Con Facebook at Work l’ufficio è social. Spariranno le email?
Parte il test di Facebook at Work, una nuova app per iOS e Android che renderà social l’ambiente di lavoro. Al momento disponibile solo per le aziende che partecipano alla sperimentazione, l’applicazione ricorderà nell’aspetto e in molte sue funzioni Facebook come già lo conosciamo. Ci saranno quindi il news feed, gli eventi, i messaggi e la creazione di gruppi, tutto senza pubblicità.
I vantaggi di questo nuovo prodotto dell’azienda di Zuckerberg saranno innanzitutto la protezione dati: assenza di pubblicità significa anche nessun sistema di tracciamento delle attività degli utenti, inoltre le informazioni restano all’interno dell’azienda, proteggendo così la vita professionale da quella privata e viceversa. Altro vantaggio, dovrebbe diminuire il cosiddetto “assenteismo virtuale”, ossia perdere tempo a lavoro per controllare gli ultimi post sui social network. Il tempo verrebbe anche risparmiato da un sistema di condivisione più diretto e veloce, eliminando definitivamente l’uso delle email.
Facebook non è la prima società a provare questo nuovo tipo di comunicazione interna . Già dal 2011 la Atos ha creato una propria piattaforma, la blueKiwi, portando avanti un’iniziativa chiamata Zero Email. Secondo le ricerche svolte dall’azienda, le email rallentano il lavoro che si perde tra risposte, ricerca tra migliaia di messaggi e il rimbalzare da un collega all’altro. In una comunità, invece, le informazioni sono usufruibili da tutti e, con la creazione di gruppi di chat, anche immediate. Come la Atos, anche Microsoft, IBM e molte altre hanno creato le proprie piattaforme.
Sembrerebbe che l’email sia quindi destinata ad estinguersi. Eppure un’indagine condotta da Pew Research sui lavoratori americani, mostra che per il 61% resta uno strumento imprescindibile, più del cellulare (24%), e dei social network che si fermano al 4%. Pare che il numero di account sia destinato a crescere di un miliardo in tre anni. Le aziende continuano a lamentare che è poco affidabile, facilmente preda di hacker. Per salvare il futuro delle email, dicono gli esperti informatici, è bene renderle sicure, non solo da parte dei gestori che forniscono il servizio ma anche da parte degli utenti che spesso utilizzano password facilmente decodificabili. L’email, in un modo o nell’altro, è destinata a mutare per non soccombere. Una sorta di teoria dell’evoluzione applicata alla tecnologia. Come sostiene Jacob Morgan – collaboratore di Forbes – nel suo video Is email going to die?: “Ad oggi è l’unico mezzo di identificazione personale pubblica (oltre al numero di telefono) e resta essenziale per la comunicazione al di fuori delle aziende. Non credo che spariranno del tutto ma penso che debbano necessariamente evolversi, soprattutto con la diffusione di nuove piattaforme collaborative”.
Valeria Giuffrida
Valeria Giuffrida, nata a Catania. Ha studiato Lingue e Comunicazione. Blogger, appassionata di narrazione e mescolanza tra linguaggi comunicativi, ha frequentato diversi corsi nel settore del teatro, del cinema, della radio, della scrittura creativa. Ha collaborato per due anni con Step1 magazine, occupandosi di cultura, cronaca, interviste, video inchieste. Insieme ad un gruppo di studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, ha fondato Smanews, progetto radiovisivo di informazione e satira.