Il Codex Seraphinianus, tutti i segreti del libro più strano del mondo
Divenuto un oggetto di grande interesse a livello mondiale, il Codex Seraphinianus è un libro illustrato nel quale è racchiuso il sapere – inesistente – di un mondo unico, fantastico, in cui animali, oggetti, uomini, piante, minerali, si mescolano, vengono trasformati, distorti, dando vita a creature del tutto nuove, personaggi e oggetti – a tratti deformi – che popolano il mondo surreale nato dalla mente di Serafini. Alle immagini del codice si lega una lingua scritta in un alfabeto del tutto inventato e privo di significato.
Nel 1976, quando l’idea del Codex stava appena prendendo forma, lo stesso Serafini: “[…]Cominciai a scarabocchiare linee che s’intrecciavano e si arrotondavano in ghirigori e arabeschi. E da quei grovigli d’inchiostro lentamente distillai una calligrafia, con tanto di maiuscole e minuscole, punteggiatura e accenti. Era una scrittura che conteneva il sogno di tante altre scritture. […]”
Questa combinazione di disegni e parole diede vita ad una vera e propria enciclopedia, divisa in diverse parti ognuna con un proprio, specifico, argomento: ci sono capitoli dedicati alla botanica, alla zoologia e la mineralogia, alla moda, alla gastronomia e alla tecnologia. Arti e conoscenze legate ad un mondo che oltrepassa la dimensione della realtà sensibile, un mondo esistente in ogni essere, nel profondo del proprio subconscio, e che numerosi artisti surrealisti come Breton, Mirò, Dalì, Calvino hanno provato, nel corso della propria vita, ad esplorare e rendere concreto attraverso le proprie opere.
Luigi Serafini, in due anni di lavoro, ha tentato di riprodurre sulla carta il pensiero dell’inconscio risvegliando, attraverso immagini assurde e un vocabolario fantastico, la conoscenza appartenente ad un universo inesistente nel mondo reale. Nel Codex Seraphinianus ci sono pesci che sono occhi o viceversa, coppie che si amano e che si trasformano in coccodrilli, labirinti paradossali e città arcobaleno: un caos immaginario messo in ordine da una mente ecclettica ed eccentrica, apprezzata da grandi intellettuali come Roland Barthes e Italo Calvino; quest’ultimo, nel 1982, parlando della conclusione del Codex, disse:
“Alla fine il destino d’ogni scrittura è di cadere in polvere, e pure della mano scrivente non resta che lo scheletro. Righe e parole si staccano dalla pagina, si sbriciolano, e dai mucchietti di polvere ecco che spuntano fuori gli esserini color arcobaleno e si mettono a saltare. Il principio vitale di tutte le metamorfosi e tutti gli alfabeti riprende il suo ciclo”.
Il volume venne pubblicato per la prima volta da Franco Maria ricci, noto editore di volumi artistici, che definì Serafini un amanuense moderno, e che elevò il Codex Seraphinianus al livello di imprese e miraggi della letteratura come le “Naturalis Historia” di Plinio, il “De Rerum Natura” di Lucrezio, fino all’ “Encyclòpedie” di Diderot e d’Alembert. Tra questi pilastri della conoscenza universale, il Codex, ha guadagnato il proprio posto di diritto, essendo – probabilmente – a tutti gli effetti, l’unico volume al mondo che tenta di dare forma letteraria ad una parte ancora sconosciuta dell’essere umano: il suo subconscio.
Il libro divenne “virale” – ancor prima che il termine spopolasse tra i media – grazie ad internet e ad una versione “pirata” digitalizzata in modo amatoriale: era un pdf ottenuto scannerizzando l’edizione americana del 1983, pubblicata dalla casa editrice Abbeville Press.
Dalla sua prima pubblicazione ad oggi il Codex ha venduto circa 70mila copie in tutto il mondo. Oggi in Italia, il “pesante” volume è edito da Rizzoli che ne acquistò i diritti pubblicandolo prima nel 2006 e poi nel 2013, acquistabile per la modica cifra di 100 euro (300 nella versione delux).