilda è il frutto di dieci anni di ricerche. In tutto questo tempo hai scoperto lati oscuri della personalità o della vita di Matilde che non hai voluto raccontare nel libro?
Sui libri e nelle fonti non c’è ovviamente tutto. Manca un aspetto considerevole di Matilde, l’aspetto privato, quello che la definisce come donna. Io ho cercato di soffermarmi su quello che a livello narrativo avrebbe potuto creare più pathos e più immedesimazione col personaggio, le passioni possibili ma a voler scavare secondo me si può trovare tanto altro. Alle volte però serve discostarsi dalla scientificità della ricerca storica e seguire l’intuito, che non sempre porta a collegamenti inconfutabili e dimostrabili.
In un’altra intervista si leggono queste tue parole: “[…] era il momento di partire per il mio personale viaggio alla ricerca della ‘mia’ Matilda. E così è stato”. Quanto e in quali aspetti si discosta la “tua” Matilde da quella reale?
A livello di cronologia storica, tutto ciò che si legge nel romanzo è reale. Gli intrecci tra i personaggi principali sono reali, poi c’è l’aspetto legato all’immaginazione e alla fantasia che rende tanti altri intrecci possibili, verosimili, anche se probabilmente mai accaduti. Per questo motivo nella nota finale invito a cercare una biografia storica su Matilde di Canossa, solo così si possono capire le differenze tra un saggio e un romanzo.
A scuola, studiando i libri di storia, ci si sofferma di rado su personaggi femminili soprattutto se appartenuti all’epoca medievale. Tu dedichi un intero libro alla vita di una donna, hai voluto in qualche modo renderle omaggio?
Il mio è un omaggio totale a Matilde. Ho sempre trovato sorprendente il fatto che nei libri scolastici la sua figura sia liquidata con un trafiletto di due righe, in cui viene definita come una “castellana” che ha prestato il suo maniero al papa per umiliare l’imperatore. Come se lei si trovasse lì per caso. Ebbene no, non era lì per caso, e aveva un ruolo ben definito e assai importante, e con questo romanzo ho voluto restituirle la dignità che le spetta di diritto.
Parlando in generale della tua attività di scrittrice ti destreggi bene tra una presentazione e l’altra? Qual è l’aspetto più stressante del pubblicare un libro?
Trovare un editore che ti ascolti e abbia la forza di appoggiare il tuo progetto e la tua visione è la parte più difficile. Poi bisogna accompagnare il libro almeno per un po’, fino a quando non può camminare da solo con le proprie gambe, quasi come fosse un figlio. Personalmente, trovo la promozione molto interessante, perché mi permette di entrare in contatto coi lettori e parlare con loro, ascoltare le loro domande, capire la loro visione del libro e le sensazioni che hanno provato leggendolo. Alle volte danno interpretazioni che chiariscono molte cose anche a me o che io stessa non avevo compreso mentre scrivevo. È la magia della comunicazione.
Il romanzo di Matilda non è il primo storico che scrivi, hai pubblicato nel 2007 per Filios Francigena – Novellario a.D 1107, scritto a sei mani con Simone Covili e Gabriele Sorrentino e riproposto più tardi, nel 2014, da goWare. Raccontaci l’esperienza che ha preceduto la pubblicazione, la immagino molto diversa da Matilde, confermi?
Molto diversa anche e soprattutto perché in quel caso ci siamo divisi il fardello della ricerca e della scrittura. È stato un romanzo un po’ più leggero, anche se la parte di editing successiva è stata piuttosto intensa perché abbiamo dovuto uniformare tre stili diversi. Ma è stata anche un’esperienza divertente e formativa che rifarei.
In questi anni hai scritto, tra le altre cose, il chick lit Amori a tempo determinato (Sperling&Kupfer) e il noir Fiabe dall’inferno (Meme Edizioni), entrambi con lo pseudonimo Eliselle. Romanzi molto lontani da Il romanzo di Matilda. Questi cambiamenti di genere corrispondono a fasi specifiche della tua vita o semplicemente scrivi quello che ti va al momento?
Cerco di scrivere seguendo bisogni personali e stati d’animo che mi aiutano a entrare meglio nella pagina, ma è anche vero che vivo la scrittura come una “pulizia” interiore molto forte: scrivere mi aiuta ad attraversare con più equilibrio le fasi della mia vita, di qualunque natura esse siano, e a rimanere il più possibile centrata.
Domanda di rito: progetti futuri?
Un’antologia in lavorazione per l’autunno, un libro in uscita per il Festival della Filosofia un po’ particolare, e per il momento promozione del romanzo dedicato a Matilde almeno fino a ottobre. Poi si vedrà.
Federica Colantoni
Federica Colantoni nasce a Milano nel 1989. Laureata in Sociologia all’Università Cattolica nel 2013, pochi mesi dopo inizia il percorso di formazione in ambito editoriale frequentando due corsi di editing. Da dicembre 2014 collabora con la rivista online Cultora della quale diventa caporedattrice. Parallelamente pubblica un articolo per il quotidiano online 2duerighe e due recensioni per la rivista bimestrale di cultura e costume La stanza di Virginia.