Il meglio della 33^ edizione del Torino Film Festival
Come diceva Jean-Luc Godard “il proposito è semplice”. All’edizione n.33 il Torinofilmfestival di Emanuela Martini (foto) e del Guest Director Julien Temple la semplicità si è articolata nell’armonizzazione dei generi(in primis l’horror, il noir e la fantascienza distopica della sezione “Things to Come” e la sperimentazione più radicale di sezioni come After Hours, Onde, Spazio Torino e Festa Mobile.Ecco dunque una guida ragionata con tanto di valutazioni a tutto ciò che rappresenta il meglio di un’edizione decisamente da incorniciare, che si è svolta nelle sale del Massimo, del Classico, del Lux e del Reposi dal 20 al 28 noovembre 2015:
“Kilo Two Bravo” di Paul Katis: un dramma bellico sui soldati inglesi in Afghanistan, dove la regia tende a focalizzare in maniera astratta più che i talebani, le tragedie personali, dando corpo e anima alla ridondanza del racconto.
“The Forbidden Room” di Guy Maddin ed Evan Johnson però chiamatelo come volete: collage filosofico, funambolico mash-up, video-Zibaldone, film Frankenstein, labirinto senza filo e senza Arianna: in ogni caso nel libero assemblaggio e flusso di suoni, idee e immagini alterate in postproduzione, spiccano i volti iconici di Udo Kier, Charlotte Rampling e Geraldine Chaplin.
“Tangerine”di Sean Baker: cult annunciato, è una commedia grottesca su dei transgender che devono vendicare un torto subito fra echi di John Waters, cultura urbana e afflato pop.
“High Rise”: molto atteso visti la fonte letteraria (Ballard e il suo capolavoro “Condominio”), il talento registico di Ben Wheatley e i divi Tom Hiddleston, Jeremy Irons e Sienna Miller non è stato proprio all’altezza delle aspettative. Tuttavia nella sua violenza eccessiva e iperrealista mostra uno sguardo tagliente sul perbenismo di facciata della borghesia capitalistica.
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Redazione
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