Gli ascolti delle fiction. La parabola “generalista” da Don Matteo a Zio Gianni
Vorrei essere brutale: gli ultimi dati Censis dicono che l’89,7% degli italiani guarda la televisione tutti i giorni e che il 10% non usa altri mezzi di comunicazione. Nessuno meglio (o peggio) di noi in Europa. Vi risparmio i dati statistici sui lettori di libri e su quanti (pochi) italiani vanno a teatro. Qui parleremo solo di televisione. E ne parleremo bene, perché questa pratica di scrivere di tv per denigrarla francamente ha un po’ stancato. Visti i numeri forse bisognerebbe magnificare la potenza del mezzo e, soprattutto, cercare di indagarne i motivi di tanta attrattività. Altro che internet! La tv – o meglio, chi fa tv – ha capito che l’alleanza con la rete è utile alla tv stessa. I programmi fagocitano i social e ne fanno strumento per diversificare le scalette e ottemperare alle inevitabili esigenze di modernizzazione (presunta) cui ciclicamente bisogna pur pagare dazio. Non dimentichiamo che l’Italia arriva al digitale terrestre quando il mondo civilizzato lo ha già riposto in soffitta per il satellite. Ma non fa niente: gli italiani continuerebbero a preferire la tv anche qualora si dovesse tornare all’uso del transistor per farla funzionare.
La fiction “Don Matteo” è il paradigma della tv italiana. Se capisci come funziona “Don Matteo”, allora sei in grado di capire l’essenza stessa della tv generalista. E non è tanto per dire. Il prodotto della Lux Vide, tornato in onda su Raiuno per la decima stagione con un botto da dieci milioni di telespettatori, possiede in se tutti gli elementi che servono per propinare al pubblico il necessario per un paio d’ore di tv senza pensieri: il genere investigativo soft (qualche cadavere c’è sempre, ma mai splatter), la storia d’amore controversa (la ragazza madre con il ragazzo “testa calda”), la storia d’amore centrale (tra il Capitano e la nipote del maresciallo), al momento sembra esserci all’orizzonte pure una gravidanza inaspettata e problematica (di chi sarà il bambino della Cecchini-nipote? Dell’artista modaiolo e antipatico?), e poi c’è il prete con la sua bicicletta, le parabole raccontate un attimo prima dell’arresto del colpevole appena redento, ci sono i Carabinieri, insomma tutto quello che serve al campione Auditel perché faccia il suo dovere fino in fondo.
A proposito di Auditel, e di fiction italiana: i più attenti osservatori dei palinsesti Rai ricorderanno che la prima stagione di “Zio Gianni” (protagonista Paolo Calabresi, il mitico “Biascica” della geniale e pluripremiata serie “Boris”) era andata in onda su Raidue prendendo il posto delle comiche canadesi “Lol”, programma poco apprezzato dalla critica ma amato dal pubblico (sempre oltre i due milioni di telespettatori), a ridosso della prima serata, nel cosiddetto “access prime time”. I risultati non erano stati lusinghieri e “Lol” era tornato prepotente nel dopo-Tg2. Ora, per la seconda stagione, “Zio Gianni” è tornato nella stessa fascia d’ascolto con i suoi 9 minuti a episodi, mentre in sovraimpressione scorre la scritta “tra poco Lol” nel tentativo (diciamolo: patetico) di aiutare l’ascolto di un prodotto italiano non particolarmente brillante. Risultato: salito di poco l’ascolto di “Zio Gianni” e calato quello di “Lol”. Semplicemente geniali!
Mai dimenticare che tutto questo ha un costo. E che, anzi, da quest’anno – da luglio per la precisione – il canone Rai dovrà essere corrisposto tramite la bolletta dell’energia elettrica. Pagheremo un po’ meno, 100 euro, prima rata di 70 e poi rate da 10 fino alla fine dell’anno. E dal 2017 si pagherà in dieci “comode” rate da gennaio a ottobre. Sembra di aver acquistato un materasso, vero?! E invece questo è lo stratagemma escogitato dal governo per recuperare un po’ di evasione e rimpinguare le traballanti casse della tv di Stato. Ovviamente se non si possiede un televisore in casa bisognerà presentare un’autocertificazione all’Agenzia delle Entrate, ma cercate di essere credibili, e soprattutto rileggete l’incipit di questo articolo: mentire potrebbe costarvi caro.
Gennaro Pesante
Gennaro Pesante, nato a Manfredonia nel 1974. Giornalista professionista, vive a Roma dove lavora come responsabile dei canali satellitare e youtube, e come addetto stampa, presso la Camera dei deputati.