Il guaio di chiamarsi ISIS. Libreria cambia nome dopo ripetuti atti vandalici
Una delle conseguenze più nefaste del terrorismo, oltre all’insana seppur comprensibile paura instillata nel cuore delle persone, è l’ignoranza. L’attacco al magazine Charlie Hebdo, la distruzione di siti archeologici e di opere millenarie, l’attentato al Bataclan e, in generale, ogni azione terroristica hanno sempre provocato due reazioni distinte: sulle prime la solidarietà. Da quando lo scorso anno erano tutti Charlie fino al pianista che ha suonato Imagine davanti le porte del Bataclan, a unire la popolazione ci ha sempre pensato quel sentimento di condivisione che fa pensare a ognuno di noi che il problema di uno è il problema di tutti. Scemato questo primo nobile spirito altruista, in molti si insinua l‘ignoranza dettata dalla paura, un sentimento pericoloso che fa vedere il terrorismo anche dove non c’è.
Una libreria del Colorado ne è stata vittima quando è stata vandalizzata lo scorso novembre e i proprietari intimati a cambiare nome perché ricordava lo Stato Islamico. Isis infatti è, era, il nome della libreria come Isis è il nome inglese della dea egizia Iside.
L’Isis Books&Gifts è stata aperta 35 anni fa da Karen Charboneau-Harrison con l’obiettivo di fornire agli abitanti di Englewood un luogo in cui trovare testi esoterici e spirituali, un rifugio per l’anima fatto di carta e inchiostro. Ma il nome del negozio, soprattutto negli ultimi mesi, si è trasformato in un pericoloso simbolo di terrore direttamente associato al fondamentalismo islamico, al punto da essere diventato oggetto di violenti atti vandalici. In seguito alla distruzione dell’insegna, avvenuta lo scorso novembre − poco dopo i fatti di Parigi − la proprietaria ha dichiarato di non sapere se “qualcuno, leggendo il nome, abbia preso di istinto una pietra e l’abbia lanciata contro l’insegna, o se invece sia stato il gesto di una persona ignorante convinta che si trattasse di una libreria per terroristi.” Qualunque fosse la motivazione, Karen lancia un appello su Facebook spiegando l’origine del nome della dea egizia e invitando la popolazione e i media a chiamare i terroristi con il termine Daesh, e non Isis o Is o Stato Islamico, i quali, al contrario, non farebbero che legittimare il loro potere.
In seguito alle pressioni di molti, la libreria ha infine deciso di modificare l’insegna in modo che rimandasse inequivocabilmente alla dea, sostituendo “Isis” con “Goddess” e rinunciando quindi al nome ma non al significato di ciò che rappresenta: “ci sta molto a cuore il nome di Iside, ma non vogliamo sventolare una bandiera rossa che invogli le persone ad agire per ignoranza.”
Federica Colantoni
Federica Colantoni nasce a Milano nel 1989. Laureata in Sociologia all’Università Cattolica nel 2013, pochi mesi dopo inizia il percorso di formazione in ambito editoriale frequentando due corsi di editing. Da dicembre 2014 collabora con la rivista online Cultora della quale diventa caporedattrice. Parallelamente pubblica un articolo per il quotidiano online 2duerighe e due recensioni per la rivista bimestrale di cultura e costume La stanza di Virginia.