Amélie Lundhal e i ritratti bretoni
Continua il viaggio nella pittura finlandese con La giardiniera un dipinto molto particolareggiato, anzi lo si potrebbe definire un ritratto fotografico con protagonista una giovane donna impegnata nei lavori di giardinaggio. L’opera dipinta da Amélie Lundhal attorno al 1885, con molta probabilità rientra nella serie di ritratti bretoni che l’artista realizzò durante in suoi frequenti soggiorni nella Bretagna francese dove, oltre alla comunità di pittori presenti, ebbe modo di conoscere la gente del posto.
Nella tela la protagonista è una giovane in abiti bretoni. La ragazza indossa una camicia bianca dal taglio semplice, lineare, spoglia di qualsiasi fronzolo decorativo. Il capo è coperto con una tipica cuffietta bretone che incornicia un volto caratterizzato da tratti fini e dolci. Dalla stoffa bianca del copricapo noto come coiffe bigoudène, il lungo copricapo in pizzo che può raggiungere i 30 centimetri di altezza- si intravedono scuri capelli raccolti in modo ordinato. Le sopracciglia, anch’esse marroni scure, delineano la forma della fronte liscia della ragazza, ed esaltano quella degli occhi dolci e sinceri. Le forme del corpo della ragazza sono esaltate da un corpetto nero legato in vita, che fascia il busto e lascia immaginare il seno giovane e florido sotto la camicia. La parte bassa della veste non la si vede in quanto è nascosta agli occhi di chi guarda da un ampio grembiule azzurro munito di due tasche. Una è ben visibile e da essa emerge un fazzoletto bianco. L’altra, invece, è nascosta dalla mano sinistra della ragazza, sospesa e ritratta mentre regge un grande innaffiatoio di certo utilizzato dalla giovane per dare da bere alla piante che intravediamo attorno a lei. Nella figura c’è un gioco di rimandi cromatici che tornano. Per esempio il bianco lo si trova nella cuffia, nella camicia e nel fazzoletto nella tasca del grembiule. I capelli, le sopracciglia scure e gli occhi si ricollegano al vestito nero e all’innaffiatoio.
L’immagine è illuminata da una luce fresca, estiva che rende tutto brillante e luminoso. Lo stile pittorico dalla Lundahl è compatto, fatto da pennellate corpose che definiscono con precisione il senso di volume del corpo della giovane bretone. Il volto è dolce, sereno e il suo sguardo osserva direttamente l’osservatore esterno alla tela, infondendo un senso di pace e armonia.
La pittrice ha costruito attorno alla protagonista di questo olio su tela un ambiente dove spiccano piante di diverso tipo. Ci sono piantine fiorite, dietro si intravede una rampicante d’edera e anche un’altra pianta le cui foglie lunghe e ritte mi hanno fatto pensare all’aloe. Dietro i vasi si intravede un pezzo di parete color ocra e due finestre con i vetri a piombo dove si scorge la luce del giorno.
AmélieLundahl nacque a Oulu (Finlandia) nel maggio del 1850 e studiò disegno e pittura presso l’Accademia di Belle arti di Helsinki nel biennio 1870–1872 e 1874–1876. Nello stesso tempo (1872–1873) frequentò la Scuola di scultura di Stoccolma. Il suo impegno le permise di ottenere una borsa di studio per continuare i suoi studi, dal 1877 al 1881, nell’Académie Julian di Parigi, dove fu allieva di Tony Robert-Fleury e di Gustave Courtois. Nel 1870 fece un primo viaggio in Bretagna, cui seguirono numerosi soggiorni a Douarnenez e a Concarneau. Qui entrò in contatto con la “colonia” di artisti che il pittore Alfred Guillou aveva fondato e vi si recò spesso per lunghi periodi già dal 1870. Iniziò allora a dipingere paesaggi e ritratti. Fra il 1878 e il 1885 si recò anche a Pont-Aven.Questi soggiorni, l’ambiente bretone ed il contatto con gli artisti che frequentavano quei luoghi le fecero provare il piacere della pittura en plein air. Decise allora di trasferirsi per qualche tempo in Bretagna, sino al 1888, dove realizzò quei ritratti di contadine bretoni per i quali ella è ben conosciuta.Tornata in Finlandia nel 1889 la L. rimase qualche tempo nella “Colonia d’Önningeby”, fondata da Victor Westerholm nell’arcipelago delle isole Åland, poi tornò ad Helsinki. Amelie morì in un sanatorio di Helsinki a 64 anni, nel 1914, si dice di leucemia.