Blocco dello scrittore? Ecco Flowstate, l’app che se non scrivi ti cancella il testo
È capitato a tutti – persino a Stephen King – di imbattersi nel famigerato blocco dello scrittore. C’è chi stila elenchi di consigli per scacciare questo demone o chi si limita ad affermare che tutto ciò deriva da una inguaribile paura di essere giudicati. C’è anche chi riesce a considerare la sindrome da pagina bianca non solo un naturale momento di vuoto del percorso letterario, ma un utile ostacolo per scuotere la nostra creatività. E se esistesse uno strumento efficace e immediato in grado di risvegliare l’immaginazione? La risposta è Flowstate, un’app di scrittura – per ora disponibile solo per iOS – progettata per ridurre al minimo le distrazioni e sbloccare il flusso di parole che vive in noi. Il design è molto semplice: uno schermo intero, un carattere da selezionare e un conto alla rovescia, il tempo giusto per allontanarci dalla realtà e concentrarci sui nostri pensieri. CalebSlain, uno dei creatori, consiglia di selezionare almeno quindici minuti. Il tutto suona come una piacevole esperienza, fino a quando non decideremo di abbandonare il gioco per prendere visione delle ultime mail o per controllare le notifiche su Facebook. Solo cinque minuti di inattività e la prosa svanirà in dissolvenza sotto i nostri occhi fino a scomparire.
Certo, l’idea è in sé diabolica e geniale, ma ha buone basi scientifiche e non. Il termine flow, infatti, riflette una specifica teoria introdotta da Mihály Csíkszentmihályi negli anni ’70 nell’ambito della psicologia e poi confluita in altre discipline, quali lo sport e la musica: traducibile con “flusso” o “esperienza ottimale” è precisamente quello stato di coscienza in cui il soggetto è completamente immerso in una attività, e tutto il resto sembra non avere importanza. Rilevante, durante questa “trance produttiva”, è la capacità del soggetto di annullare ogni fattore distraente. In una recente intervista, Caleb Slain, insieme al collega Blaine Cronn, ha confessato che l’idea di Flowstate è nata proprio da questi studi: l’obiettivo era quello di creare una dimensione in cui raggiungere a pieno lo “stato di flusso” nella convinzione che la nostra mente riesca ad eccellere sotto pressione. «Dopo un certo periodo di tempo», riporta il sito The Verge, «questa modalità di concentrazione si avvia in maniera automatica, e ti ritroverai a scrivere senza nemmeno rendertene conto. È come se fosse una droga che comincia a fare effetto dopo quindici minuti». La novità non riguarda solo artisti o scrittori alla ricerca di un “rubinetto creativo”. Tutti possono decidere di schiacciare il pulsante di avvio e ricreare nel breve lasso temporale un intimo spazio per ascoltarsi. Ma l’applicazione non si presenta come un semplice strumento terapeutico. Flowstate è piuttosto una scommessa con noi stessi: sconfiggere la paura di scoprire cosa siamo davvero in grado di fare. Certo, il software suscita in noi un terrore costante, ma più i secondi passano, più ci si sente sollevati. C’è qualcosa di stranamente rilassante nel creare solo per amore della scrittura: mettere da parte le regole, le scadenze e l’ossessiva attenzione con cui solitamente scegliamo parole o costruiamo frasi. E forse la chiave per risvegliare l’ispirazione risiede proprio qui. Tornare per qualche minuto ingenui, forse folli, e ascoltare unicamente il nostro flusso, e non quello del mondo.
Beatrice Cristalli
Beatrice Cristalli nasce nel 1992 a Piacenza. Laureata in Lettere con una tesi in Critica leopardiana presso l’Università degli Studi di Milano, prosegue la carriera accademica frequentando il biennio specialistico. Il suo blog è stato inserito nello Spotlight “scrittori” sul portale Tumblr. Attualmente è impegnata in un progetto accademico del Seminario di Filosofia della Letteratura presso l’Università degli Studi di Milano. Scrive per Cultora da gennaio 2016.