I programmi populisti chiudono (finalmente) ma qui la politica non c’entra
di Gennaro Pesante, in Blog, Editoria, Media, New media, Serie tv, Televisione, del 14 Apr 2018, 10:23
Si sta facendo un gran parlare della chiusura dei programmi cosiddetti “populisti” in onda sulle reti Mediaset. E quindi del ridimensionamento dei vari Giordano, Del Debbio e Belpietro. E si cerca di far passare l’idea che il nodo di tutto questo sia politico, ossia che quei programmi sarebbero rei di aver favorito il voto populista alle ultime elezioni politiche. In senso assoluto la teoria regge, per il semplice fatto che i contenuti di quei format alimentavano certamente un elettorato potenzialmente arrabbiato e deluso dalla politica “tradizionale”. Se però si guardano gli ascolti dei programmi che sono stati chiusi ci si rende conto che quei numeri sono assai lontani dai voti espressi per Lega e M5S. Quindi la teoria non regge più. Anzi, è quasi fantascienza.
Indubbiamente i Del Debbio, i Giordano e i Belpietro hanno cercato di contrastare i governi di centrosinistra in carica con quell’automatismo urticante che è la faziosità preconcetta di larga parte del giornalismo italiano. E sarebbero stati così bravi nel farlo che avrebbero finito per abbattere non solo i partiti di governo in carica in quel momento, ma anche tutti quelli che c’erano stati prima. A molti piacerebbe che fosse così, anche perché tutto questo alimenta quel narcisismo endemico che è proprio di chi fa tv, specie di quelli che conducono i vari talk show. Ma le cose non sono andate in questo modo.
Quindi ora parliamo dei fatti. Quelli veri. E che fanno addirittura ben sperare per il futuro. Già, perché tutto questo sarebbe, molto più plausibilmente, il frutto di scelte industriali mirate al disegno di uno sviluppo del mercato televisivo che sta finalmente guardando al futuro. E che ha come obiettivo quello di attirare il pubblico di domani. In altre parole, l’obiettivo di Mediaset – ma anche della Rai – è quello di avvicinare coloro i quali oggi pagano gli abbonamenti Sky, Netflix e Amazon. È una buona notizia, in un certo senso, perché vuol dire che le reti generaliste, per sopperire all’assoluta e per certi versi scandalosa impossibilità di produrre contenuti nuovi e di qualità, presto condivideranno contenuti se non altro per consentire la contaminazione tra piattaforme. E allora, Mediaset offrirà il proprio pacchetto cinema su Sky e la Rai metterà su Amazon – ovvero PrimeVideo – le migliori fiction e i programmi per ragazzi. Per non parlare di Sky che ha già siglato l’accordo con Netflix.
In questo modo ci si avvia verso quel superamento della tv generalista che da tempo auspicano i (pochi) analisti del settore che hanno sempre guardato con preoccupazione l’arroccarsi di un sistema arrivato da tempo al capolinea. Sarà, dunque, questo colpo di coda del vecchio duopolio a scongiurare lo sgretolamento a favore della tv tematica? Sembrerebbe di sì. Certo, il potere televisivo si va concentrando nelle mani di pochi attori – come al solito – mentre ci sarebbe bisogno di una moltiplicazione “vera” di canali, e quindi di editori. Ma questa è un’altra storia di cui, si spera prima o poi, si dovrà parlare. Per ora bisognerà accontentarsi.
Gennaro Pesante
Gennaro Pesante, nato a Manfredonia nel 1974. Giornalista professionista, vive a Roma dove lavora come responsabile dei canali satellitare e youtube, e come addetto stampa, presso la Camera dei deputati.