Il futuro del cinema è a Qingdao: 8 miliardi per la Hollywood cinese
Qingdao, circa cinquecento chilometri a nord di Shanghai, affacciata sul mare e graziata da un clima caldo quasi californiano, sulle coste di questa città a ridosso di una collina a picco sul mar Giallo si apre un cantiere enorme, il cui scopo è annunciato dalla grande scritta bianca in caratteri cinesi che troneggia sulla vetta del promontorio: “Cinema cinese”. La scritta ricorda in tutto e per tutto quella certamente più celebre di Hollywood, che si staglia su Los Angeles dal 1923 ma è addirittura più grande. Nell’area sottostante, circa cinquecento ettari di terreno, un cantiere a cielo aperto formato da un esercito di gru sta costruendo l’Oriental Movie Metropolis, un progetto che comprende uno studio cinematografico, un parco a tema, un complesso alberghiero con quattromila stanze, un centro commerciale, uno yacht club, un museo delle cere e un ospedale.
Il progetto è patrocinato da Dalian Wanda Group, una delle più grandi società immobiliari cinesi che occupa il primo posto nella classifica mondiale per numero di sale cinematografiche, con un investimento pari a 8,2 miliardi di dollari. I Wanda Studios Qingdao sono il cuore del progetto e l’apertura è prevista per il 2017, una volta terminati non ci sarà concorrenza che regge: saranno gli studi di produzione più grandi e tecnologici del mondo. L’ideatore del progetto è Wang Jianlin, 62 anni, fondatore e presidente del Wanda Group, tra gli uomini più ricchi della Cina, le sue ambizioni sono notevoli, non si limitano a immaginare un surrogato di Hollywood che riproduce prodotti ideati in America, piuttosto l’obbiettivo è creare un vero e proprio polo culturale che possa rappresentare anche una serie concorrenza. I tempi sono certamente favorevoli per questo audace sorpasso. Hollywood sta lentamente cedendo il trono, un decorso lento che inizia negli anni ’80 e prosegue fino ad oggi, un decentramento che coinvolge le location, gli studios, le fasi di post-produzione, tutti settori nei quali, le nuove tecnologie hanno rivoluzionato la concezione del lavoro non più vincolato a Los Angeles e non più condizionato dall’esclusività di Hollywood.
Wang Jianlin, il presidente visionario, ha trasformato il Wang Group da piccola società statale negli anni ’90 a una delle prime società per azioni della Cina comunista, dal 2010 la scelta di concentrarsi sull’industria culturale, diventando la più grande catena di cinema cinese fino a raggiungere il mercato americano con l’acquisizione dell’Amc, la seconda catena di cinema degli Stati Uniti. L’azienda sta adesso cavalcando l’onda del nuovo benessere della Cina che ha portato all’aumento dei cinefili e, in generale, del consumo di prodotti culturali, inoltre, considerando che la situazione del mercato del cinema americano si profila piuttosto piatta, la Cina potrebbe facilmente diventare la prima nei botteghini tra qualche anno.
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Redazione
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