Diorama, Sergio Sozi evoca parole fatte di suoni e immagini

Un diorama è una rappresentazione in scala ridotta della realtà. E Sergio Sozi vede, sente, vive, e fa vedere, sentire e vivere ai suoi lettori, la realtà quotidiana in chiave ora onirica, ora brutalmente veritiera. Cammina su quel filo sottile e invisibile della nostra mente che separa l’ordinario dal peculiare, che ci fa essere presenti e al contempo assenti, perduti in un mondo lontano.
Ma Diorama non si può spiegare, si deve leggere e farselo raccontare dal suo autore.

diorama_cover_ebook

Sergio Sozi, Diorama, Splēn Edizioni

Com’è nato il progetto Diorama?

Diorama in realtà non è un progetto: ho soltanto pensato di raccogliere tredici dei miei tanti racconti, scegliendo quelli che potessero armonizzarsi meglio fra loro, in modo tale da costruire una sorta di spettacolo teatrale alfabetico. L’elemento visivo, appunto, spero si fonda bene con quello sonoro: parola evocativa di immagini che contengono in sé delle parole, non le eliminano. Come amo il teatro e il cinema di parola, amo la parola visuale – che poi è la parola stessa utilizzata in una certa maniera. Legga Gadda e capirà tutto.

Sevdalinka, il primo racconto, dà il tono all’intera raccolta. Inizia con un elogio all’arte, presentando la protagonista attraverso una tela dipinta. Come mai questa scelta?

Sono nato intinto nell’arte visiva come in quella letteraria: mio padre è un letterato-pittore e un mio zio era un restauratore di arte antica. A parte questo dettaglio autobiografico, l’immagine della bella Sevdalinka che suona la cetra in un quadro mi è apparsa in mente come cosa viva. Tale l’ho resa nel racconto sviluppando quella prima figura respirante ma ancora fissa: le ho dovuto solo aggiungere suono e movimento nel tempo. Cioè storia. Così lei ha cominciato a camminare sulle pagine…

In molti dei racconti si percepisce la volontà di rivendicare il proprio destino artistico. In quanto scrittore, e quindi artista della parola, si è mai dovuto riscattare?

Non ho ancora potuto pubblicare tutto quel che mi piacerebbe dare agli altri, però finora non ho neanche dovuto pubblicare ciò che non mi piaceva. Ogni mia parola resa pubblica viene ceduta, al vento o agli occhi, con determinazione e amore.

Vi è una musicista, un pubblicitario fallito, un cantante di tarantelle, e molti altri personaggi, ordinari e singolari allo stesso tempo, ognuno dei quali racconta la propria arte attraverso un diverso canale espressivo. Lei in quali altri modi si esprime?

Spiacente: sin da quando ho memoria, mi sono dato agli altri con le parole − anche cantandole − oppure fisicamente.

[…] egli era capace solo di scegliere fra il cantare per se stesso e il cantare per gli altri.” Questo è Genesio. Lei per chi scrive?

Faccio questo mestiere per chiunque ne voglia accogliere, criticare, discutere, interiorizzare i risultati finali. Unica distinzione esistente all’interno della mia produzione: narrativa per adulti o narrativa per ragazzi. Altrimento cambio genere e lavoro sulla critica letteraria. Fine.

Romano di nascita, umbro di adozione, risiede da tempo in Slovenia. Uno dei suoi racconti, Le cose cambiano, tradotto in sloveno, ha anche vinto il concorso Med-i-teran indetto dalla rivista Primorska Srečanja. Il trasferimento ha influenzato il suo modo di percepire la cultura e di produrla?

Non poi tanto. Mezzo secolo di vita passatomi sulle spalle e la paternità invece sì. Queste son le cose che cambiano un’esistenza, insieme a poche altre troppo intime per entrare in questo pur simpatico colloquio.

Insieme a Veronika Simoniti gestisce un blog italo-sloveno, La casa di carta, uno scambio letterario tra due culture. Ci spiega meglio l’obiettivo che vi siete prefissati?

In un’Europa concentrata sull’economia e i problemi d’ordine sociale, forse è giusto che ci sia anche qualcuno ad occuparsi di arte letteraria. Anche perché le basi per creare una Unione Europea vera, reale, non possono non passare attraverso le parole. Altrimenti resta solo il denaro. Pochino no? Soprattutto fra Paesi confinanti come Italia e Slovenia che hanno da recuperare decenni di chiusura reciproca, di mutismo e di pregiudizi.

Ha nuovi libri nel cassetto?

Ho diversi romanzi e altre raccolte di racconti pronti da tempo ed una serie, da poco completata, di tre racconti giallo-umoristici per tutta la famiglia ambientati qui a Lubiana. Il primo di questi, Il rovente caso Bežigrad, è disponibile sul nostro blog. Bežigrad è un quartiere della capitale slovena. Attualmente non sto scrivendo altro. Magari darò un quarto fratello a questo trittico…

Federica Colantoni

Federica Colantoni nasce a Milano nel 1989. Laureata in Sociologia all’Università Cattolica nel 2013, pochi mesi dopo inizia il percorso di formazione in ambito editoriale frequentando due corsi di editing. Da dicembre 2014 collabora con la rivista online Cultora della quale diventa caporedattrice. Parallelamente pubblica un articolo per il quotidiano online 2duerighe e due recensioni per la rivista bimestrale di cultura e costume La stanza di Virginia.