I forzati del talk show. Politics, uno scialbo avvio (ma tanto va bene così)
Ok parliamone. Gianluca Semprini è più televisivo di Massimo Giannini, ma anche una lampada al neon lo è. “Politics” complessivamente è più brioso di “Ballarò”, ma anche il vino contiene più alcol dell’acqua minerale. La discussione su elementi scontati non ha molto senso. Ha già più senso analizzare gli ascolti: 1.280.000 telespettatori e share al 5,5% non è un exploit ma nemmeno una Caporetto. Se però si considera che “In Onda” su La7 – uno dei peggiori talk show del momento – ne ha fatti 1.164.000 e share al 4,9%, beh, forse non è andata così bene. Da aggiungere che praticamente non c’è stata nemmeno contro programmazione: Raiuno ha ridato l’ennesima replica della replica di Don Matteo (che pure è stato visto da 3.760.000 telespettatori, share 16,9%!), Raidue ha puntato sulla replica della replica di Ncis (che pure è stato visto da 1.850.000, share 7,63%), mentre Canale5 ha cercato una vittoria facile, che non ha trovato, con il concerto di Laura Pausini che si è fermato a 2.527.000 telespettatori e share al 13,5%.
Tutto questo per dire che pure in una serata dal palinsesto scialbo l’esordio del programma che doveva far dimenticare Ballarò non ha brillato. E di certo non per demerito di Semprini. Il punto è che reiterare questa sfida del martedì sera del talk show politico è davvero accanimento terapeutico. Il campione Auditel, drogato dalle sue abitudini come chiunque di noi, non fa che confermare il fatto che i numeri di chi segue quel tipo di contenuto sono ormai sempre e solo quelli. Che si tratti di Floris, Giannini, Topo Gigio o Umberto Smaila (potrebbe essere un’idea…) difficilmente avremo sorprese. E non si pensi che la presenza di Di Maio avrebbe cambiato di molto le cose. Certo, l’avvio di un programma nuovo dove un volto nuovo (per la Rai) si confronta per oltre mezzora con i direttori di Espresso e Foglio, francamente, è da temerari, ma come abbiamo visto l’abitudinarietà del campione di ascolto ha dato a Politics un risultato comunque non particolarmente scoraggiante. E meno male.
Certo, a essere cattivi, va rimarcato che l’odiato Bruno Vespa (su Raiuno) ha svettato come al solito, in seconda serata, con 1.300.000 telespettatori e lo share al 14%, mentre l’esordio di Salvo Sottile con “Mi Manda Raitre” è scivolato sotto il milione con 910mila telespettatori e share al 6,4. Insomma, una serata senza infamia e senza lode per Raitre la cui direttrice Daria Bignardi aveva messo le mani avanti affermando che gli ascolti sarebbero stati più bassi del solito. Previsione per certi versi sbagliata, ma di certo non è stato questo grande successo.
Ciò che manca non sono comunque gli ascolti. E’ chiaro che se il martedì in prima serata deve esserci a tutti i costi il talk show, così sia. D’altra parte l’attesa, da parte della politica, di spazi in cui andarsi a rispecchiare è tale per cui è praticamente impossibile per la Rai anche solo ipotizzare di proporre qualcosa di effettivamente nuovo. Rincorrere, perché ormai di questo si tratta, La7 e il suo palinsesto praticamente monotematico è davvero squalificante se si pensa che la rete di Cairo è privata, la Rai no. Al di là degli annunci di “modernismo” e “innovazione“ da parte di Campo Dall’Orto, e con tutto il rispetto per il lavoro di tutti, gli unici programmi davvero “nuovi” sul fronte dell’informazione sono quelli come Presa Diretta di Riccardo Iacona. Il talk, chiunque lo conduca, è ormai una formula che ha senso e funziona solo nei canali all-news, dove il nesso tra le chiacchiere, più o meno in libertà, e l’avvicendarsi delle notizie perlomeno è un fatto contemporaneo che quantomeno può essere di sottofondo a qualunque ora del giorno, anche se si sta dormendo.
La tv di “prima serata” – specie quella “generalista” – è altra cosa. È il momento dello svago puro o, alternativamente, dell’impegno, quello vero. Lo spazio in cui misurare contenuti e talenti. Dunque, un film in prima visione, una fiction particolarmente impegnativa, uno show costoso, e non direttori di giornali affannati alla ricerca di lettori che non troveranno mai e/o politici che non hanno altro da dire se non proclamare al Paese la loro esistenza in vita. Detto questo Semprini è bravo e Politics potrà fare meglio. Floris permettendo.
Gennaro Pesante
Gennaro Pesante, nato a Manfredonia nel 1974. Giornalista professionista, vive a Roma dove lavora come responsabile dei canali satellitare e youtube, e come addetto stampa, presso la Camera dei deputati.