Google manipola i risultati di ricerca?
Quis custodiet ipsos custodes? Avrebbero suggerito i latini.
Sì, perché secondo un rapporto inedito americano Google manipolerebbe i risultati di ricerca per promuovere i propri servizi rispetto a quelli di siti rivali, in modi che arrecano un reale danno per i consumatori.
Tutto inizia nel 2011 quando la Commissione Europea avvia l’inchiesta per abuso di posizione dominante nei confronti del gigante Google, sospettato di manipolare i risultati delle ricerche sul web. Poco prima di Natale alcuni questionari composti da cento domande sono stati inviati ai principali fruitori di internet: editori di siti, motori di ricerca, inserzionisti e agenzie di pubblicità che dovevano rispondere entro l’11 febbraio. “La vostra società ha notato cambiamenti improvvisi e significativi nella sua posizione nei motori di ricerca quali Bing, Google o Yahoo?”, chiedevano i quesiti, “Avete rilevato cali improvvisi nel numero di utenti rimandati ai vostri servizi da Google che non possono essere messi in relazione con cambiamenti del vostro sito web?”.
Le relazioni, come riporta il Guardian, raccolte dalla Federale Trade Commission (FTC) sono state accidentalmente consegnate al Wall Street Journal e mostrano come la condotta di Google si sia tramutata in un danno reale per i consumatori e per l’innovazione della ricerca e della pubblicità nei mercati online. I danneggiamenti non riguardano solamente il fruitore ma anche i concorrenti di Google come Yelp, Microsoft e il suo motore di ricerca Bing, e i siti di TripAdvisor e Expedia. Il rapporto evidenzia come il gigante di Internet abbia sottratto illegalmente dei contenuti per migliorare i propri servizi, e in un caso avrebbe addirittura copiato delle classifiche di vendita di Amazon per riusarle nelle ricerche dei propri prodotti. Inoltre vi sono degli atteggiamenti poco democratici da parte di Google, che avrebbe minacciato i loro oppositori con un declassamento dal motore di ricerca.
Il consigliere generale di Google, Kent Walter, ha risposto che i commissari non hanno trovato gli estremi necessari per concludere un’azione, perciò due anni fa hanno chiuso l’inchiesta.
Nel frattempo Bruxelles ha continuato ad indagare sulla posizione dominante di Google, dopo aver ricevuto una denuncia presentata da Microsoft.
Come riporta un saggio del gruppo di ricerca interdisciplinare Ippolita: “La cronaca ha già mostrato in più di un’occasione casi in cui l’azienda ha utilizzato i propri filtri per scopi non proprio etici: ad esempio i filtri che hanno inserito per il governo cinese, ed un filtraggio ad hoc che avevano fatto durante un processo in cui l’azienda era coinvolta. Il giorno dell’udienza per il caso American Blind, nel distretto di San José dove si teneva il processo, i risultati di Google si mostravano misteriosamente differenti da ogni altro luogo nel mondo. Per la prima volta Google veniva colto a manipolare i risultati per fini diversi da quelli del ‘miglior risultato’ di una ricerca”.
La più grande illusione per l’utente medio è che Google sia un cavaliere senza macchia e senza paura che possa trovare ogni cosa esistente in modo neutrale e senza filtri. Purtroppo non è così.
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Edoardo Ridolfi
Edoardo Ridolfi, nato a Gualdo Tadino (Pg) nel 1993. Diplomato al Liceo Scientifico; sta conseguendo la laurea triennale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia. Attualmente sta svolgendo l’iter per prendere il tesserino da giornalista pubblicista. Collabora come giornalista e fotografo con testate cartacee e online diverse.