Con Symmetry al CERN si fondono arte e scienza
L’universo è fatto di particelle danzanti. La vita è figlia dell’universo. La vita è fatta di particelle danzanti. Un movimento in cui scienza e arte orbitano, si attraggono e si fondono in Symmetry, film-opera che usa danza e canto per indagare sull’esistenza umana e sulla natura filosofica della fisica.
“Una piccolissima, personale, storia quantica che cambia il mondo” secondo il regista, l’olandese Ruben van Leer, che ha raccontato a The Creators Project: “Non volevo fare un documentario sulla la fisica moderna mainterpretare il complesso materiale che questa istituzione presenta. Inoltre, per me un’opera deve dare spazio al pubblico di creare una propria storia, con la propria immaginazione, e fare un viaggio introspettivo”. Per questo non si poteva che partire dal luogo in cui si studia l’origine dell’universo, il Large Hadron Collider del CERN.
Lukas è uno scienziato che sta lavorando alla teoria del tutto quando una voce lo catapulta in un’altra dimensione, indietro nel tempo fin dove il tempo non esiste più, dove tutto è simmetrico e l’amore è eterno come l’attimo prima del big bang. Il ballerino Lukas Timulak ha interpretato il protagonista e curato le coreografie, mentre la voce è quella del soprano Claron McFadden. La colonna sonora è di Henry Vega e Joep Franssens, esponente della Nuova Spiritualità musicale olandese.
Van Leer voleva unire passato, le arti primitive del canto e del ballo, e futuro, la scienza, con un film sulle diverse nozioni di tempo, sentire umano e concezione scientifica. “Forse il tempo è solo un ricordo” ha detto, “e le storie regolano l’orologio mentale”.
Presentato all’EYE Film Institute di Amsterdam durante il Cinedans festival, Symmetry esprime già dal trailer un carattere dualista. Gli interni del CERN, con suoi tunnel e quell’acceleratore che sembra quasi un’astronave, e gli esterni girati sulla Salar de Uyuni, la più grande distesa salina della Bolivia. Le profondità in cui sono scavati quei laboratori e le vette boliviane. “Arte e scienza sono mondi simili, fatti di incertezza e infinite vie di esplorazione” ha detto van Leer. “Ma anche molto diversi. Gli scienziati propongono teorie con grande sicurezza, ma se scoprono che la loro tesi è errata sono i primi ad ammetterlo. Gli artisti no. Abbiamo un grande ego che ci serve per creare ed esprimerci”.
L’arte digitale ha fatto il resto. Il fisico Frederik VanHoutte ha creato un tool per tradurre i dati sulle collisioni in rappresentazioni 3D, Tom Geraedts ha reso digitale il protagonista. L’art studio tedesco OnFormative ha usato sei Kinect camera per creare immagini 3D dei ballerini. Per vedere il making of c’è Symmetry Unravelled, documentario sulla produzione del film con la regia di Juliette Stevens e la partecipazione dei fisici Robbert Dijkgraaf, Michael Doser e John Ellis.
Valeria Giuffrida
Valeria Giuffrida, nata a Catania. Ha studiato Lingue e Comunicazione. Blogger, appassionata di narrazione e mescolanza tra linguaggi comunicativi, ha frequentato diversi corsi nel settore del teatro, del cinema, della radio, della scrittura creativa. Ha collaborato per due anni con Step1 magazine, occupandosi di cultura, cronaca, interviste, video inchieste. Insieme ad un gruppo di studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, ha fondato Smanews, progetto radiovisivo di informazione e satira.