Ebook, l’involuzione della “rivoluzione”?
di Luca Rota, in Blog, del 28 Nov 2016, 10:00
Più passa il tempo, e più pare che la tanto annunciata e da molti temuta “rivoluzione” degli ebook, che avrebbe cancellato in breve tempo il libro di carta, non stia avvenendo. Il mercato cresce con percentuali irrisorie, i lettori sono comunque in calo e, paradossalmente, gli ereader sono più graditi dagli over 60 che dai giovani. È un altro fatto evidenziato dall’ultimo rapporto sullo stato della lettura in Italia, presentato qualche giorno fa a cura dell’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Editori (AIE): l’ennesimo d’una lunga serie che ormai nessuno più si fila: vuoi per evitare stati di depressione profondi, se si è parte del settore, vuoi perché ormai da anni estremamente monotoni – quantunque si tenti di sollecitare qualche entusiasmo con affermazioni di crescita del mercato in verità risibili (se non ridicole, come ho evidenziato qui), e vuoi perché «tanto, che cambia?»
Sia chiaro: nulla contro l’ebook – ne ho dibattuto varie volte in diversi articoli e nei più vari termini ma mai con posizione di rifiuto, anzi: nello stato di coma profondo in cui giace la lettura in Italia, ogni cosa che la possa anche un poco risollevare è graditissimo.
Tuttavia, diciamoci la verità: per un appassionato vero di lettura, leggere un libro negli attuali formati digitali è un po’ come – tanto per dire – per un appassionato di camminate in montagna andare per sentieri facendosi “regalmente” trasportare su una portantina: lo scopo lo si raggiunge comunque, il bel panorama lo si ammira e per giunta col minimo sforzo, senza dubbio, ma il piacere materiale d’averlo conseguito, quello che si riverbera direttamente nell’animo e illumina lo spirito oltre che la mente e il cuore, è prossimo a zero o quasi. Senza contare che l’ereader, al momento, soffre ancora di quella che tanti ritengono una “virtù”: l’essere un oggetto di moda, parimenti all’ebook se letto tramite tablet – a sua volta impostosi con peculiarità senza dubbio “modaiole”. Ed è inutile osservare che tutte le mode, per propria natura, si impongono, raggiungono una popolarità più o meno vasta per poi inesorabilmente svanire ed essere sostituite da altre mode (si veda qui al proposito), altri oggetti “di moda” – siano i phablet costruiti con nuovi materiali e tecnologie o che altro, in ogni caso strumenti non specificatamente deputati alla lettura d’un libro digitale ovvero con tale funzionalità in secondo o terzo piano rispetto a molte altre.
Per cui: e se pur con tutti i pregi (ribadisco) del libro digitale, la lettura fosse esercizio inevitabilmente da praticare sulla carta? Se il senso stesso del leggere, se il concetto di “libro” primigenio e universalmente accettato fosse legato a quell’oggetto fatto di carta o cartone rilegati e inchiostro e a nessun altro dacché unico e insostituibile, nemmeno nel futuro più remoto e fantascientifico?
In fondo, si può chiamare “escursionista” colui che – senza averne forzata necessità, ovvio – sale sui monti a bordo d’una portantina al pari di chi invece ci arriva sulle proprie gambe? Forse sì, ma non con pienezza di senso e di sostanza – su ciò non ci piove. E i libri di pregio sono un po’ come le più belle montagne: le ascendi leggendo e solo se ne superi le reali asperità ti gusti pienamente l’arrivo in vetta, e la visione finale che da lassù puoi ammirare. Ecco.
Sempre che, tra un po’, su tutte quelle montagne non ci arrivino altrettante scintillanti funivie che lassù scarichino improbabili turisti i quali nemmeno sappiano cosa siano, le “montagne”, e facilmente nemmeno gli interessi qualcosa, della loro primigenia, autentica bellezza… Che un metaforicamente simile destino stia attendendo il libro negli anni a venire, oppure il libro di carta continuerà ad avere solide e atletiche gambe con cui scalare le più alte vette culturali?
Ovvio che – non me ne vogliano i fan degli ebook – io mi auguro la seconda che ho scritto.