Dal Festivaletteratura: la scrittura come unica via per l’immortalità

Partecipare al Festivaletteratura di Mantova è sempre una grande opportunità.

Come è noto, si tratta di uno dei più importanti festival letterari del panorama culturale italiano. Offre, dunque, la possibilità di conoscere dal vivo autori, ascoltare grandi personalità culturali, sentirsi raccontare storie (sia da bambini che da adulti). In più, recarsi a Mantova nei giorni del Festival – giunto ormai alla diciannovesima edizione – significa anche respirare un’atmosfera giovane e creativa, vogliosa di mettersi in gioco e collaborare per un successo culturale.

Mantova significa, come è proprio di ogni evento culturale, anche ricevere spunti di riflessione.

Uno dei molti che si potrebbero citare invita a confrontarsi su un qualcosa ormai quasi scontata: la scrittura. Il tema è stato affrontato dall’archeologo Giorgio Buccellati, professore emerito presso la University of California di Los Angeles, e Clelia Mora, docente di Storia del Vicino Oriente antico all’Università di Pavia, nell’incontro “All’alba della scrittura” di sabato 12 settembre.

Dalle elementari (esclusi i bambini prodigio) ognuno di noi riceve le basi del nostro sapere, ovvero impara a leggere e fare i conti. Perché esista un testo da leggere, prima di tutto, è necessario che sia stato scritto. Ed ecco che il focus dell’incontro emerge con chiarezza. La scrittura, come sottolinea la dottoressa Mora, è una delle più importanti invenzioni della storia dell’umanità, carica di conseguenze sociali, culturali e umane.

Se da un lato l’incontro ha permesso di prendere consapevolezza delle dinamiche di causa-effetto rispetto agli albori dello scrivere, d’altra parte è possibile portare avanti la riflessione riguardo ad un nuovo modo di intendere la scrittura oggi, ovvero nella forma digitale.

È noto che i primi tentativi di “scrivere” si collochino circa nel 3000 a.C. in Mesopotamia: dalla primordiale rappresentazione di oggetti si è giunti poi alla realizzazione grafica di concetti. Il professor Buccellati ha insistito proprio sul valore profondo di questa innovazione: incominciare a scrivere significa raffinare la capacità astratta dell’uomo e, al contempo, sottrarre la comunicazione dal suo carattere effimero. Forse scrivere ha permesso, tra le molte conseguenze, di dare all’uomo l’illusione della tanto desiderata immortalità.Solo attraverso la scrittura possiamo avere notizia di uomini che ci hanno preceduto e scoprire in cosa si sono distinti. E, come i classici insegnano, se si ha memoria di qualcuno, se ne protrae l’esistenza. Inoltre la rivoluzione ha determinato una frammentazione della realtà (il che la rende anche controllabile) e una funzionalizzazione degli esseri umani, la cui estremizzazione è evidentemente la schiavitù antica. Le conclusioni a cui è giunto il professore possono essere riassunte in poche parole: la scrittura ha aumentato l’efficienza del sistema politico e sociale, commettendo nel tempo il rischio di imbattersi, per estremo, nella perdita della dimensione umana, propria del digitale.

Adottare una visione apocalittica, come insegnano le considerazioni di W. Ong in Oralità e scrittura, non è uno sguardo apprezzabile. Forse non è vero che i computer siano solo disumanizzanti, forse non è vero che la scrittura sia solo positiva nei suoi effetti. Per esempio, Platone nel Fedro, opera fondamentale per il pensiero occidentale, si scaglia sorprendentemente contro la scrittura. Perché mai? Perché, sostiene il filosofo, avrebbe impigrito la memoria dell’uomo, impoverendone così lo spessore intellettuale.

Uscendo dall’incontro alcuni sguardi paiono distratti dalla bellezza del luogo, un elegante conservatorio in centro città. Altri sembrano perplessi (e un po’ stanchi) dalla densità intellettuale della conferenza. Ma, non sono stati pochi coloro che, con volto concentrato, sicuramente hanno riflettuto sulla complessità di ogni invenzione umana e sul carattere fondamentale di un qualcosa che ormai si da per scontato, cioè scrivere. Come sarebbe un mondo senza scrittura? La domanda potrebbe far sorridere perché sembra impossibile. Il professor Buccellati ha però insistito sulla perdita progressiva (ognuno ne può fare esperienza) della grafia a mano, dell’aspetto tattile dello scrivere. Siamo nel mezzo di una (altra) rivoluzione: averne consapevolezza non potrà che essere il primo passo per affrontarne ogni effetto.

Anche un incontro che poteva sembrare “solo” archeologico ha portato all’opportunità di riflettere sulla piena attualità. Ve lo abbiamo detto: recarsi a Mantova non può che essere arricchente. Visitare per credere.

Martina Dal Cengio

Redazione

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