Il dramma-Rai, senza Mondiali e senza Giletti…
di Gennaro Pesante, in Blog, Editoria, Media, New media, Recensioni, Televisione, del 14 Nov 2017, 14:01
La disfatta calcistica, con l’eliminazione dell’Italia dai Mondiali 2018, si allarga a macchia d’olio e colpisce anche la televisione. E la Rai in modo particolare. Niente Nazionale nel prossimo campionato vuol dire nessun pieno d’ascolti in quelle settimane. Certo, gli italiani appassionati di calcio seguiranno le partite, ma non saranno pochi quelli che faranno altro. E così gli inserzionisti e la tv di Stato perderanno un momento d’oro per fare cassa. Un momento che non si ripeterà prima di altri quattro anni almeno (se non si considerano gli Europei). Il tutto è dimostrato dai dati degli ascolti della partita Italia-Svezia: quasi 15 milioni di telespettatori per il 48,4% di share. Botti clamorosi che (quasi) solo il calcio riesce a fare.
No, non è proprio un momento felice per la Rai, anche alla luce di quanto accaduto domenica sera. Il ritorno in tv – su La7 – di Massimo Giletti è andato oltre ogni aspettativa. Quasi due milioni in prima serata e oltre l’8% di share è praticamente il doppio dell’ascolto medio della rete di Cairo in quella fascia. Un dato che per ora va preso per quello che è. Dalle mie parti (in provincia di Foggia, ndr) si dice che “la processione si vede quando si ritira”, e quindi dopo la prima puntata – quella alimentata naturalmente da clamore e curiosità – quanto pubblico Giletti riuscirà a fidelizzare? Vedremo. Di certo in Rai tutto pensavano tranne il fatto di dover (quasi) rimpiangere l’Arena, pur con tutto il suo bagaglio fatto di urla e polemiche (ma anche ascolti).
L’arrancare di Fabio Fazio poi non aiuta. Il cambio di rete, da Rai3 a Rai1, non è stata l’idea dell’anno. E a volte sfuggono davvero le logiche secondo cui la tv di Stato programma certe strategie. E come al solito sembra che a qualcuno sfugga addirittura il funzionamento dell’Auditel e le analisi che si fanno sul pubblico/campione. Non sposti un programma, che peraltro funziona, su un’altra rete immaginando che andrà bene a prescindere, perché – come si è visto – il pubblico della terza rete non è quello della prima. Puoi tentare di spostare un personaggio di rete in rete per un nuovo programma, cosa già avvenuta in passato e che ha senso, ma non è mai detto che il pubblico si sposti in automatico.
Quanto a Fazio, la “nuova” formula del programma non è proprio irresistibile. Il suo “sermone” di avvio lo è ancora meno. Certe cose lasciamole a Michele Santoro, che le sa fare. Questo tipo di programma funziona in modo direttamente proporzionale alla risonanza e alla notorietà degli ospiti. Da un certo punto di vista è il classico programma di intrattenimento “facile facile”, facile da scrivere e facile per gli ascolti. Restano due fatti però: costa tanto e non sta facendo il pieno di ascolti. Ora, sui costi la polemica è stata (inevitabilmente) infinita, quanto agli ascolti, non trattandosi di un programma con un pubblico “di nicchia” è condannato a cifre impegnative (che non sta facendo).
Come si uscirà da questa situazione di grande difficoltà, in Rai, al momento è difficile dirlo. Ed è da escludersi che cambi qualcosa nel breve periodo. Il tutto è demandato agli esiti delle elezioni politiche 2018, quando – si spera – il quadro politico sarà ridefinito e avrà la gittata di una legislatura. Quando, in altre parole, saranno rinominati (o confermati) i vertici e sarà più chiaro quale sarà effettivamente l’editore “di riferimento”.
Gennaro Pesante
Gennaro Pesante, nato a Manfredonia nel 1974. Giornalista professionista, vive a Roma dove lavora come responsabile dei canali satellitare e youtube, e come addetto stampa, presso la Camera dei deputati.