Come diventare David Foster Wallace: la svolta di Jason Segel
È l’argomento più popolare di questa estate, almeno in America e negli ambienti letterari: un film su David Foster Wallace interpretato da Jason Segel, protagonista della serie tv How I Met Your Mother e di alcuni film ascrivibili al genere “comico demenziale”. Molti hanno gridato allo scandalo, giurato di non vederlo mai, per nessun motivo. Eppure chi l’ha già visto dice che è un ottimo film, con la stoffa per diventare un cult, tanto da meritarsi un 93% su Rotten Tomatoes.
The End of the Tour nasce da un libro, Come Diventare Se Stessi, la vera cronaca dei cinque giorni passati dal giornalista David Lipsky in compagnia di Wallace, al fine di tracciarne un profilo da pubblicare sulla rivista Rolling Stone. Era il 1996 e lo scrittore era in tour per promuovere il suo capolavoro da più di mille pagine Infinite Jest. Dodici anni dopo, sentendo la notizia del suo suicidio, Lipsky ricorda quel viaggio.
Presentato al Sundance Film Festival, in cui il regista James Ponsoldt è stato già presente con le sue opere precedenti, The End of the Tour è un road movie che attraverso l’America degli aeroporti, delle stanze d’albergo e dei café, racconta con stile asciutto il confronto tra due uomini. Da questa lunga intervista emerge un ritratto intimista di Wallace, l’uomo dietro l’immagine da rockstar letteraria, la normalità di un autore straordinario e il male di vivere la quotidianità, quello che tanto è più radicato, tanto è più difficile da vedere.
Molto apprezzate le performance degli attori, sia di Jesse Eisemberg nei panni di Lipsky che di Segel, su cui si vocifera di una possibile candidatura ai prossimi premi Oscar. Un cambiamento radicale per l’attore comico: “Era uno di quei momenti in cui le cose volgono al termine” ha dichiarato, “Mi sono detto che avevo bisogno di qualcosa di diverso. Ed è arrivata questa sceneggiatura“. In particolare, racconta ancora Segel, è stata una battuta del film a convincerlo a interpretare Wallace: “Ho deciso quando ho letto‘Ho trentaquattro anni ma devo affrontare l’essere solo in una stanza con un pezzo di carta‘. Io avevo la stessa età e scrivo. Ho pensato che è proprio così“. Ma ha sentito ugualmente la paura di affrontare un ruolo così diverso da quelli interpretati fin ora: “Ero spaventato dalla possibilità che il pubblico mi rifiutasse, anche se avessi fatto un buon lavoro“. Fondamentale è stato il sostegno del regista: “James mi ha detto che quando recito, anche nelle commedie, c’è un velo di tristezza nei miei occhi. Avere qualcuno che ammiro, che ha la mia età e mi dice che posso farcela, significa molto per me. Mi ha cambiato la vita e la percezione di me stesso“.
Valeria Giuffrida
Valeria Giuffrida, nata a Catania. Ha studiato Lingue e Comunicazione. Blogger, appassionata di narrazione e mescolanza tra linguaggi comunicativi, ha frequentato diversi corsi nel settore del teatro, del cinema, della radio, della scrittura creativa. Ha collaborato per due anni con Step1 magazine, occupandosi di cultura, cronaca, interviste, video inchieste. Insieme ad un gruppo di studenti del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, ha fondato Smanews, progetto radiovisivo di informazione e satira.